Intervista a Gianfranco Raimondo, direttore artistico dell’Ypsigrock Festival

[intervista] Gianfranco Raimondo, direttore artistico dell’Ypsigrock Festival

(Tratto da deerwaves.com)

Giunto alla sua 18esima edizione, l’Ypsigrock Festival di Castelbuono (PA) conferma una crescita senza pari in Italia, di anno in anno. La cura dell’offerta artistica, e la fortuna di poter offrire un contesto unico al mondo come la Sicilia, rendono l’Ypsigrock un evento speciale, un evento al quale mancare vuol dire fondamentalmente perdersi qualcosa di più di un semplice festival: un’esperienza unica, ogni anno più nuova, ogni anno migliore.

Dalla sua nascita (7.01.12), Deer Waves ha sùbito stretto con piacere la mediapartnership con il festival siciliano, e quest’anno – a meno di un mese dall’inizio del festival – abbiamo deciso di intervistare Gianfranco Raimondo, il direttore artistico di Ypsigrock Festival (insieme con Vincenzo Barreca), per entrare più a fondo nelle dinamiche che coinvolgono la rassegna, cercando anche di capire quali sono le difficoltà, i momenti difficili, le soddisfazioni e le speranze riguardo ciò che riguarda i festival musicali in Italia.

Godetevela, perché c’è da imparare, e da scoprire.

 

 

 

DW: Ciao Gianfranco, allora, siete pronti per questa 18esima edizione dell’Ypsigrock Festival?

Y: Siamo giunti a metà della scalata degli ottomila e adesso siamo pronti al lavoro duro fatto per i veri Sherpa.

DW: Sta andando tutto liscio?

Y: Se andasse tutto liscio ci sarebbero troppe ragioni per annoiarsi e pensare di fare altro, tipo un barbecue a Ferragosto.

DW: Com’è nato Ypsigrock?

Y: Si deve al connubio tra una radio e i live sparsi in giro per l’ Italia. Negli anni novanta stavamo vivendo un’incredibile stagione musicale, e gli artisti compatrioti non erano da meno, per cui era insopportabile per noi tenerci fisicamente fuori da tutto ciò.

DW: Qual è stata l’edizione più complicata, quella che vi ha creato più problemi, e perché?

Y: Può sembrare abbastanza ovvio ma è sempre l’ultima la più ostica: ogni edizione, difatti, rispetto alla precedente ha un notevole ampliamento di servizi connessi all’aspetto artistico o all’ospitalità, solo per citarne alcuni, per cui bisogna attrezzarsi alla nuova e maggiore complessità. Tuttavia, moralmente, la prima edizione conserva tratti epici dovuti all’assoluta sfiducia riscossa tra le mure amiche per niente disponibili a La Crus (headliner della primissima edizione, ndr.) & soci.

 

DW: Siete partiti nel ’97 ospitando quasi solo band siciliane, poi per le prime edizioni vi siete concentrati sulle band italiane. Era già in voi il desiderio di organizzare quello che è il festival italiano più europeo?

Y: Oddio no, oppure sì se considerassimo adesso Cesare Malfatti dei La Crus mezzo siciliano acquisito. In realtà agli inizi non ci eravamo posti alcun obiettivo specifico se non quello della sopravvivenza, non davamo neanche peso ai festival europei poiché l’unico modello di riferimento, per alcune singolarità come gli spazi e le location non dissimili da Castelbuono, era sì Arezzo Wave che del resto aveva molte intuizioni di respiro internazionale.

DW: Perché lo fate?

Y: Per dare un senso a Marco Masini e allontanare il più possibile mezza tonnellata di luoghi comuni.

DW: Ecco appunto, proviamo a smontare subito un luogo comune (che vanno molto di moda ultimamente), ossia quello per il quale quando provi a fare qualcosa in Sicilia allora devi scendere a patti con la mafia.

Y: La mafia è una brutta bestia pronta a sfruttare le economie altrui per farle proprie. Fortunatamente la Sicilia di oggi non è quella di un tempo e molte zone di essa hanno eroso terreno alla bestia. Niente patti, solo guerra.

DW: Qual è il ruolo delle istituzioni rispetto al festival? Ci sono aiuti da parte della regione Sicilia o chi per essa?

Y: L’unico supporto, piccolo ma pregiatissimo soprattutto con la crisi e i tagli, ci viene dato dal Comune di Castelbuono che ora come allora è stato lungimirante a credere nel progetto, mentre la Regione Sicilia in tempi di sua opulenza ha investito molto su sagre di rape e meeting internazionali sul Kamchatka assicurando a noi tutti enormi flussi turistici. Adesso sappiamo tutti com’è andata. Comunque, a prescindere dal lato economico, alcuni delicati aspetti aspetti organizzativi devono essere sempre concertati con le istituzioni locali e non ed è necessario che ci siano amministratori attenti e preparati per evitare spiacevoli conseguenze, non ultima la vicenda di Alpette nella quale, per quanto si è potuto capire, sono accaduti non pochi disastri.

DW: Il festival all’estero che vi fa da modello?

Y: Un frullato tra l’ATP e il SXSW con un pizzico di End of the Road.

DW: Come giudicate la situazione dei festival in Italia? C’è ancora troppa differenza con i festival esteri?

Y: Dipende a quale tipologia di festival ci stiamo riferendo, ancora è troppo presto per poter pensare alle più grosse produzioni in termini di ricchezza sterminata del cartellone artistico o presenza di pubblico mentre il taglio di medie dimensioni sta crescendo bene e con ottimi spunti qualitativi ma anche la scena elettronica sta offrendo davvero egregi esempi di festival fatti molto bene in Italia.

 

DW: Quanto è difficile organizzare un festival? Quali sono gli aspetti più difficili?

Y: Organizzare un festival è come costruire un’intera città da zero a tre settimane, e l’aspetto più complicato è la resa sinfonica dei mille processi portati a termine.

DW: In cosa credete di poter migliorare ancora?

Y: Un festival non finisce mai di migliorare e ciò sotto ogni profilo per cui finché i sogni saranno lucidi diremo sempre ragazzi, qui manca qualcosa.

DW: Analizziamo ora un altro aspetto, quanta importanza ha la comunicazione per un evento musicale come il vostro? Può questo aspetto arrivare ad essere più importante di quella che è l’offerta artistica stessa?

Y: La comunicazione gioca il ruolo principale ma non può prescindere dai contenuti artistici, rappresenta le gomme di una Ferrari Testarossa senza le quali starebbe bellissima piantata fissa sull’asfalto.

DW: Come avviene il processo di scelta degli artisti? Chi sceglie, come si sceglie?

Y: I fattori sono davvero tanti e complessi ma lo spunto iniziale sono i gusti musicali per cui ci troviamo a discutere come se ci trovassimo in un negozio di dischi ben frequentato da ottima gente tipo gli Ypsini.

 

DW: Dai Blonde Redhead agli Afterhours, dai Motorpsycho agli Alt-J, da Apparat ai TNP, fino ad arrivare a Moderat e Belle & Sebastian – e potrei continuare a lungo -qual è l’artista di cui siete più orgogliosi?

Y: Bella domanda tosta, abbiamo una regola la Ypsi Once secondo la quale non c’è un bis per lo stesso artista ad Ypsi quindi ogni esibizione davvero è destinata a rimanere unica nella mente e nel cuore, allora è naturale sentirsi coma Cornelia, la madre dei Gracchi, considerandoli tutti dei gioielli per le emozioni regalateci.

DW: L’artista che sognate di portare in Sicilia?

Y: Se proprio si tratta di sognare allora diamo spazio ad un cappello e ad una voce rauca.

DW: Di cosa vi occupate durante il resto dell’anno? Organizzate eventi  in Sicilia anche durante l’inverno?

Y: Principalmente di campi di grano, aule di giustizia e molte altre amenità. Finora raramente e in maniera del tutto episodica abbiamo organizzato qualcosa al di fuori del festival, preferiamo tornare a fare gli spettatori.

DW: Da buoni siciliani quale siete, credo che il vostro rapporto con la terra in cui vivete sia sacro. Quanto la Sicilia, per ciò che esprime culturalmente, turisticamente e tradizionalmente rappresenta un valore aggiunto per l’Ypsi?

Y: Ypsigrock nasce dal cuore, dall’amore per la pietra e per il Castello, tutti elementi fortemente radicati nel territorio. La parte migliore della Sicilia ci ha dato tanto, speriamo averla ricambiata altrettanto degnamente.

DW: Sono un ragazzo medio italiano, perché dovrei preferire l’Ypsigrock ad altre manifestazioni musicali italiane?

Y: Per spingere ancora più lontano quella mezza tonnellata di luoghi comuni, ma non è il caso di parlare in termini di preferenze piuttosto è un bene apprezzarle e viverle tutte perché è più importante per noi che il pubblico acquisisca una maggiore consapevolezza e, perché no, orgoglio di ciò che sta accadendo in Italia. Al riguardo, inoltre, sarebbe più utile per la causa abbandonare più velocemente quei cenni o residui di clima medioevale belligerante tra città stato con la tendenza di tutti a pensare che intorno, prima o dopo il proprio festival ci sia il deserto.

 

Ecco la line-up completa della 18esima edizione dell’Ypsigrock Festival:

8 Agosto

ARCHIE BRONSON OUTFIT | FANFARLO | ANNA CALVI | HYSTERICAL SUBLIME | UZEDA | BO NINGEN

9 Agosto

FOREST SWORDS | SOHN | MODERAT | PLOT | THE ARTIFICIAL HARBOR | M+A | SAMARIS

10 Agosto

MONEY | SUN KIL MOON | KURT VILE AND THE VIOLATORS | WILD BEASTS | BELLE AND SEBASTIAN

Non ci resta che aspettare, il giorno si avvicina, e i presupposti per un gran festival ci sono tutti, tra un cannolo e un arancino e, perché no, un bel po’ di mare.

Qui tutte le info per l’acquisto di biglietti ed abbonamenti, e sul come arrivare a Castebuono, e qui il nostro contest per vincere abbonamenti gratuiti.

Ci vediamo in Sicilia amici.

 

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