Lettera aperta al Sindaco di Castelbuono dal segretario del PD Di Donato

Caro Sindaco,

 

dopo i primi 150 giorni di amministrazione e alla luce di quanto fatto dalla sua maggioranza, una domanda sorge spontanea: ma qual è il suo progetto di sviluppo per Castelbuono?

 

Glielo chiedo perché in questi  5 mesi di governo la sua amministrazione, più che sviluppare la Nostra Comunità  non ha fatto altro che cercare di cancellare quanto di buono si diceva, in giro per il mondo, di Castelbuono.

 

Cito a memoria:

 

  • Ripristino dei cassonetti con conseguente azzeramento della Strategia Rifiuti Zero;
  • Divieto di conferire i rifiuti, nella loro componente organica, presso l’Isola Ecologica di Piano Marchese;
  • Ripristino del doppio senso di marcia “sopra il ponte”;
  • Assoluto immobilismo delle Istituzioni Culturali o, addirittura, inesistenza delle stesse ove si è verificata la vacanza del Consiglio di Amministrazione (vedi Centro Polis e Museo Minà Palumbo);
  • “Cultura” relegata a fanalino di coda della sua azione di governo;
  • Ordinanza sugli orari di chiusura dei pubblici esercizi.

 

Vede, Sindaco, tutti questi provvedimenti messi insieme stanno riportando Castelbuono indietro di venti anni.  Il nostro paese è considerato la perla delle Madonie. Di Castelbuono si parla in tutto il mondo. I turisti vengono da ogni parte per visitarlo, tanto è vero che negli ultimi anni sono nati ben 3 alberghi in paese e un numero considerevole di Bed & Breakfast.

 

Un paese pulito, dove la Strategia Rifiuti Zero marciava speditamente, la raccolta differenziata aveva raggiunto livelli ottimi, e i nostri concittadini (data la mancanza dei cassonetti), avevano ormai imparato a differenziare i rifiuti. Oltretutto lei, in consiglio comunale, ha dichiarato di volere essere un sindaco verde, ecologico e pulito. Tuttavia mi sfugge come si possa essere verdi, ecologici e puliti ripristinando i cassonetti. Il risultato di questa operazione è stato il ritorno all’accumulo delle buste dei rifiuti in varie parti del paese.

 

Castelbuono, da paese visto come esempio per la gestione dei rifiuti, sta diventando un paese in emergenza rifiuti (sono parole Sue e della Sua amministrazione); tutto ciò  ha di fatto bloccato la strategia Rifiuti Zero che oggi è, da tutti, considerata l’unica soluzione al problema dei rifiuti. Ridurre non aumentare! Quante sono le tonnellate di rifiuti in più che dal comune di Castelbuono vengono portate in discarica (cioè non vengono differenziate) rispetto a sei mesi fa? Per giunta, a causa della sua decisione di vietare il conferimento dell’organico presso l’isola  ecologica di Piano Marchese, la maggior parte dei rifiuti che si buttano nei cassonetti sono quelli che fanno cattivo odore. Il tutto aggravato dal fatto che i cani ed i gatti ne fanno scempio, sporcando i siti, alcuni dei quali posti proprio all’ingresso del paese (vedi quello sulla provinciale per Isnello e quello posto circa 600 metri prima della chiesetta di S. Giovanni). Le assicuro che vedere una sporcizia simile non è un bel biglietto da visita per un paese che era considerato “pulito”.

 

E ancora, perché vietare il conferimento dell’organico solo nell’isola ecologica per la raccolta di RAEE e non anche nelle singole postazioni dei cassonetti? Se si vuole dare la possibilità ai cittadini di conferire l’organico a prescindere dal regolare servizio “porta a porta” e dalle compostiere, quale luogo è più adatto di un centro di raccolta recintato, controllato e regolamentato per raccogliere lecomponenti organiche prima di essere trasferite all’impianto di compostaggio? Non certo le postazioni dei cassonetti che lei ha ripristinato riproponendo alla Nostra Comunità vere e proprie discariche abusive!

 

 

Il ripristino del doppio senso di marcia “sopra il ponte”, poi, non ha fatto altro che facilitare l’ingresso delle auto in Via Umberto I. Provi a chiedere ai commercianti che hanno i negozi in loco cosa pensano di questo. Ormai non si può più camminare per il continuo afflusso di auto, il conseguente smog e il rumore. Quello, signor Sindaco, dovrebbe essere il salotto buono della città, il biglietto da visita del paese per i turisti. E le assicuro che, adesso, non è più un bel biglietto da visita.

 

I turisti, dicevo, vengono da ogni dove per visitare il nostro splendido paese. E lo fanno perché sanno che, oltre alla pulizia, possono camminare sicuri per il paese, senza timore di essere assaliti o coinvolti in qualche rissa. Da poco lei ha emesso una ordinanza sugli orari di chiusura dei pubblici esercizi e sul divieto di vendita di superalcolici oltre una determinata ora; ordinanza che è stata pubblicata prontamente su tutti i mezzi di informazione e alla quale uno zelante giornalista del Giornale di Sicilia ha dato una forte eco intitolando il suo articolo: “Fenomeno alcolismo a Castelbuono. Scattano nuovi divieti per i locali”. Leggendo l’articolo (ma anche le motivazioni della sua ordinanza) scopriamo che a Castelbuono il fenomeno dell’alcolismo è dilagante, che gli atti vandalici sono un fenomeno in ascesa, che le risse fra avventori sono in pericoloso crescendo. A Castelbuono???  Signor Sindaco, che in paese qualcuno, ogni tanto, alzi il gomito e poi alzi pure le mani nei confronti di qualche malcapitato avventore, è successo, succede e succederà ancora. Ma definire Castelbuono come un paese nelle mani di alcolisti e vandali, ce ne vuole. E anche questo è un colpo mortale inferto all’immagine che il paese si era costruito.

 

Le faccio rispettosamente osservare che neanche la ratio dell’ordinanza mi convince granché. Scrivere che l’ordinanza, tra le altre cose, si è resa necessaria perché: “….tale capacità di attrazione porta gli avventori, soprattutto giovani, nelle ore notturne a formare assembramenti fuori dai locali arrecando disturbo….” è quantomeno pericoloso dal punto di vista strategico. Tenga presente che anche di fronte alle gelaterie, specialmente d’estate, si formano “adunanze sediziose che arrecano disturbo…”. Allora cosa ci dobbiamo aspettare, in futuro, dalla sua amministrazione? Un’ordinanza che vieta la somministrazione di gelati dopo le ore 23 per stroncare sul nascere la formazione della malefica “banda della coppetta al fiordilatte”? Non è così che si risolvono le cose. Quello del proibizionismo “ad orologeria” è un concetto così grossolano che è fallito dappertutto quando è stato applicato. Esiste già in altri paesi come la Svezia ed è aggirato in modo semplicissimo. Si manda qualcuno del gruppo a comprare casse di alcolici, poi si bevono a casa facendo festini privati prima di uscire. Trattasi di binge drinking rituale. Scolarsi il maggior numero di bottiglie possibile prima di uscire di casa. Alcuni riempiono bottiglie di note ed innocue bibite con superalcoolici e se ne vanno impunemente in giro.

 

Questa ordinanza, molto semplicemente, avrà due effetti:

 

1.            metterà in ombra il fenomeno dell’alcolismo (ammesso che esista, ma mi riservo di chiedere le fonti al giornalista Roberto Quattrocchi) e quindi lo renderà impossibile da monitorare o controllare; renderà agli occhi dei giovani l’alcool ancora più desiderabile ed appetibile perché vietato;

2.            metterà ulteriormente in ginocchio, in un momento di crisi come quello in cui viviamo, gli esercizi pubblici che vedranno il loro fatturato calare drasticamente. Anche perché chi era abituato ad un cocktail, dopo le 23.00 non credo si accontenterà di passare ad un succo di frutta.

 

Molto più semplicemente, i ragazzi, allo scoccare dell’orario proibito, si sposteranno in uno dei paesi vicini proprio con l’intento di andare a bere. La precedente amministrazione aveva emesso un’ordinanza molto simile, ma gli orari erano molto più elastici e sostenibili.

 

La verità è che è l’educazione il punto fondamentale: far capire che l’alcool è una sostanza d’abuso, che crea dipendenza e tolleranza tanto quanto la nicotina o le benzodiazepine. E’ giunto il momento di ridimensionare il concetto di sostanza d’abuso e dire le cose come stanno: l’alcool se assunto in grandi quantità non è diverso da qualsiasi altra sostanza o farmaco per cui si entra in terapia. I suoi effetti sul corpo e sulla psiche, nonché sulla società sono notevoli e nocivi.

 

E proprio la politica, invece che adoperarsi semplicemente per proibire, deve finalmente farsi carico di svolgere una delle sue funzioni fondamentali, che è quella di formare i cittadini (a maggior ragione i giovani cittadini), promuovendo la loro partecipazione attiva alla gestione della comunità.

 

Per ultimo, tocco il tasto dolente della “cultura”. Negli ultimi venti anni, la cultura è stato uno dei motori che ha trascinato lo sviluppo del nostro paese. Attorno a manifestazioni, mostre, Istituzioni, si è creato un indotto che ha permesso al nostro paese di crescere. Chi veniva a visitare Castelbuono lo faceva perché sapeva di trovare, oltre alla rinomata offerta enogastronomica, anche un’offerta culturale degna di rispetto.

 

Della sua giunta, durante una conferenza ho sentito il Vice Sindaco Capuana argomentare di sviluppo della cultura “in senso orizzontale” e “in senso verticale”…. ma ancora non abbiamo visto nulla. Anzi, attualmente la situazione è la seguente: delle quattro Istituzioni cardine della cultura cittadina, solo il Museo Civico ha un nuovo CdA. Il Centro Polis, il Museo Minà Palumbo e la Biblioteca ne sono sprovviste. Il Centro Polis, che  doveva essere il “motore della castelbuonesità”, è stato abbandonato ed è tuttora senza guida. Il Museo Civico sta continuando a fare attività programmate dal vecchio CdA, ma non ci è ancora dato di sapere quale sarà il suo programma. Il Museo Minà Palumbo, un altro dei fiori all’occhiello del nostro paese, è anch’esso lasciato senza guida.

 

E pensare che proprio sotto la guida del precedente CdA, il Museo Naturalistico ci aveva regalato la pregevole e preziosa pubblicazione “L’Iconografia della Storia Naturale delle Madonie di Francesco Minà Palumbo”, un’opera monumentale voluta personalmente dal compianto Enzo Sellerio. Un’opera considerata tuttora di grande valore scientifico (oltre che storico, quale documento di specie e varietà ormai estinte) che costituisce uno strumento di divulgazione ed educazione di straordinaria efficacia. Inoltre mi piacerebbe sapere che fine ha fatto la Scuola Civica di Musica. Con questa scuola era stato creato un organismo che andasse a coprire la necessità di fare i cosiddetti corsi “pre-afam”, cioè quei corsi che permettono di ottenere la preparazione necessaria per entrare in Conservatorio. Oltretutto il Conservatorio è stato equiparato all’Università, e chi si è occupato di seguire e realizzare il progetto della Scuola Civica di Musica aveva ottenuto la possibilità di fare una convenzione proprio con il Conservatorio. Tutto questo che fine ha fatto?  Un’ultima domanda: che notizie abbiamo del Consorzio Universitario? Lei, in quanto Sindaco di Castelbuono fa parte dell’Assemblea Consortile. Il Consorzio Universitario doveva essere un volano in tema di valorizzazione del territorio e di sviluppo dell’istruzione universitaria con la creazione del c.d. Polo Universitario delle Madonie.; tant’è che è stato creato, a Castelbuono, il corso di laurea in Conservazione e valorizzazione della biodiversità. Come procede tutto questo?

 

Qualunque città si governi, se la cultura viene abbandonata o relegata all’ultimo posto di un programma di sviluppo, si rinuncia alla propria storia e alle proprie radici. E in uno scenario di questo genere, un paese come Castelbuono è destinato a spopolarsi. E’ destinato a diventare un paese per vecchi.

 

Caro Sindaco, alla luce di quanto sopra esposto  le ripropongo la domanda iniziale alla quale, spero, vorrà rispondere: qual è il suo progetto di sviluppo per Castelbuono?

Michele Di Donato

(Segretario Circolo PD Castelbuono)

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