A Castelbuono ci sarà ancora lo spazio per “fare teatro”? La riflessione di Pietro Carollo

(Di Pietro Carollo) – Un teatro è il luogo fisico dove ci si incontra per assistere ad una messa in scena o rappresentazione ma è necessario, perché si apra e chiuda, anche simbolicamente, “il sipario” che ci sia qualcuno che abbia una storia o qualcosa da raccontare ed un pubblico che sia disposto ad ascoltare.
Se sussistono queste due condizioni, il teatro (spazio fisico) è naturale che ci sia o si inventi… ” è così fin dalla notte dei tempi”.
Il “fare teatro”, invece, per definizione è e sarà sempre: immaginare, raccontare, rappresentare la vita, con tutte le sue sfumature e contraddizioni, nella finzione scenica.
Purtroppo, da qualche tempo, in tante Comunità la “tendenza” consumistica a fagocitare tutto, anche il tempo del vivere, ha fatto sì che la “vita reale” si sia “nevroticamente” trasformata diventando, essa stessa, il “palcoscenico” della continua finzione.
Pertanto, anche a Castelbuono la ricostruzione di un “teatro” come spazio fisico dove rappresentare qualcosa e il “fare teatro” come bisogno di esprimersi liberamente nella finzione scenica, non sono stati più avvertiti, come una “imprescindibile esigenza esistenziale” ne’ da una parte dei suoi cittadini ma nemmeno da coloro che, amministrando il paese, avrebbero avuto il dovere istituzionale di promuovere delle serie e stimolanti politiche culturali e meno Eventi Cult-gastronomici.
Auspico, tuttavia, che vivremo presto a Castelbuono un nuovo Rinascinento, anche del “Teatro”, il cui “sipario”, come è stato nelle nostre migliori tradizioni recenti e passate, tornerà a riaprirsi, con la rinnovata consapevolezza che il “Teatro”, così come ogni altra forma artistica, è stato e sarà sempre messaggero di pace e di vera crescita umana e chi opera per l’Arte celebra tutti i giorni la vita.
Più teatro di quello che viene offerto dalla (mala)politica?
Pietro, un teatro senza sipario, senza boccascena, senza quinte, senza palco, senza camerini, senza sedie, senza niente è un fondaco è un luogo di transito, bivacco e di avvinazzamento per carrettieri.
Il teatro, nella sua autentica configurazione, non nella versione polifunzionalcentrica, potrebbe costituire un punto di partenza per cambiare la visione della città e una nuova prospettiva di crescita culturale ed economica. Castelbuono potrebbe diventare la capitale culturale delle Madonie e cooperare con propri apporti alle iniziative dei capoluoghi siciliani. E questo già sarebbe un bel traguardo. Ma si può fare di più. Se si mettesse in rete il mondo delle associazioni con il tessuto imprenditoriale e i circuiti del turismo culturale, Castelbuono potrebbe fare da polo di riferimento per iniziative a livello internazionale come Taormina o Spoleto. Oggi di questo e di tanto altro se ne può parlare, ma è necessario un nuovo inizio, nuove energie, altre risorse.
Ormai carnevale non è solo il veglione è chi ci va dietro. E siccome c’è crisi con una striscia ne accontenta tanti.
Grande Pietro, Sante parole
Un pensiero intelligente e delicato, scritto con competenza e passione. Tutte cose che mancano a chi domani, presenterà il progetto di uno stanzone. Per “costruire” cultura, bisogna averla vissuta la Cultura.
Ma il parere della stragrande maggioranza dei cittadini che vogliono il vero teatro non conta niente? No ad uno spazio amorfo buono solo per bivaccare