A proposito delle polemiche sulla festa di Sant’Anna
Siamo al culmine della festa patronale e in questo 2020 ci si accorge quanto sia diversa rispetto passato con tutti i suoi riti travolti dalla spaventosa onda d’urto della pandemia del Covid-19.
Nessuna processione per la novena, nessun corteo delle chiavi e nessuna solenne processione sulla scorta delle prescrizioni igienico sanitarie in vigore per prevenire ogni possibile diffusione di contagio.
Sul fronte religioso, molti fedeli avrebbero preferito l’esposizione della Sacra Reliquia del Teschio di Sant’Anna presso la Chiesa Madre della Matrice Nuova (Natività di Maria) e non posizionata nella corte del Castello.
Probabilmente, quella della Matrice Nuova sarebbe stata la scelta che ne avrebbe preservato al meglio la spiritualità insieme alle esigenze igienico sanitarie.
Certo, sarebbe stato un problema, ma non insormontabile, come e quando organizzare questo trasferimento presso la Chiesa Madre senza alcun tipo processione specie quando al suo rientro, nel pieno della folla, la piazza di solito attende la tradizionale benedizione dal balcone del Castello.
Sul fronte laico, invece, si sono assistite a molte proteste per le scelte operate dall’amministrazione delle quali non se ne capisce il senso.
Sono state autorizzate una parte delle bancarelle, un’abbondanza di giostre, i giochi d’artificio e alcuni spettacoli collaterali.
Sono tutti appuntamenti potenzialmente a rischio che potrebbero creare assembramenti con gente proveniente da fuori; poi come se non bastasse, le giostre hanno pure intasato gli spazi già ristretti della zona del Salvatore provocando le mille lamentele dei residenti.
Ma ciò che maggiormente non convince è l’opportunità di insistere sul programma profano quando la sensibilità di molti si sente ancora turbata per i terribili accadimenti dei mesi passati.
Non è infatti solo una questione di come approntare le misure idonee per evitare contagi, ma anche quella di percepire il grande lutto che ha colpito l’Italia, di conseguenza sarebbe stato necessario un programma più sobrio limitato al culto religioso rimandando all’indomani della festa la ripresa dei divertimenti.
Per questo si continua a non comprendere la scelta di avere insistito ugualmente su una festa azzoppata, in un clima surreale, fatto più di silenzi che di suoni festosi di campane e la solita confusione di giostre e bancarelle come se non fosse successo nulla.
E anche a proposito dei confermati fuochi a chiusura, non sembrano neanche incoraggianti e sicurissime le frasche presenti in zona cimitero, a giudicare di quanto sono floride e alte.
Nell’interesse di tutti, ogni tanto la politica avrebbe bisogno, più che di un autoscontro, di una severa autocritica.