Cento anni di comizi a Castelbuono

Cento anni di comizi a Castelbuono

La querelle sulla lochescion (termine fra i più obbrobriosi mai penetrato nel parlato) dei comizi, determinata dal recente divieto posto in atto dall’Amministrazione di tenere manifestazioni elettorali â chiazzetta, ha scatenato le penne (oggi sarebbe più giusto dire le tastiere) dei più celebri e celebrati maître à penser di ogni schieramento politico. Il clima artatamente avvelenato ha dato adito, come sempre accade in questi casi, alle esternazioni più strampalate. E’ stata tirata in ballo la storicità del sito, il fatto che un luogo fosse arredato rispetto ad un altro per ospitare un comizio, fino all’espediente di volere escludere la Piazzetta per precludere ai cittadini di quella zona la possibilità di ascoltare i vari oratori. Tutte argomentazioni di scarsa consistenza escogitate nel tentativo di cercare di prevalere sulla controparte.

Chi scrive, essendo cresciuto in una famiglia di militanti antifascisti, sa bene cosa ha significato per gli attivisti di quella parte politica non potere parlare pubblicamente, non potersi riunire, se non in forma clandestina, conoscere la camera di sicurezza in occasione di manifestazioni di regime, anche lontane dal paese e, per almeno tutto ciò, non può che essere favorevole a qualsiasi manifestazione politica non appena siano fatte salve questioni minime legate all’ordine pubblico e alla costituzionalità dell’evento. Senza doversi eccessivamente preoccupare del fatto che un certo sito sia da ritenersi più o meno storico per quel tipo di manifestazione. La storia d’Italia, lo conferma una moltitudine di documenti fotografici, è piena di comizi improvvisati, tenuti nei posti più improbabili, con oratori che pronunciano i loro discorsi in piedi su di un semplice sgabello. Ciò dimostra che non è la storicità, né tanto meno l’arredo, a conferire ad un sito l’idoneità per tenervi un comizio. Certo, un comizio in piazza san Leonardo, a parte tutto, non avrà mai lo stesso sapore e la stessa valenza di uno tenuto â chiazza nnintra (foto 1) ma, in linea di principio, che ci sarebbe di male? A parte il fatto che diverse manifestazioni politiche hanno avuto luogo in piazza Castello, nello slargo retrostante la Fontana grande e in quello antistante il Cycas. Siti, tutt’altro che consueti o storici per la politica.

Foto 1 Primo maggio 1953 comizio del Partito Comunista Italiano

Foto 1 Primo maggio 1953 comizio del Partito Comunista Italiano (Foto Puccia)

Ma volendo anche limitare le poche considerazioni che seguono ai comizi elettorali stricto sensu si può agevolmente provare che non sempre questi si sono tenuti in quei posti che nell’immaginario collettivo sono assurti a centri di aggregazione naturale dei castelbuonesi, cioè â chiazza nnintra e â chiazzetta.

Durante il ventennio, per esempio, i comizi di norma si tennero â strata longa nel lungo balcone della Casa del fascio dal quale, oltre ai podestà, ai segretari cittadini del PNF, ad Alfredo Cucco, a vari gerarchi, comiziò in uniforme anche un giovanissimo Vincenzo Carollo.

Sotto questo balcone era la falegnameria di mastro Fanino Sottile, vecchio socialista antifascista il quale, come scrive Alfredo Mario La Grua nel suo Polittico castelbuonese, sistematicamente, mentre “lì sopra, al balcone un gerarca teneva discorso, ostentava la sua civile protesta, il suo democratico dissenso, pisciando dentro un barattolo e andando poi a versarlo e a sguazzarlo alla fontanella”. E per rincarare la sua dose di sprezzo nei confronti del fascismo e dei fascisti, mastro Fanino terminava l’operazione sputando rumorosamente dentro la vaschetta della fontanella.

Nel 1947 i comunisti di Castelbuono si diedero un’organizzazione e la loro sezione fu al primo piano di una casa il cui balcone, come quello della Casa del fascio, prospettava sullo slargo della fontanella della strata longa e da lì più volte pronunciarono i loro discorsi. Nel corso di una delle infuocate campagne elettorali che caratterizzarono il primo biennio post bellico, proprio da quel balcone parlò un esponente palermitano del partito ma il tempo, per niente ossequioso dell’oratore e del proletariato che assisteva, riservò ad entrambi un rovescio temporalesco. Dapprima l’oratore continuò imperterrito sperando che spiovesse ma, constatato che per giunta, nel frattempo, avan’arrivatu i parientâ zzita, cioè aveva cominciato a lampeggiare e a tuonare in maniera violenta, fu costretto a interrompere, non prima però di avere lanciato anche lui uno strale: “cari compagni, come vedete anche il tempo è fascista”.

Ma la strata longa non fu l’unico posto diverso dalle due piazze principali dove storicamente si tennero comizi. Per esempio la stagione del referendum e dell’elezione dell’Assemblea Costituente ne vide diversi Sopra il ponte (foto 2 e 3) e in Piazza san Francesco. In questa piazza, in particolare, i più anziani ricordano un vibrante comizio tenuto dal giovanissimo Giancarlo Pajetta, già allora uno degli esponenti di spicco del partito comunista italiano, con uno stile che lo caratterizzerà univocamente nel corso della sua lunga carriera di dirigente comunista.

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Foto 2-3 Comizio, probabilmente dell’Uomo qualunque, in Piazza del Popolo durante la campagna elettorale per la Costituente (1946).

E’ da notare che in quel tempo, a differenza di quel che accade oggi, non c’erano palchetti che rimanevano montati nelle due piazze del paese per tutta la durata della campagna elettorale (eppure i comizi si tenevano lo stesso, forse anche meglio) e non era ancora l’epoca in cui Momò aveva accomodato il suo, questo sì storico, furgone Volkswagen verde bosco (foto 4) in modo da trasformarne il tetto in palco (e fu IL palco dei comizi per più di trent’anni). Per inciso sia detto che più di una volta accadde, anche in tempi relativamente recenti, di vedere arrivare oratori venuti da fuori che in quattro e quattr’otto, aiutati da qualche simpatizzante, montassero un vago palchetto e subito dopo prendessero la parola. Ma anche, proprio pochi anni fa, di vedere autorevoli esponenti locali aprire la campagna elettorale per le amministrative parlando dal cassone di un camion e un’altra volta da quello di un motofurgone.

Foto 4 Il leggendario Volkswagen Bulli di Momò nel 1980 in Piazza Margherita prima di un comizio dell’on. D’Acquisto

Foto 4 Il leggendario Volkswagen Bulli di Momò nel 1980 in Piazza Margherita prima di un comizio dell’on. D’Acquisto

Come si vede, anche senza i comfort che nella disputa di questi giorni la lochescion sembra debba irrinunciabilmente possedere, senza questi prerequisiti essenziali che sono diventati condiciones sine quae non, i comizi si sono tenuti, in definitiva e storicamente, dove si è voluto. Senza stare a valutare logiche o interessi particolari. Specie se di bottega. Fino agli anni cinquanta, dunque, per riprendere il filo del discorso, si parlava al popolo dai balconi di case private.

Alla Piazzetta i discorsi si pronunciavano dai balconi di casa Morici, all’angolo con via Maurolico, e di casa Russo, fra il bar e la tabaccheria. â chiazza nnintra, invece, dal balcone centrale di casa Speciale (foto 5) e da quello, diametralmente opposto, di casa Spallino (foto 6). Qualche volta dal balcone di casa Di Pasquale (foto 7). Questa doppia lochescion, come dicono i più trendy, in entrambe le piazze ha una sua precisa ragion d’essere. Ci fu un periodo, non so bene quando sia iniziato né quando sia finito, che due parti politiche, preventivamente messesi d’accordo, tenevano un contraddittorio in piazza. Vale a dire dai due balconi si intavolava una discussione politica, un dibattito a due, come tanti se ne videro in televisione (moderati, ricordo, da Ugo Zatterin o da Willy De Luca), ma senza moderatore. Non risulta che nel corso dei contraddittori si siano verificati grossi scompigli, ma baraonde sì anche perché non è difficile immaginare l’asperità dei toni e il clima elettrico che si doveva creare nel corso di queste tenzoni. Tanti anni dopo, nel 1993, quando la campagna elettorale per le amministrative entrò nella fase calda (a dire il vero quella nacque già torrida), il candidato sindaco Vincenzo Raimondo durante un suo comizio, avendo scorto fra il pubblico il suo concorrente Angelo Ciolino, lo invitò a salire sul palco per sostenere, lì e subito, un contraddittorio. Quest’ultimo, ritenendo la cosa forse un po’ estemporanea, declinò l’invito. Non sappiamo se abbia fatto bene o male ma, certo, sarebbe stata l’occasione per ricreare l’atmosfera di momenti di tensione politica che, in quelle forme, molti di noi non hanno avuto l’opportunità di conoscere.

Foto 5 Comizio dell’on. Vincenzo Carollo all’indomani della sua nomina ad assessore regionale all’agricoltura (1960)

Foto 5 Comizio dell’on. Vincenzo Carollo all’indomani della sua nomina ad assessore regionale all’agricoltura (1960)

Foto 6 Comizio del Movimento Sociale Italiano al balcone di casa Spallino, nei primi anni ’50 (gent. conc. Centro Polis)

Foto 6 Comizio del Movimento Sociale Italiano al balcone di casa Spallino, nei primi anni ’50 (gent. conc. Centro Polis)

Foto 7 Comizio di  Alfredo Cucco e Alfredo Mario La Grua per il MSI nell’attuale casa Di Pasquale nei primi anni ’60.

Foto 7 Comizio di Alfredo Cucco e Alfredo Mario La Grua per il MSI nell’attuale casa Di Pasquale nei primi anni ’60.

Un altro (falso) problema venuto fuori ultimamente è quello di stabilire se a chiazzetta, in ordine ai comizi, sia da ritenere luogo storico. Il più antico documento fotografico in materia che io conosca riguarda un comizio tenuto proprio alla Piazzetta il giorno di ferragosto del 1913 (foto 8). In quel tempo, come dimostra il gran numero di spettatori, la “feria d’agosto” non era stata ancora consacrata ai festeggiamenti di oggi, fatti di partenze per il mare con angurie e teglie di pasta al forno al seguito e, cosa difficile a immaginarsi oggi, non andava in ferie neppure la politica. Proprio nell’estate di quell’anno era in corso la campagna elettorale per la XXIV Legislatura del Regno. Al balcone di casa Morici parla il socialista ingegnere Aurelio Drago che alle elezioni del 27 ottobre nel collegio di Cefalù si imporrà sul deputato uscente, il liberal democratico avvocato Nicolò Rienzi, figlio naturale del barone Nicolò Turrisi Colonna. Rienzi e Drago, prima e dopo il 1913, furono protagonisti di accese campagne elettorali che divisero appassionatamente il popolo, quasi esattamente come succederà in altri campi con Coppi e Bartali, Modugno e Claudio Villa, Rivera e Mazzola.

Foto 8 Comizio socialista il giorno di ferragosto 1913, con le braccia alzate Aurelio Drago, alla sua destra il sindaco Mariano Raimondi.

Foto 8 Comizio socialista il giorno di ferragosto 1913, con le braccia alzate Aurelio Drago, alla sua destra il sindaco Mariano Raimondi.

Aurelio Drago, che sarà eletto deputato nello stesso Collegio anche nelle due successive Legislature, verrà nominato senatore nel 1939 e per essersi prodigato per la risoluzione di alcuni problemi del paese, fra cui la bonifica della zona di attraversamento del burrone Fontanelle, gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Castelbuono.

La Piazzetta, allora, riusciva quasi a contendere lo scettro di piazza principale â chiazza nnintra in virtù del fatto che il baricentro della vita socio-economica del paese era più spostato verso la parte posta più a monte, per cui non era in alcun modo pensabile che quella piazza non venisse interessata dalle manifestazioni politiche. Fu soprattutto nel corso delle infuocate campagne elettorali per il referendum, per l’elezione all’Assemblea Costituente, per quelle all’Assemblea Regionale Siciliana e per la I Legislatura della Repubblica, oltre che per le varie elezioni amministrative degli anni ’40 e ‘50 che la Piazzetta assurse a teatro di epici scontri verbali.

Esistono due scatti fotografici, assai noti, di un comizio del 1° maggio 1948 (foto 9 e 10) tenuto dalla Democrazia Cristiana alla Piazzetta per ringraziare dell’ottimo esito del voto delle politiche di due settimane prima che vide la DC affermarsi, anche a Castelbuono, sul Fronte popolare (3313 voti contro 1918). Al balcone di casa Russo, parlarono Vincenzo Carollo, il senatore Camillo Giardina e l’onorevole Bernardo Mattarella (che di lì a qualche giorno sarebbe diventato sottosegretario ai trasporti nel V governo De Gasperi). Nonostante la fotografia immortali soltanto una porzione minima della chiazzetta, non è difficile immaginare come dovesse apparire nella sua interezza.

Foto 9-10  Al balcone di casa Russo alla Piazzetta parlano Vincenzo Carollo e l’on. Bernardo Mattarella (Foto Puccia).

Foto 9-10 Al balcone di casa Russo alla Piazzetta parlano Vincenzo Carollo e l’on. Bernardo Mattarella (Foto Peppino Puccia).

Stranamente, nel corso degli anni ’60, i comizi alla Piazzetta andarono via via diradandosi, fino ad estinguersi – mi pare – del tutto negli anni ’70. Se non ricordo male si riprese episodicamente negli anni ’80 con due comizi dell’avvocato Nuccio Di Napoli (il secondo, sicuramente nel 1983, per denunciare il forte stallo amministrativo dovuto alle lacerazioni interne al gruppo consiliare democristiano e per solidarizzare con gli esponenti di quel gruppo che, fortemente critici nei confronti della linea politica di Carollo, si preparavano allo strappo, concretizzatosi con la scissione e la formazione del Movimento popolare per Castelbuono), infine la consuetudine tenere i comizi anche alla Piazzetta si riaffermò definitivamente a partire dalle elezioni amministrative del 1990.

Anche durante gli anni di massima gloria per la Piazzetta, a chiazza nnintra non risentì certo dell’incrementata popolarità della piazza sorella. A chiazza nnintra – si sa – è sempre a chiazza nnintra, anche e soprattutto per i comizi. A chiazza nnintra è la culla dei comizi. D’altra parte Hic comitia gerebant cives, qui i cittadini tenevano i comizi, le adunanze, dal 1614, è scolpito sulla pietra che campeggia sul prospetto est della Banca di Corte. E le foto di ogni epoca scattate in Piazza Margherita (foto 11, 12 e 13) costituiscono la fedele testimonianza delle folle messianiche accorse colà ad ascoltare forbiti oratori di qualsiasi parte politica. Così come sono rimasti impressi nella memoria politica locale i comizi che gli autorevoli esponenti, anche nazionali, dei partiti tennero a Castelbuono, specialmente nel primo decennio dell’Italia repubblicana.

Foto 11 Domenica delle palme 1949 Piazza Margherita stracolma per il cosiddetto “Resoconto alla madre” di Alfredo Cucco (gent. conc. Centro Polis).

Foto 11 Domenica delle palme 1949 Piazza Margherita stracolma per il cosiddetto “Resoconto alla Madre” dell’on. Alfredo Cucco (Foto Puccia, gent. conc. Centro Polis).

Foto 12 Pubblico a perdita d’occhio per questa manifestazione sindacale dei primi anni ’60 (Foto Mazzola).

Foto 12 Pubblico a perdita d’occhio per questa manifestazione sindacale di fine anni ’60 (Foto Mazzola).

Foto 13 La Piazza Margherita  durante un comizio del sindaco uscente Cicero durante la campagna elettorale 2012.

Foto 13 La Piazza Margherita durante un comizio del sindaco uscente Cicero durante la campagna elettorale 2012.

In quel tempo le campagne elettorali si svolgevano esclusivamente nelle piazze e i comizi costituivano un potente strumento, forse addirittura l’unico, per orientare il consenso. In virtù di ciò e della massiccia partecipazione popolare, un comizio, allora, aveva la forza di fare guadagnare un consistente numero di voti. Ma anche di farli perdere. Di questo erano pienamente consapevoli le segreterie dei partiti e proprio per questa ragione  gli uomini migliori erano seriamente impegnati a girare le piazze di tutta la penisola e molti capitarono a Castelbuono. Fra questi il già citato Pajetta, Ugo La Malfa allora esponente del Partito d’Azione e successivamente, per tanti anni, segretario nazionale del partito repubblicano, Emilio Lussu, il fisico Enrico Medi, e poi i siciliani Rocco Gullo, Pompeo Colajanni, Girolamo Li Causi, Vincenzo Vizzini, Bernardo Mattarella, Pio La Torre. Ma anche, in anni a noi più vicini, Almirante, Fini, Martelli, Capanna, Pannella, il ministro Mannino, il presidente della Camera Violante e il segretario generale della CGIL Sergio Cofferati.

In una delle prime campagne elettorali del secondo dopoguerra arrivò a Castelbuono anche  il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini che parlò dal balcone di casa Speciale. Pertini fu preceduto da Alfredo Cucco (foto 14) che nel suo discorso si dilungò oltre il tempo a sua disposizione. Cucco non fu interrotto dal pubblico di fede socialista che, a dire il vero, un po’ rumoreggiò ma quando Pertini prese la parola, incurante del fatto che stesse parlando ai concittadini di Cucco non mancò di apostrofare con tono severo il suo avversario dandogli del macaco e del fascista e redarguendolo per essersi appropriato indebitamente di un tempo che non gli spettava. In quel particolare periodo storico ci poteva stare anche questo, e non solo. Accadevano anche delle cose per certi versi pittoresche che oggi sarebbe difficile immaginare.

Foto 14 Cucco Parla dal balcone di casa Speciale la domenica delle palme 1949 (Arch. Le Madonie).

Foto 14 L’on. Cucco parla dal balcone di casa Speciale la domenica delle palme 1949 (Foto Puccia, Arch. Le Madonie).

Successe, per esempio, che Gino Carollo, mio padre ed altri attivisti comunisti, in quell’ormai mitico aprile 1948, si recarono Palermo per un evento d’eccezione. Quel giorno in Piazza Politeama avrebbero parlato Umberto Terracini Presidente dell’Assemblea Costituente e, a seguire, Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio: due stelle di valore assoluto nel panorama politico nazionale di allora. Gino, assai navigato in situazioni del genere, vista la folla oceanica, consigliò di non avvicinarsi troppo al palco, sistemato al solito nei pressi nel palchetto della musica, e di fare stazione nei pressi del Teatro per garantirsi una più agevole via di fuga verso la via Roma. Terracini a un certo punto del suo discorso disse grosso modo: “mentre noi comunisti durante il fascismo conoscevamo il carcere, l’onorevole De Gasperi, assai più comodamente, faceva il topo di biblioteca in Vaticano”. Il capo del Governo, quando fu il suo turno, gli rispose con tono austero ma sdegnato: “mai avrei creduto di potere sentire queste parole pronunziate dalla voce della giurisprudenza qual è quella del senatore Terracini”. Fu a questo punto che diversi simpatizzanti comunisti del Borgo vecchio liberarono nella piazza un gran numero di topi generando il panico fra i presenti e il fuggi fuggi generale. A Castelbuono non si verificarono mai eccessi di tal fatta ma era di uso abbastanza comune allora, specialmente alla Piazzetta, che simpatizzanti della parte avversa rispetto a quella impegnata sul palco arrivassero a gruppi muniti di bbrogni e che, durante il discorso, le facessero suonare per esprimere la propria disapprovazione. Anche se il tutto era scevro di cattiveria anzi improntato a un certo spirito goliardico, non doveva essere granché lusinghiero per l’oratore tenere un discorso inframmezzato da quella colonna sonora. I bbrogni (latino volgare ebornea, buccina d’avorio), per chi non lo sapesse, sono quelle conchiglie di forma allungata e di notevoli dimensioni dei molluschi marini, detti tritoni. Soffiandovi dentro con forza producono un caratteristico suono cupo, quasi cavernoso, che serviva per esempio ai pescatori in mare, specialmente di notte o in casi di nebbia, per segnalare la loro presenza ad altre barche, per annunziare l’inizio e la fine dei turni di lavoro nelle miniere, ma anche durante le feste di carnevale in alcuni centri dell’Isola. Io, però, le ho viste usate esclusivamente come soprammobili.

Le immagini poste a corredo di questa storia, che significativamente si snodano dal 1913 al 2012, cento anni di comizi si potrebbe dire, hanno un elemento comune: il folto pubblico. La folla che fa da splendida cornice a queste immagini non è eccezionale, costituisce, invece, il vero leitmotiv. E ciò a prescindere dalla lochescion e dal fatto che si tenesse discorso dal balcone, dal cassone del camion, dal palchetto posto sul furgone di Momò, da palchetti di fortuna, da quelli predisposti dal Comune o dal portico della Matrice vecchia (foto 15-19).

Foto 15 Alfredo Cucco poco prima di un comizio in Piazza Margherita, casa Spallino, il 9 giugno 1926. A destra il prefetto Cesare Mori (Foto Silvestre Zito).

Foto 15 Alfredo Cucco poco prima di un comizio in Piazza Margherita, casa Spallino, il 9 giugno 1926. A destra il prefetto Cesare Mori (Foto Silvestre Zito).

Foto 16 Lucio Spallino e Rosanna Pirajno chiudono la campagna elettorale per le amministrative del 1990 sul Volkswagen Bulli di Momò. Fino al 1993 il palco fu montato sempre davanti alla fontana.

Foto 16 Lucio Spallino e Rosanna Pirajno chiudono la campagna elettorale per le amministrative del 1990 sul Volkswagen Bulli di Momò. Fino al 1993 il palco fu montato sempre davanti alla fontana.

Foto 17 Comizio di Castelbuono in movimento durante la campagna elettorale del 2012

Foto 17 Comizio di Castelbuono in movimento durante la campagna elettorale del 2012

Foto 18 24 Aprile 1960, Comizio patriottico in occasione del centenario della liberazione borbonica. Dal portico della Matrice vecchia solennemente addobbato parla l’on. Alfredo Cucco (Foto Puccia)

Foto 18 24 Aprile 1960, Comizio patriottico in occasione del centenario della liberazione borbonica. Dal portico della Matrice vecchia solennemente addobbato parla l’on. Alfredo Cucco (Foto Puccia)

Foto 19 manifestazione di allevatori (il celebre sciopero delle capre e delle vacche) in piazza Margherita nei primi anni ’70 (Foto Mazzola)

Foto 19 manifestazione di allevatori (il celebre sciopero delle capre e delle vacche) in piazza Margherita nei primi anni ’70 (Foto Mazzola)

Questo dimostra, intanto, quanto la politica sia e sia stata radicata nell’animo dei castelbuonesi e, in secondo luogo, mette in risalto un particolare che le argomentazioni speculative delle passate settimane tendono a far deviare, questo: un comizio, ovunque si tenga, richiama gente da tutto il paese non solo da quella particolare zona. Non è mai successo che un comizio organizzato alla Piazzetta sia stato disertato dai castelbuonesi gravitanti â chiazza nnintra e viceversa. Giovani e meno giovani hanno avuto modo di osservare il flusso di gente, assai bello coreograficamente, che si sposta da una parte all’altra del paese per assistere ad una manifestazione politica. Quando, per esempio, Vincenzo Carollo fu eletto Presidente della Regione Sicilia ringraziò i castelbuonesi tenendo un solo comizio alla Piazzetta (foto 20), com’era giusto che fosse, essendo chiazzittisi, e nessuno pensò che stesse discriminando quelli della parte bassa perché accorsero tutti.

Foto 20 Pochi giorni dopo l’elezione a Presidente della Regione, Vincenzo Carollo ringrazia i suoi concittadini nella sua Piazzetta (Foto Mazzola)

Foto 20 Pochi giorni dopo l’elezione a Presidente della Regione, Vincenzo Carollo ringrazia i suoi concittadini nella sua Piazzetta (Foto Mazzola)

Il vero problema oggi appare, quindi, essendo ampiamente garantita la libertà di parola, di riportare al centro della politica il dibattito su aspetti fondanti, trascurando fronzoli e pinzillacchere di sorta.

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