“Come vogliamo che sia il futuro dei nostri figli?” Riflessioni sulla recente sfilata dei carri allegorici

[Di Anna Maria Cangelosi] – E’ appena passato il Carnevale e l’allegria di canti, balli e suoni. Ora arriva il tempo della riflessione e non posso fare a meno di sentire l’amaro in bocca. Quest’anno, più che negli altri e per motivi legati al mio personale vissuto, sono riuscita ad andare a ballare e a vedere i carri. Le sale di Castelbuono, strapiene ogni sera, dimostrano che siamo una comunità viva, che ama condividere i momenti di divertimento non solo all’interno di un ristretto gruppo di amici, ma anche in contesti più ampi di allegria e spensieratezza. E i nostri figli? Castelbuono offre loro, da anni, una bella opportunità: gruppi di ragazzi si sono incontrati ogni sera, fino a tardi, per lavorare lungamente alla progettazione e alla realizzazione dei carri che ho potuto ammirare di bella fattura e, a volte, di notevole complessità tecnica dei meccanismi che animavano i personaggi del carro. E poi arriva il momento della sfilata, musica che anima il paese, una piazza piena di giovani in costume che ballano, cantano, si divertono e danno al paese una ventata di vitalità. Proprio una bella manifestazione che offre ai nostri giovani un’alternativa a tristi serate di inattività e noia.

Purtroppo però non posso fare a meno di sottolineare una nota stonata. E prima ancora di farlo, essendo noto che partecipo alla vita politica castelbuonese, chiarisco che quello che scrivo è un mio pensiero, indipendente da qualsivoglia appartenenza politica, che viene fuori dal mio essere persona adulta, madre e insegnante. Quindi nessuna voglia di fare attacchi politici a chicchessia, anche perché, indipendentemente dal sindaco di turno, ciò che mi accingo a dire, per quanto si sente dire, non è la prima volta che accade.

Senza voler fare di tutta l’erba un fascio, e in ciò dando plauso a coloro che hanno avuto il coraggio di distinguersi, è stato veramente triste dover assistere allo spettacolo indecoroso di ragazzi, di tutte le età e quindi anche minorenni, ubriachi sopra i carri, dietro ad essi e nelle stradine attorno alla piazza. Sappiamo tutti che le nuove generazioni sono più inclini all’esperienza dell’alcol, ma ci sono le norme e per una manifestazione pubblica il ruolo di garante è detenuto dall’ordine costituito che tutti abbiamo potuto ammirare nel dispiegamento di forze: carabinieri e vigili erano in mezzo ai ragazzi con l’evidente ruolo di garantire l’ordine pubblico e il rispetto delle leggi. Solo che nel momento in cui qualche adulto ha segnalato l’evidente abuso di alcol fra i ragazzi, addirittura trasportato in bella vista su qualche carro, ci sarebbe stato uno scaricabarile fra le diverse forze dell’ordine. Probabilmente sono male informata e sicuramente le forze dell’ordine sono intervenute. Ma il risultato rimane comunque che una bella manifestazione viene messa in cattiva luce da questi fatti.

Di un’ubriacatura non è mai morto nessuno ma che messaggio diamo ai nostri giovani se non interveniamo o la facciamo blandamente, se facciamo passare il messaggio che la norma si può non rispettare, “tanto che ci fa”, “si è sempre fatto”? Forse non ci rendiamo conto della gravità dell’agire di adulti che tendono a minimizzare qualsiasi comportamento sbagliato che andrebbe invece stigmatizzato con forza, che rinunciano al ruolo di guida e di educatori di cui anche il figlio o l’alunno più ribelle hanno bisogno. Forse è proprio la ribellione il messaggio con cui il giovane chiede all’adulto di prendersi le sue responsabilità e di avere il coraggio ogni tanto di dire no, di dare delle regole. Dicendo una cosa e facendone un’altra confondiamo i nostri ragazzi. E se questo atteggiamento viene tenuto dalle Istituzioni la cosa diventa ancora più grave e pericolosa. Da insegnante, e prima ancora da madre, penso che se a parole dicessi ai ragazzi che un atteggiamento è sbagliato, che una cosa è proibita, e poi vedendola fare mi girassi dall’altro lato, facendo finta di non vedere, avrei commesso due errori: uno a mio discapito, perdendo la mia credibilità e il rispetto dei ragazzi e uno a danno dei ragazzi che oggi sono sempre più disorientati da adulti che non sanno fare gli adulti. Allora affido questa mia riflessione a chi, nel suo ruolo istituzionale, si è impegnato per portare avanti una così importante iniziativa, con la speranza che se qualche tassello oggi non è andato al posto giusto, domani i nostri giovani che, ricordiamolo sempre, rappresentano il nostro futuro, possano essere messi nella condizione di capire che il divertimento più bello, quello che li aiuta a crescere, a socializzare, a diventare cittadini responsabili e consapevoli, sta all’interno di un perimetro di regole che esistono, vanno rispettate e vanno fatte rispettare.

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