Dal 23 novembre al 9 dicembre 2018 al Museo Naturalistico F. Minà Palumbo la mostra sui frutti d’autunno

(di Maria Angela Pupillo) –Dal 23 novembre al 9 dicembre 2018 il museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo ospiterà a Castelbuono una mostra di grande interesse divulgativo riguardante i frutti d’autunno. Lo spessore culturale della mostra scaturisce dal suo poter coniugare uno corposo sapere agrario scientifico alla cultura contadina siciliana e, localmente, ai contributi dati nel campo dal dottore Francesco Minà Palumbo.

L’esposizione è nata dalla collaborazione materiale di chi ha messo a disposizione il tuo tempo, prima che per l’allestimento (su pannelli dotati di mensole), per il reperimento degli esemplari, rappresentati da decine di varietà botaniche tra frutti freschi e secchi, come agrumi, mele, pere, corbezzoli, nespole, nocciole, mandorle, carrubbe, cachi, melograni, frutti di biancospino, mirto, ecc.

L’apertura della mostra, giorno 23, è stata preceduta da un momento di approfondimento in cui sono intervenuti il direttore e il presidente del Museo, il dr. Francesco Toscano e il prof. Rosario Schicchi, il sindaco Mario Cicero e la dr. Silvia Scerrino responsabile del costituendo gruppo “Amici del Museo”.
Oltre alle attività del Museo espletate nel corso dell’anno che sta per concludersi, la riflessione si è incentrata sul perché oggi, sul piano etico-antropologico, serve ancora musealizzare (dr. Scerrino) e sulle enormi, sorprendenti e poco conosciute proprietà farmacologiche di quei frutti che in Sicilia rischiano di scomparire del tutto, soppiantati dalla globalizzazione, se le evidenze delle loro potenzialità nutrizionali, divulgate in tante occasioni pubbliche, non verranno colte come possibilità di reddito e concretamente applicate con il ripristino della loro coltivazioni (prof. Schicchi).

C’è pure da dire che nel patrimonio culturale siciliano, anche i frutti sono prova tangibile di migrazioni. Solo qualche esemplare tra quelli esposti – ha chiarito il prof. Schicchi – è di matrice autoctona, mentre la gran parte proviene da altrove. Varietà rigogliose localmente fino ad alcuni decenni fa, in Sicilia non esistevano prima del 1800, e un gran ruolo ha avuto nella diffusione delle coltivazioni l’Orto botanico di Palermo.
A livello mondiale, la creazione della Global seed Vault, ovvero il deposito internazionale di sementi creato su un arcipelago norvegese (isole Svalbard), con la funzione di garantire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del patrimonio genetico tradizionale delle sementi, deve sicuramente far riflettere molto sull’odierno comportamento in campo botanico-alimentare di multinazionali e politiche internazionali, poiché pare estremamente contraddittorio voler salvare ciò che in questi anni si sta volontariamente distruggendo.
(Foto di Francesco Toscano)

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