Democratici per Castelbuono: “come si diventa gay o lesbica?”

Riceviamo e pubblichiamo di seguito l’intervento del movimento politico Democratici per Castelbuono inerente la lettera di sfogo scritta da una ragazza omosessuale di Castelbuono e pubblicata su queste pagine.

Come si diventa gay o lesbica?
Risposta semplice. Non puoi diventare gay o lesbica, esattamente come non puoi diventare etero.

Quello che, invece, non ha risposta semplice è l’arretratezza di una parte della società castelbuonese come denuncia la ragazza che ha scritto una lettera in cui descrive le tante discriminazioni subite perché lesbica.

Il nostro Movimento non è più avanti o migliore di nessuno, ma ha scelto, fin dal suo nascere, il dibattito e il confronto come metodo politico, e il tema dell’omofobia è stato più volte posto come ordine del giorno. Ma la cronaca non basta, l’unica strada che, secondo noi, può isolare la grettezza degli omofobi e creare una società veramente emancipata, anche a Castelbuono, è la Cultura.

Per intraprendere una riflessione seria e concreta sulle denunce “sociali” della ragazza, abbiamo chiesto all’ Onorevole Titti De Simone, giornalista e politica, fondatrice di ArciLesbica e promotrice del World Pride nazionale del 2000, nonché ex portavoce del Palermo Pride, di commentare la lettera:

“Cara castelbuonese, grazie per la tua lettera, che anziché uno sfogo mi sembra un atto di civiltà importante. Seppur nell’anonimato per le ragioni che tu denunci, la tua lettera aperta è un gesto di rottura nei confronti di tanta ipocrisia. E di amore per la tua comunità. So quanto ancora sia difficile vivere alla luce del sole la propria omosessualità e l’amore che ti lega ad una persona, ma tu non mollare. Sono certa che in tanti e tante intorno a te, sono pronti ad abbracciarti e condividono quello che senti. Cammina a testa alta, sempre, chi semina odio non ha futuro. Un abbraccio”

Chi, come Titti De Simone, è stata promotrice e protagonista dei movimenti politici degli Anni ’80 sa bene, e lo dimostra in ogni azione, che l’omofobia attecchisce dove i diritti civili sono deboli, sono prevaricati dalla cultura dell’odio verso qualunque diversità, sono soppiantati dai modelli dominanti e quindi di potere:

“Raccontare la storia del movimento delle lesbiche nel nostro paese significa studiare anzitutto il movimento femminista e quello omosessuale, considerando sia le lacune nella storiografia femminista sia il fatto che la storia dei movimenti degli anni Ottanta – quali quello antinucleare, per la pace, per il disarmo, il fenomeno dei centri sociali, i nuovi femminismi – è spesso nascosta dalla “retorica del riflusso”. […] Il movimento delle lesbiche ha dato un grande contributo a tutto il movimento delle donne nella decostruzione della naturalizzazione del genere e ha reso visibili/possibili nuove soggettività impreviste, eccedenti la norma.” (Clotilde Barbarulli, La parola alle lesbiche, https://www.letteratemagazine.it/2018/11/06/).

E oggi sappiamo, e subiamo, una litania quotidiana che fomenta l’odio, che istiga alla cultura del “più forte”, una litania che esclude con violenza, non solo verbale e sempre più spesso fisica, i gay e le lesbiche, soggetti “deboli” per definizione.

“Una delle principali differenze tra l’omofobia e le altre forme di discriminazione, come il sessismo e il razzismo, consiste nel fatto che i sentimenti omosessuali possono non essere immediatamente riconoscibili, almeno fino a quando una persona non decide di mostrarli apertamente. Per evitare reazioni ostili le lesbiche e i gay si ritrovano spesso a dover decidere se manifestare o meno la loro omosessualità. […]

Esiste una ulteriore differenza tra lo stato di minorità legato al proprio orientamento sessuale e quello legato alla propria origine etnica. Le ragazze lesbiche e i ragazzi gay nascono e crescono in famiglie che non hanno previsto il loro orientamento sessuale e spesso reagiscono ad esso con sentimenti negativi di paura, disgusto, odio, senso di colpa. In effetti, i genitori di gay e lesbiche vivono la perdita dell’immagine eterosessuale del/la loro figlio/a come se fosse una sorta di lutto. Al contrario, un ragazzo o una ragazza appartenente a una minoranza etnica cresce in una famiglia che, probabilmente, mostra un orgoglio marcato per il proprio background culturale e dunque sostiene e rafforza l’identità del figlio.” (ImbarcoImmediato, Orientarsi nella diversità, un manuale che accompagna e sostiene i docenti a costruire un ambiente scolastico accogliente per i giovani gay, lesbiche e bisessuali).

E’ evidente che non esistono ricette immediate o facili per scongiurare che altre ragazze, o ragazzi, a Castelbuono e non solo, possano sentirsi “rifiutate\i” dalla famiglia e dalla società, ma è necessario che si segnino percorsi chiari, evidenti e significativi. A partire dalla Scuola, alla quale chiediamo cosa viene fatto per superare le discriminazioni di genere, passando per l’Amministrazione Comunale, alla quale chiediamo che quest’anno, il 28 giugno, anche Castelbuono abbia il suo Pride, da preparare con i dibattiti e gli eventi che ne rafforzino le ragioni.

Intanto, grazie ragazza di Castelbuono che ha deciso di dire basta.

Movimento Democratici per Castelbuono

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