Don Marcello si insedia a Sant’Antonino Martire, il suo saluto alla Comunità di Castelbuono
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la lettera con cui Don Marcello Franco saluta la comunità ecclesiale di Castelbuono. Don Marcello ha preso servizio in qualità di amministratore parrocchiale della chiesa Sant’Antonino Martire ieri domenica 29 settembre. Alla celebrazione eucaristica hanno preso parte Don Francesco Casamento, il vicario generale della Diocesi di Cefalù Don Giuseppe Licciardi e Padre Giovanni D’Angelo. Don Marcello è castelbuonese e per nove anni ha amministrato la parrocchia di Isnello, inoltre è docente di religione presso l’Istituto comprensivo Francesco Minà Palumbo, la comunità parrocchiale di Sant’Antonino Martire lo ha accolto calorosamente.
Carissimi,
voglio esprimere il mio grazie a voi che da oggi sarete la mia Comunità.
La parrocchia di Sant’Antonino mi accoglie come Amministratore parrocchiale.
È qui che ho celebrato la mia seconda messa, subito dopo l’ordinazione sacerdotale. Era il 31 marzo del 2008. Sull’Altare con me quel giorno c’erano sia Padre d’Angelo, che saluto con grande affetto, sia Don Mimmo Sideli, a cui avevo chiesto di tenere l’omelia.
Dicevo che stasera la parrocchia di Sant’Antonino mi accoglie, ma mi piace pensare che sia tutta Castelbuono ad accogliermi, in questo momento in cui il Vescovo mi chiede il servizio sacerdotale qui nel mio paese di origine.
I miei anni dell’infanzia e della giovinezza sono trascorsi tra la Madrice Vecchia prima, e Sant’Antonino dopo.
Nel gennaio 2014, mentre già ero parroco a Isnello, Mons. Manzella mi chiedeva la disponibilità per l’insegnamento della religione cattolica presso l’Istituto Comprensivo Francesco Minà Palumbo della nostra Castelbuono. Ho accettato con entusiasmo e oggi penso che sia stata per me una grande opportunità di incontro e di crescita.
Da quando sono rientrato a scuola come insegnante ho pensato che questo Istituto, raccogliendo i ragazzi di tutto il nostro paese in un unico plesso, sia come la quarta parrocchia di Castelbuono.
La vedo veramente così!
Anche se a scuola non si celebrano messe e non si fa catechesi, essa rimane un luogo privilegiato di scambio con i più piccoli, dove la testimonianza vale più delle parole.
Questo servizio, che stasera mi piace chiamare ministero dell’insegnamento, è il più prezioso che mi sento di offrire a Dio. La scuola è un campo di semina privilegiato, dove l’obiettivo principale dell’insegnante è quello di accompagnare i ragazzi in quella fase delicatissima in cui, tra insicurezze da un parte ed esuberanza dall’altra, si aprono al mondo.
Trascorrere del tempo con i ragazzi a scuola, anche se è un tempo istituzionale, permette all’insegnante di entrare in forte empatia con loro, e di aprire la strada della condivisone.
I nostri ragazzi sono una ricchezza inestimabile. Lo testimoniano per esempio le ripetute premiazioni ai concorsi musicali di cui la stampa locale ha molto parlato. Vedere la loro commozione inoltre e le loro lacrime, mentre suonavano alla presenza di Papa Francesco, vi assicuro che è stato toccante.
Questo terreno fertile è anche per noi, è li che dobbiamo seminare per prima cosa l’idea del Bene. Sono sicuro che il bene seminato, primo o poi, porterà il suo frutto.
È certo però che noi educatori, dalla semina, non possiamo né dobbiamo esimerci.
In questi anni ho condiviso molto con i ragazzi, ma ho condiviso anche la fatica della semina e l’ansia del raccolto con tutti i docenti colleghi.
Da parte dei miei colleghi, che saluto tutti affettuosamente, ho visto sempre grande interesse per ciascun alunno: un interesse paterno e materno. Nessun ragazzo viene abbandonato al suo destino.
Vorrei dire, con una espressione forte, che i vostri figli sono anche figli nostri.
Questa “quarta parrocchia”, così come ho prima definito la nostra scuola, unisce tutte e tre le realtà parrocchiali, alle quali il vescovo oggi chiede un cammino rinnovato di sinodalità.
Raccoglieremo ancora i frutti di tutto il lavoro appassionato di don Mimmo e lo faremo insieme. Ma la semina non è mai conclusa né si può arrestare. Dopo ogni raccolta arriva nuovamente il momento della semina.
Penso che nella continuità, e ci tengo a sottolinearlo, nella continuità del servizio reso da Don Mimmo, debbano avvenire ancora raccolta e semina. Chiunque può gettare il seme: oggi io, domani un altro… chiunque!
Ciò che importa è che il seme gettato sia buono.
Certamente al di là della buona semina, che chiunque può fare, rimangono i rapporti umani, i vincoli di affetto che in una Comunità si vengono a creare.
Nessuno pensi, neanche per un secondo, che sia stato facile per me lasciare Isnello per venire al mio paese! Vi prego, nessuno lo pensi neanche per un solo secondo!
Isnello per me è la Comunità che per nove anni e ventitré giorni, tra gioie e dolori, ho servito e guidato nel mio primo incarico di parroco alla giovane età di 28 anni. L’ho amata e l’ho corretta subendo in silenzio la reazione della ribellione che ogni figlio può avere nei confronti del genitore che ammonisce. Chi è genitore questo dovrebbe capirlo molto bene.
I rapporti umani con le persone che ci hanno offerto la loro disponibilità per la parrocchia, che ci hanno sostenuto e incoraggiato, questi rapporti penso che non passeranno, perché sono segnati dal sigillo indelebile dell’amore e dell’amicizia. Parlo di entrambe le realtà coinvolte nello scambio odierno: sia di me per Isnello che di Don Mimmo per Castelbuono.
È questo il motivo per cui ho già detto al carissimo Don Mimmo, mio educatore negli anni del Seminario, prima come Padre Spirituale, poi come Rettore, che Castelbuono resterà casa sua e che qui tra noi sarà sempre il benvenuto.
Ringrazio dunque il Vescovo, Mons. Marciante, che ci sta ponendo la sfida della sinodalità. Siamo chiamati ad accogliere questa sfida cercando di superare gli ostacoli, tenendo conto della “quarta parrocchia” che il Signore ci ha affidato: la nostra scuola di Castelbuono.
Marcet virtus sine adversario! È il filosofo Seneca che scrive questo insegnamento prezioso, che fin dai banchi del liceo mi ha guidato e incoraggiato: marcisce la virtù senza lo stimolo della prova.
Ringrazio don Giuseppe Licciardi per la sua presenza in mezzo a noi stasera e per avermi introdotto in questa Comunità. Ringrazio altresì Don Francesco Casamento per essere qui.
Con gioia ringrazio anche voi tutti. Daremo inizio, già il prossimo 5 ottobre, a Cefalù, al nuovo anno pastorale. Seguendo le indicazioni del Vescovo, programmeremo le attività parrocchiali, sforzandoci di collaborare in un clima di interparrocchialità, con l’aiuto e la disponibilità di tutti.
Se anche di tanto in tanto sorge nel mio cuore l’ansia del profeta che non è ben accetto nella sua patria, immagine usata da Gesù nel Vangelo, che rimane fondamentalmente attuale, mi consola pensare all’affetto dei miei compaesani.
In questi anni a Isnello, per ogni angolo e in diverse circostanze, mi hanno preso in giro, ma in maniera assolutamente simpatica e affettuosa, per il nostro dialetto, per le nostre vocali molto aperte. Queste vocali aperte, tipiche della nostra parlata, che provocano anche espansione di suono e danno colore alle nostre espressioni, possano essere metaforicamente apertura di cuore e di mente.
Il Cristo Crocifisso, testimonianza verace e fervida di Amore, sostenga i nostri passi e il nostro impegno. Vi abbraccio tutti nel Signore, dai più piccoli ai più grandi e attendo con ansia di incontrarvi.
Don Marcello Franco
Castelbuono 29 settembre 2019