Emergenza Coronavirus. La testimonianza (dalla zona rossa) della dott.ssa castelbuonese Monica Cuschera

Pubblichiamo di seguito la lettera che la dott.ssa castelbuonese Monica Cuschera, Medico di Emergenza Territoriale 118 a Parma, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook. Una vera e propria cronaca di quanto sta succedendo nelle zone rosse d’Italia. La situazione sanitaria è infatti al limite e l’intento della dott.ssa Cuschera, la quale è in prima linea nella lotta al contagio, è proprio quello di sensibilizzare e far riflettere sull’importanza di osservare tutte le prescrizioni per evitare la diffusione del pericoloso virus. In basso la lettera:
– Hai paura del Coronavirus? –
È questa la domanda che sempre più frequentemente mi viene posta.
Non mi fa paura il Coronavirus.
Mi fa paura chi ignora il potenziale pericolo di quella che poteva essere un’influenza ma che è diventata la più grossa emergenza sanitaria del nostro secolo. Mi fa paura chi si preoccupa di più per i bar e gli stadi vuoti che per gli ospedali pieni. Mi fa paura chi si lamenta per le scuole chiuse e svaligia i supermercati. Mi fanno paura le campagne promotrici in favore del turismo, “Italia, l’unico virus è la bellezza”.Mi terrorizzano gli studenti fuori sede che, cogliendo l’occasione delle università chiuse, rientrano al sud dalla famiglia. Mi terrorizzano gli aeroporti aperti e la sorveglianza sanitaria quasi inesistente al sud. Quel sud che “non rinuncerà mai a baci e strette di mano”, perché noi siamo immuni all’infezione, perché a noi non succede, quel sud orgoglioso per aver negato le degenze alla caserma Botta di Cefalù perché “danneggerebbe irreversibilmente la stagione turistica”. Avrei voluto piangere dalla disperazione quando ho visto la foto della Vucciria colma di ragazzi ammassati con spalvaderia e con senso di onnipotenza e non curanza, fieri del loro “Coronavino”.
La Sicilia è ignara della reale dimensione del problema e questo mi fa paura, perché è là che vive la mia famiglia…Scrivo da Parma, appena entrata in zona rossa. Questa settimana ho lavorato mediamente 12 ore al giorno, toccando con mano questa maxi-emergenza. Tutti noi, personale sanitario, stiamo dando il massimo, oltre le nostre forze, senza orari, senza pause. Lottiamo quotidianamente contro un nemico microscopico e poco conosciuto e lo facciamo come meglio possiamo. A noi non è concessa la quarantena, i dpi stanno finendo.
Eppure siamo lì, sempre in prima linea, a coprire i nostri turni e quelli dei colleghi che si sono ammalati. Perché sì, anche i medici si ammalano e anche i rianimatori finiscono in rianimazione, da pazienti.
Il sorriso e forza non lo perderò mai, nè io e nè i miei colleghi, ma nessuno di voi immagina la fatica che si fa a respirare là dentro, non immaginate il sudore, la difficoltà nel dover guardare attraverso gli occhiali appannati, il caldo asfissiante. Ma continuo a farlo, lo faccio per voi, per le vostre famiglie, perché il mio lavoro è al servizio e tutela della vostra salute e sono fiera della divisa che indosso. Il nostro è uno sforzo disumano. A voi ne è richiesto solo uno minimo: state a casa, limitate i contatti, l’unica vera arma contro questo virus. Gli ospedali sono saturi, non ci sono più posti per salvare vite…
– Hai paura del Coronavirus? NO, ho paura della gente! –
Cronache di un Medico di Emergenza Territoriale 118 e Continuità Assistenziale. Dalla Red Zone è tutto.
Il primo commento serio che leggo da quando è iniziata l’epidemia.
Brava Monica, mi permetta il Tu, Dottoressa. A prescindere dalla grande professionalità, dal post si manifesta come sempre la tua grande intelligenza fuori dal comune. Un abbraccio virtuale da Castelbuono e buon lavoro.
E continuiamo a forgiare aperitivi di massa
Brava Monica, il destino ha voluto che tu facessi il rodaggio in uno dei momenti più difficili dell’ultimo secolo e per di più in un territorio ad alto rischio. Ma quando tutto finira, perché finirà, tu e tutti i medici di Castelbuono che state lavorando nel nord Italia scoprirete quanto sia gratificante e dolce assaporare i frutti della meravigliosa disciplina che state esercitando. E Castelbuono e Ippocrate saranno fieri di voi. Un abbraccio dal tuo collega santino leta.
Ciao Monica ,non ti conosco personalmente, e associo il tuo nome , a Paolo o a Peppe Cuschera. Manco da Castelbuono da quaranta sei anni . Anche se vado tutti gli anni in vacanza, quelli che ho conosciuti fino all’età dei 18 anni il loro ricordo è stato fossilizzato nella mente. La tua lettere mi è piaciuta e il tuo cuore che parla, da chi l’amore lo porta dentro per la gente del proprio posto come se ci fosse qualche legame embrionale, che ti lega a tutte quelle persone della tua stessa terra. Tante persone dimostrano strafottenza e menefreghismo ,superficialità e te lo dico proprio per esperienza, io è quattro anni che ho iniziato un progetto di ingentilire le menti proprio di questi individui e lo faccio attraverso la bellezza naturale dei fiori e delle piante ,metto fiori dove vedo trascuratezza e sporcizia aiuole abbandonare e dimenticale per far capire che con un minimo d’impegno si può essere persone più buone e brave abbattendo ii comportamenti violenti verso bambini ,donne e anziani. poi ricordato proprio oggi che è la festa della donna calza proprio a pennello. Ritornando al tuo appello, tutti dovrebbero leggere questa tua lettera che condivido e porterò a conoscenza dei miei contatti ciao buon lavoro un abbraccio di cuore da un tuo paesano che respirando quell’aria salubre di quella particolare meridiana dove la natura a concesso ad agrifogli di crescere non come arbusti ma di enorme piante ,o al frassino che solo da noi e il paesino vicino ci concede la manna intaccandolo nel periodo più caldo della stagione estiva e respirando quell’aria anche il nostro cuore si è ingrossato .complimenti per quello che fai e come lo fai buona giornata e sempre buona vita. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_luglio_08/canegrate-mario-piante-fiori-trasforma-paese-giardino-aiuole-65dd701a-63db-11e7-87e3-ee600ad1b24a.shtml
In questa testimonianza il senso vero di una emergenza e il valore di UNA LETTERA APERTA ai cittadini.
Mentre IRRESPONSABILMENTE qui si pensa al carnevale, ai bar aperti e a scrivere lettere aperte sul nulla contro singoli o gruppi di cittadini o a inesistenti livelli sovraccomunali come se sulla loro inconcludenza non avesse alcuna colpa diretta.
Cara Monica, siamo orgogliosi di te e del tuo operato. Chi è in trincea così come lo siete voi, merita il rispetto più assoluto. Noi italiani abbiamo sottovalutato questo pericolo, io per primo. E nella vita, quando si sottovaluta qualcuno o qualcosa, si va KO, sempre! Non è il momento di avere paura, ma di essere responsabili; responsabili per noi e per chi ci sta vicino. Tutti abbiamo diritto alla salute, chi è appena nato e chi ha novant’ anni, senza distinzione alcuna. E anche chi si trova nella parabola finale della propria vita va tutelato. Da oggi fino alla fine di questa brutta storia ( perché avrà una fine) impegnamoci a rispettare le regole imposte dal governo. Facciamo un passo indietro oggi per poter farne altri mille domani, tutti insieme, verso un futuro migliore.
Grazie, dottoressa Monica, che, da “medico di frontiera”, riesci a evidenziare la giusta attenzione alla grave e difficile situazione sanitaria del Paese. Lo fai con competenza tecnico-scientifica, con serenità intellettuale, con testimonianza affettiva nei riguardi dei tuoi compaesani. Richiami ognuno di noi all’equilibrio, di azione e di pensiero: è quello che oggi serve.