“Estraneità ai giochi corruttivi”. Traballano le accuse su Polizzotto

“Il lavoro vero, l’estraneità ai giochi corruttivi… rendono il ruolo di Polizzotto più modesto e indiziariamente più sfumato, ma allo stato, ogni diversa valutazione appare prematura e non suffragata dagli atti”. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni che ha revocato l’obbligo di dimora nei confronti dell’avvocato Stefano Polizzotto.

L’inchiesta della Procura di Messina è quella sul presunto giro di tangenti nell’appalto per la costruzione di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela.

Mastroeni è lo stesso giudice che aveva mandato Polizzotto, ex capo della segreteria tecnica e consulente di Rosario Crocetta, agli arresti domiciliari successivamente revocati. Ora l’avvocato torna definitivamente libero, nonostante il parere contrario dei pubblici ministeri messinesi. Polizzotto si è fatto interrogare e, accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Vincenzo Lo Re e Rossella Garofalo, ha consegnato la documentazione per spiegare che si sarebbe limitato a prestare “una legittima attività professionale”.

L’inchiesta riguarda la gestione di un mega appalto da 300 milioni di euro del Consorzio autostrade siciliano. Le opere sarebbero state aggiudicate al raggruppamento temporaneo di imprese Condotte per l’Acqua spa, dietro il pagamento di tangenti. Tangenti mascherate da consulenze. E qui entrava in gioco l’avvocato Polizzotto “per rimuovere ostacoli e problemi inerenti – scrivevano i magistrati – l’iter politico amministrativo dell’appalto”.

Di avviso opposto i suoi legali, che hanno presentato la lista dei giudizi patrocinati da Polizzotto. Nulla di più che prestazioni professionali.

Il giudice Matronei scrive che “sulla corruzione appare necessario valutare e distinguere ciò che è raggiunto da indizi gravi e ciò che non lo è, restando valida la prospettazione accusatoria, richiedendosi forse la individuazione di un ruolo più ridotto (sulla base di quanto provato con univocità), ma non risultando più consentito il mantenimento della misura, peraltro già affievolita”.

Come dire, è altrove che ci sono tracce del patto corruttivo e non nei rapporti di Polizzotto con i vertice del Cas e dell’impresa aggiudicataria dell’appalto. Il quadro indiziario potrà anche cambiare in presenza di nuovi elementi, ma al momento nel caso di Polizzotto sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza che giustificano una misura cautelare. Gravi indizi che, al contrario, restano intatti nel caso di altri indagati.
(Fonte: Livesicilia.it – Riccardo Lo Verso)

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