“Fu trovata la reliquia di Sant’Anna” estratto da Diario Palermitano, opera in dodici volumi di Santi Gnoffo

In occasione della festa della patrona Sant’Anna, pubblichiamo Fu trovata la reliquia di Sant’ Anna estratto da Diario Palermitano, opera in dodici volumi di Santi Gnoffo, scrittore e ricercatore storico e delle tradizioni popolari siciliane (Flaccovio). Il tentativo di furto della Sacra Reliquia che si sarebbe verificato durante la seconda guerra mondiale è in realtà una libera interpretazione di una leggenda popolare secondo la quale a tentare il furto furono dei  ladroni.

ADDÌ 22 GENNAIO 1615 – A Palermo, nel convento di Santa Lucia al Borgo, un monaco zoppo, zappando l’orticello del convento colpisce una cassa. Credendola una cassa saracena si appresta a metter via il contenuto da quel luogo sacro… ma non appena entra in contatto con le reliquie d’osso ivi contenute è sanato dalle sue infermità. Né i miracoli e i prodigi si fanno attendere… anzi si moltiplicano nella stessa giornata. Quel teschio porta una plangetta in fronte ma nessuno è capace di decifrarne il significato… è greco. Il legno della cassa non brucia nel fuoco e sana i malati! Si moltiplicano le grazie! È un giorno di letizia ma anche pieno di paura… si ricorre subito all’Inquisitore Roxas… sarà lui a decidere delle sorti di quel teschio. Già dall’indomani di quel beato 22 gennaio, l’arcano comincia a svelarsi… l’abate di Santo Spirito riesce a tradurre la scritta che recita “madre della Madre di Dio” ma capendo che tesoro prezioso ha tra le mani finge di non capire e avvisa in segreto Giovanni III Ventimiglia che trovavasi nei pressi di Palermo (Trabia o Ciminna). Comincia così quella serie di eventi che porta alla restituzione del Sacro Teschio e al ritorno a Castelbuono.

Cosa era successo? 12 anni prima, cioè nell’anno 1602, proprio a Castelbuono si erano perse le tracce della Sacra reliquia di Sant’Anna. Un frate, fra’ Giovanni da Tusa, fintosi pazzo e dopo tante traversie (era stato prigioniero nelle carceri del castello e poi graziato era stato nominato aiutante del Cappellano) era riuscito a privare i principi di Ventimiglia dell’insigne Reliquia. Le ricerche superarono gli stessi mezzi del tempo e in pochi mesi fra’ Giovanni fu rintracciato a Messina, morente, l’unica cosa che riesce a dire è “Santa Lucia”. Nonostante le mille ricerche in quella contrada castelbuonese  non  si  trova nulla.

Intanto nell’anno  1614, è già stata richiesta una nuova reliquia al Vaticano ma tutto subisce intoppi e ritardi. Un virtuoso cappuccino di nome Fra Francesco però rassicura la principessa Dorotea dicendo che la Reliquia farà ritorno e bisognerà custodirla come tesoro assai prezioso. Il cappuccino profetizza però che non potrà egli goderne la vista perché morrà prima dell’agognato ritorno. Cosi fu. Il 22 gennaio di ogni anno, a Castelbuono venne festeggiato per alcuni anni. Ad oggi la tradizione ne serba memoria durante la festa patronale quando, il giorno 22 luglio, Santa Maddalena, l’alborata sveglia la  cittadinanza con suono di  festa.

Durante la Seconda Guerra Mondiale i francesi volevano impossessarsi della Sacra Reliquia, aprirono la grata ed estrassero la Santa Reliquia… ma appena usciti dalla cappella, giunti sulle scale, la reliquia diventò pesantissima. Loro scendono e la reliquia diviene sempre più pesante finché il peso diviene insostenibile e i francesi fuggono impauriti, la reliquia sarà ricondotta dai castelbuonesi in Cappella senza alcuno sforzo. Sempre durante la Seconda Guerra Mondiale gli americani cercarono d’impossessarsi della Reliquia ma appena varcarono l’uscio della Cappella … tutte le campane suonarono per dar tempo ai castelbuonesi d’accorrere. La Santa fece in modo che più scalini i ladri scendevano più le scale aumentavano. Appena la gente accorse mise in fuga gli americani e ricondusse la Reliquia dentro la Cappella.

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