Fuga dalle Madonie, meno 2567 abitanti dal 2001 «È quasi impossibile riportare le persone a casa»

Sono Gangi, Polizzi Generosa e Castelbuono i Comuni in cui si sono verificate le diaspore più consistenti. Tendenza inversa registrata a Campofelice di Roccella, Cefalù e Lascari. Il presidente dell’ente parco Angelo Pizzuto: «Bisogna sapere offrire opportunità lavorative ai giovani del territorio che concludono il loro ciclo di studi»

Negli ultimi 15 anni quasi quattro residenti su cento hanno deciso di abbandonare le Madonie, la catena montuosa situata nella Sicilia centro-settentrionale, che si estende tra le valli dei fiumi Imera a ovest e Pollina a est. Secondo quanto riportano i dati Istat, dal 31 dicembre 2001 al 31 dicembre 2015, dai diciotto comuni facenti parte delle Madonie, si sono trasferite complessivamente 2.657 persone. Un numero, che tradotto in percentuale, rappresenta il 3,5 per cento dei 75.205 abitanti al 31 dicembre 2001. Calcolatrice alla mano, al 31 dicembre 2015 i residenti totali sono 72.548. Gli unici tre comuni a registrare un aumento della popolazione sono stati, al primo posto Campofelice di Roccella (+1.766 residenti), seguito da Cefalù (+608 residenti) e Lascari (+452 residenti). In fondo alla classifica (o in alto, se teniamo conto degli abbandoni) troviamo: Gangi (-792 residenti), Polizzi Generosa (-747 residenti) e Castelbuono (-697 residenti). In cima alla lista, tra i comuni con il più alto numero di abitanti al 31 dicembre 2015, ci sono: Cefalù (14.393), Castelbuono (8.943) e Campofelice di Roccella. Sclafani Bagni (426), Scillato (608) e Gratteri (963) sono gli unici comuni ad avere meno di mille abitanti.

Per il presidente dell’Ente parco delle Madonie, Angelo Pizzuto: «È molto difficile, se non impossibile, riportare le persone a casa. Bisogna concentrarsi invece a trattenere le persone nel territorio, soprattutto i tanti giovani che dopo il ciclo di studi sono in cerca di nuove opportunità lavorative». Per Pizzuto, uno degli ingredienti giusti sta nel puntare sulla qualità della vita: «Nei nostri paesi si vive meglio, si è più sereni, si mangia bene, ci si muove in maniera più rapida, ma questo da solo non basta. È necessario creare nuove opportunità di sviluppo che diano alle persone concrete possibilità di lavoro, sfruttare il nostro ambiente, e non soltanto da punto di vista naturalistico, ma anche turistico e della fruizione». Il presidente del Parco ha ricordato che a breve si inizieranno a formare nuove guide ambientali ed escursionistiche, in collaborazione con Aigae, un filone che molti giovani attendono da tempo per avviare le loro attività. «Bisogna fare di tutto – ha concluso Pizzuto – per trattenere sulle Madonie gli uffici che offrono servizi pubblici. Negli ultimi anni abbiamo visto gradualmente ridurre o scomparire gli uffici regionali, l’intendenza di finanza e i giudici di pace. Così come l’ospedale Madonna dell’Alto che è un altro presidio fondamentale per convincere la gente, soprattutto le giovani coppie, a rimanere».

«Siamo coscienti – ha detto la deputata Magda Culotta, sindaco di Pollina – della perdita di abitanti che non va ascritta semplicemente ad una natalità che non regge la mortalità, ma anche e soprattutto a una migrazione che coinvolge soprattutto le fasce più giovani della popolazione. Proveremo con le misure della Snai – strategia nazionale aree interne, ndr – ad invertire questa tendenza».

(Fonte: Meridionews.it – Mario Catalano)

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