Gli albergatori di Cefalù contestano gli aumenti delle aliquote IMU e minacciano 70 licenziamenti
La serrata va avanti e scattano anche 70 licenziamenti con effetto immediato. Gli albergatori di Cefalù rilanciano la sfida e mandano un messaggio forte alla città. Ormai sembra una strada senza ritorno, ma è chiaro che gli operatori si stanno assumendo una grave responsabilità con la minaccia di colpire un settore strategico dell’economia perché contestano gli aumenti delle aliquote dell’Imu decisi dal Comune.
C’è da dire comunque che la loro protesta ha più un valore simbolico che reale: la serrata coincide infatti con il periodo delle chiusure stagionali. Gli albergatori promettono di proseguire la protesta ma è ancora tutto da vedere. Al momento l’interesse degli operatori è quello di sollevare il caso anche con una strategia mediatica.
Al centro del contenzioso che sta mettendo in agitazione il paradiso delle vacanze c’è l’aumento delle aliquote decise dal Comune per effetto dei tagli del governo e della riduzione dei trasferimenti. Gli albergatori sostengono di essere già messi in ginocchio dalla crisi e cercano di mettere in secondo piano un altro tema: sono debitori di oltre due milioni nei confronti del Comune per il mancato pagamento non solo dei tributi ma anche dei servizi e della fornitura di acqua. Alcuni alberghi sono morosi di centinaia di migliaia di euro.
Gli operatori non dicono se intendono pagare per contribuire, come stanno già facendo i normali utenti e gli altri cittadini, a evitare il dissesto finanziario del Comune. L’amministrazione sta cercando disperatamente di fronteggiare la situazione con le misure di contenimento dei costi e di recupero dei crediti che la Corte dei conti chiede insistentemente di adottare. Sono gli effetti di un disastro amministrativo lasciato come pesante eredità dalle amministrazioni precedenti. Ma a pagare il conto di quelle stagioni allegre sarà ora quella guidata da Rosario Lapunzina.
Il sindaco ha già risposto alla serrata con toni moderati spiegando, tra l’altro, che non può essere il Comune il destinatario della protesta ma palazzo Chigi, da dove arrivano i tagli lineari.
Gli albergatori però non sentono ragioni. “La crisi ormai perdurante nel sistema del turismo che ha visto perdere nell’ultimo anno circa 21 mila presenze, e l’aumento sproporzionato, che ha anche visto quintuplicare le imposte comunali, sta portando al collasso l’imprenditoria alberghiera della cittadina”, spiega Federalberghi. E le 70 lettere di licenziamento con effetto immediato ne rappresentano la diretta conseguenza. L’associazione sostiene che viene tagliato il 100 per cento dell’occupazione nel settore. A rischio anche 800 stagionali previsti per il 2013.
“Non abbiamo avuto – dice Francesca Cacciola dell’albergo Le Calette – nessuna apertura da parte dell’amministrazione comunale. Chiediamo di essere capiti e se ciò non accadrà andremo avanti con la nostra protesta”.
“Gli alberghi hanno promosso Cefalù sostenendone l’economia, l’immagine e la promozione con i propri indotti e investimenti, ma oggi non siamo più in grado di pagare le imposte che ci stanno mettendo in ginocchio” sottolinea Arcangelo Scialabba della Giara. “Il Comune è responsabile del collasso dell’economia della città e dei licenziamenti che siamo costretti ad effettuare” ribadisce Pino Calabrese dell’Artemis.
“Saremo costretti a dover scegliere se pagare i dipendenti o le tasse” sostiene Rosanna De Gaetani del Costa Verde.
La protesta prende di mira le nuove aliquote. Ma sorvola sui debiti del passato. Non c’è alcun dubbio che il braccio di ferro è un colpo per l’economia e per l’immagine di una città che vive di turismo.
La tensione è forte, la situazione rischia di sfuggire di mano se è vero che anche i ristoratori sembrano intenzionati ad allargare il fronte della protesta. Anche loro mandano segnali e annunciano proteste che potrebbero decidere già domani dopo un incontro.
(lavoceweb.com)