“Hic comitia gerebant cives” | C’era una volta l’aula consiliare…

Risale al 1614 la lapide che i Giurati, ovvero gli amministratori civici della Castelbuono di allora, Ieronimo Trimarchi, Domenico Xalabo (Scialabba), Ottavio Carera e Ottavio Bando (Bannò), posero nel restaurato luogo delle adunanze dell’Universitas (l’allora Comune) “il Senatorio Palazzo nella chiazza ‘nnintra”, dove oggi è collocata, o nella casa di fronte, dov’è stata ritrovata, con la scritta HIC COMITIA GEREBANT CIVES, simbolo di un’istituzione basata sulla partecipazione dei cittadini alle scelte civiche. Qualche secolo dopo nel 1822, sullo stesso palazzo, denominato anche Banca di Corte, sul portale principale sarà incisa “Discite iustitiam populi”, dopo che per corrispondere alla volontà del vice re Caracciolo di sottrarre ai feudatari la giurisdizione penale, il Comune aveva trasformato in carcere la sua sede, trasferendosi in “una catapecchia” di via Alduino Ventimiglia sino all’affitto e poi all’acquisto di Palazzo Marguglio, attuale sede, con i più o meno opportuni rifacimenti, del Municipio.

Due sono, anche in relazione alla legislazione vigente, i luoghi simbolo del Municipio: la stanza del Sindaco e l’Aula Consiliare, con funzioni distinte e complementari e con uguale dignità. L’Aula Consiliare ha storicamente una valenza maggiore e lo dimostra nel caso di Castelbuono la collocazione del Gonfalone Comunale, oltre che le bandiere nazionale, regionale ed europea, le lapidi e i ritratti dei benemeriti e sindaci del paese. Soprattutto rappresenta la sede ufficiale del governo del Paese, là dove in forma democratica si assumono le decisioni più importanti per la Comunità.

Essendo il luogo della democrazia e del confronto, come le aule parlamentari, non dovrebbero avere alcuna titolazione, tantomeno politica, e in ogni caso tale decisione, supportata da una meditata riflessione storica, andrebbe presa dall’organo che per antonomasia vi ha la sede: il Consiglio Comunale.

Quanto poi allo svolgimento dell’atto programmato in un periodo di restrizioni, fatto salvo il doveroso coinvolgimento della famiglia e al di là della storia di un partito e di una stagione politica, se da un lato ha previsto la presenza di più o meno ingombranti o imbarazzanti politici del passato, ha escluso dall’altro i titolari di quel “luogo sacro” della democrazia, i Consiglieri comunali e il popolo di Castelbuono.

Se a gestire il Comune nel 1614 erano quattro Giurati con il loro Consiglio, oggi non deve bastare un Sindaco senza alcun Consiglio.

La Costituente per la Castelbuono di domani

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