I conti falsi del sindaco Cicero sul teatro, la precisazione del comitato Le Fontanelle

(Riceviamo e pubblichiamo) – Dopo il partecipatissimo comizio al Cine Astra, il sindaco ha voluto raggiungere anche chi quella sera non aveva potuto partecipare e giovedì 22 ottobre lo ha fatto con la solita diretta facebook dalla Casa Comunale Il pretesto è – si capisce – il covid ma come è suo solito ha approfittato dell’emergenza per parlare di amministrazione, usando l’ormai sfruttato copione che prevede di parlare di tutto per non parlare di niente. Noi, naturalmente, dal suo aulico fraseggiare stralciamo la parte relativa alle Fontanelle, non perché sia degna di alcun rilievo ma solo per fare necessaria controinformazione verso un sindaco che su ogni argomento strategicamente sparge una serie di mirate inesattezze puntando sul fatto che la gente è impegnata a fare altro che correggerlo. E lui naturalmente in questo stato si sollazza perché quelle inesattezze intanto si propagano e, subito dopo, diventano quasi verità.

Vecchi trucchi di un sindaco che continua a ripetere all’infinito le stesse cose. Una di queste – gli piace tantissimo – è che il teatro servirebbe solo tre giorni l’anno. Per il Carnevale. Ora noi del Comitato per le Fontanelle del Carnevale non ce ne può fregare di meno. Diversamente da lui e dai suoi più intimi partner politici.

A lui interessa molto il Carnevale tanto è vero che ha apprestato quella sorta di garage che chiamano Cine Astra di ogni attrezzatura, dilapidando un oceano di soldi. A lui il Carnevale interessa così tanto che, mentre a febbraio in Italia tutte le manifestazioni di Carnevale si fermavano, lui imperterrito andava avanti. Come dire: the show must go on.

Il sindaco pro tempore, in barba a ogni evidenza, continua a far finta di disconoscere che la struttura in piazza Castello adibita a spazio teatrale potrebbe essere sfruttato appieno per l’intero anno (e non per tre giorni) dalle diverse realtà artistiche e culturali che esistono in paese e non solo. Noi del Comitato abbiamo dimostrato ciò facendo un elenco financo parziale delle realtà che potrebbero usufruire di quello spazio. Quando lui dice che deve servire anche ad altro tace cose pesanti. A questo punto potrebbe rivelare a cosa gli serve veramente!

Nel corso della diretta facebook ha detto, con la sicumera propria del giocatore d’azzardo, che nel progetto è previsto tutto ciò di cui il teatro necessita. Ma lui, in cuor suo, il teatro non lo vuole, così come si deduce dalla relazione tecnico-illustrativa dove non sono previste attrezzature teatrali: né il palco, né le poltroncine fisse, né le americane, né gli arredi del palco ma solo vetrate e sedie mobili da bar. Chissà che teatro pensa di potere fare. Ancora una volta un teatro dei suoi, senza palco senza attori senza spettatori, solo avventori. Dove non si recita ma si gozzoviglia e si beve.

A un certo punto, con la nonchalance della persona che ha girato il mondo (a spese nostre) è decollato: Parma!, Modena!, Ivrea! e i teatri di queste città. Ne ha nominato qualche altro che sfugge, forse anche qualcuno vietnamita. Infine si è soffermato sul teatro di Ivrea, sui costi di gestione del quale avrebbe avuto grandi delucidazioni da un castelbuonese che in quella città vive da tempo e di cui è stato anche amministratore.

Al comune di Ivrea il teatro, anni fa, costava – dice lui – 750.000 euro l’anno che, da un calcolo grossolano, significa qualcosa come 2.000 euro al giorno. Noi, come ogni cosa che dice lui – compresa l’ora esatta – non ci crediamo. A parte il fatto che il teatro di Ivrea, per importanza, in Piemonte, è secondo solo a quello di Torino e il bilancio riflette la qualità del ricco cartellone, lui con questo paragone degno di Iachinu u Lisciu vorrebbe dire che cosa? Che anche a Castelbuono – così come a Ivrea – sarebbero necessari 2.000 euro al giorno per mantenere un teatro? Anzi come ha detto lui “si prendono 700.000 euro e si buttano”. Ma almeno si rende conto di quello che dice?

Per ritornare a Ivrea, ammesso e non concesso che si siano spesi 2.000 euro al giorno per la gestione quel teatro è capace di 456 posti ha un palcoscenico di 11, 6 m per 10,5 m la sala ha un declivio del 3% (si vede che non vi fanno banchetti), vi sono 4 americane e 8 quinte, un pavimento in legno. (Visitatelo il teatro di Ivrea). La stagione attuale vede in cartellone attori di fama nazionale. Sindaco in quello che lei vuole fare non c’è niente di pallidamente somigliante al teatro Giacosa di Ivrea. Quindi, cosa significa 750.000 euro, anzi “prendere e gettare 750.000 euro” se non parlare a vanvera come sempre?

Ora vergognandoci noi per lui, gli ricordiamo (ma lui non lo capirà mai) che i soldi spesi per la cultura, per la lettura, per la musica, per il teatro, per l’arte, per tutto ciò che ci rende migliori dentro (sindaco: l’uomo ha un dentro immateriale), fanno parte dei migliori investimenti possibili. Inoltre, lasciando stare teatri che appartengono a realtà demografiche di altro segmento, vogliamo vedere quanto costa a Bagheria, a Termini, ad Adrano o anche a Cefalù, a San Mauro, a Petralia Sottana mantenere aperto un teatro?

Ci è stato detto dal primo cittadino di S. Mauro che i costi di gestione di quel teatro sono di almeno 2 ordini di grandezza più bassi di quelli di Ivrea, tanto che con quello che il sindaco di Castelbuono ha speso per l’Astra, il finanziamento al comitato Sant’Anna pur senza corsa, l’acquisto di palco, luci e amplificazione avrebbe potuto finanziare 10 anni di teatro, di cultura. Anche funzionari degli uffici di Cefalù e informatori di Petralia hanno confermato che le spese annuali dei loro teatri si aggirano su quelle cifre.

Inoltre, tenendo conto che il Museo Minà Palumbo è aperto tutti i giorni impiegando un paio di dipendenti e che il teatro non sarebbe aperto proprio tutti i giorni (cosa che non succede neppure a Ivrea) quanto verrebbe a costare? Duemila euro al giorno?

Lei deve dire che è interessato al recupero delle Fontanelle solo per due istanze: una riguarda la strada lato valle e l’altra riguarda la sala banchetti e il giardino d’inverno che vuole ricavarvi all’interno con le ampie vetrate su piazza Castello. A noi e a gran parte del paese interesserebbe avere un sindaco che non pensa solo a tavolini, cuddruri fritti e pane cunzato in maniera ossessionata, al punto da cercare di farvi convergere ogni aspetto della vita di questo paese.

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