I curiosi risvolti dell’operazione di Bagheria: Scrivano in regola con il fisco. I voti di mafia erano fatturati
I voti che Giuseppe Scrivano comprava venivano fatturati. In fin dei conti il sindaco di Alimena e i suoi amici mafiosi si preoccupavano di essere in regola con il fisco. E non si preoccupavano minimamente di una irregolarità ben più pesante come il voto di scambio per il quale Scrivano e i suoi referenti mafiosi sono ora indagati. La curiosa attenzione di fatturare il costo dell’operazione affiora da un capitolo dell’ordinanza con cui sono state arrestate 21 persone. Contiene i risultati di pedinamenti, osservazioni, intercettazioni che documentano le “relazioni pericolose” di Scrivano, i suoi contatti e i momenti cruciali dell’accordo con Cosa nostra bagherese.
Anche il momento del pagamento non è sfuggito all’occhio attento degli investigatori. Era il 17 ottobre 2012 e il sindaco aveva appena consegnato un pacco di banconote per tremila euro. Gli uomini del boss Carmelo Bartolomeo, ora ricercato, commentavano l’“affare” e si mostravano colpiti dalla cortesia dl sindaco: uno ne parla come di una “pecorella”. Gli era apparso “di una gentilezza magari sconcertante”. Gentile e preciso. Nella fase preparatoria dell’operazione Scrivano viene intercettato mentre detta a Michelangelo Lesto il proprio codice fiscale scandendo lettere e numeri perché bisogna emettere fatture per tremila euro sotto la voce “manifestazioni promozionali per le feste elettorali”. E il ragioniere Fabio Barba ha l’incarico di registrare il pagamento nella contabilità di Villa Giuditta, ora sequestrata dalla magistratura.
In un’altra intercettazione si dice che per una “lista di 52 voti” a Scrivano sono stati chiesti 2.500 euro. È una tariffa che viene ritenuta dagli stessi procacciatori così alta che avvertono il bisogno di offrire nel “pacchetto” anche un servizio gratuito di affissione di manifesti elettorali.
In quei giorni il sindaco di Alimena è impegnato in un forsennato tour elettorale che lo porta fino a Balestrate dove incontra altre persone per organizzare la raccolta di voti e consenso. Ma il grosso della dotazione elettorale gli viene dai paesi dal mandamento mafioso di Bagheria. Nella tabella che i carabinieri hanno consegnato alla Procura della Repubblica di Palermo spiccano i 261 voti presi a Villabate, i 197 a Misilmeri, i 150 a Bagheria, i 152 a Termini Imerese. Un successo completato dai 2023 voti raccolti a Palermo e i 615 ottenuti ad Alimena dove però giocava in casa.
Peccato che sia stata una fatica inutile. Scrivano è andato con il vento in poppa ma la lista collegata alla candidatura come governatore di Nello Musumeci nel collegio di Palermo non ha ottenuto alcun seggio. E Scrivano non è entrato a palazzo dei Normanni.
Ci ha provato ancora alle politiche intruppando nelle liste della Lega Nord uno stuolo di amici e parenti stretti. Ma anche stavolta gli è andata male. L’ambizione politica di Scrivano si è persa tra delusioni e guai giudiziari.
A seguire il video-inchiesta di LiveSicilia.it:
Che vergogna! Che gente indegna! Che utilizzo misero degli strumenti democratici!