Il concetto di maggioranza (a fisarmonica) del sindaco

(Riceviamo e pubblichiamo)
Sindaco,
ci permette? Ma se non ci permette ci permettiamo lo stesso di “arrocarci il ruolo” di chiederle alcuni approfondimenti in ordine ad alcuni concetti di grosso spessore da lei espressi nel suo ispirato intervento di ieri su CastelbuonoLive.
La maggioranza.
Lei sostiene, non sulla base di dati che non ha ma di una vana speranza, che questo blog non rappresenti la maggioranza dei cittadini. Ma visto che lei spesso parla di storia, pensiamo che sovente dimentichi parti consistenti di essa perché nel 2007 lei con un altro blog – in regime di monopolio – ha fatto quello che ha voluto: allora quel blog, solo perché era in congiunzione di fase col suo progetto, le sembrava esprimere una qualche maggioranza?
Anche in ordine al teatro lei ritiene che non ci sia una maggioranza di cittadini che lo desideri, invece c’è – secondo il suo autocelebrato dire – una stragrande maggioranza che in quel posto vuole un cammaruni e un foyer, cioè delle cucine, che sembra un terminal aeroportuale e una strada in zona vincolata: è questo che lei intende per “coniugare interessi collettivi e interessi privati”? Coloro che vogliono ciò che vuole lei costituiscono senz’altro una grande maggioranza!
Ecco, ci spieghi meglio il suo concetto di maggioranza. E’ quella, a lei comoda, dei suoi 2465 voti validi del 2017, che rappresentano il 42% del totale dei voti validi? O, più opportunamente, è quella in cui i suoi 2465 voti vanno rapportati con tutti i cittadini di Castelbuono? Ma in questo caso la percentuale diventa di meno del 28%. Un pelo al di sopra di un quarto dei cittadini effettivi che lei dovrebbe amministrare. Allora, invece di blaterare e millantare maggioranze improbabili, perché non si chiede come amministrare, bene, tutti i cittadini di Castelbuono invece che, male peraltro, i suoi soli elettori?
O forse pensa alla maggioranza dei 753 cittadini, tutti certificati dal notaio, che lei dice l’abbiano “costretta” a candidarsi nel 2017 come sindaco, a sua insaputa, suo malgrado, facendole violenza, affinché un si pirdissi a simenza, privando il paese delle sue proverbiali capacità? Senza pensare che resta ancora da dimostrare, in modo inoppugnabile, la certezza di quelle 753 implorazioni rivolte non a Matri Sant’Anna ma a un vago omonimo.
E come giudica la maggioranza di Andiamo Oltre, che aveva preferito a lei un altro candidato sindaco? Quella era una maggioranza vera, riconosciuta come valida persino da lei (prima di sapere come avrebbe votato) salvo sconfessarla come incapace di scegliere a seguire (dopo aver saputo che le avevano preferito l’altro candidato). Quando si dice maggioranza variabile! Per dirla con Modugno, si potrebbe cantare che per lei … “La maggioranza sai è come il vento”.
Né maggioranza può essere il concetto da lei attuato in maniera violenta a Carnevale quando, con un arbitrio della sua autorità, ha impedito una libera, pacifica, democratica, e appropriata al periodo, manifestazione spontanea di affetto per una realtà come Le Fontanelle che lei non conosce non gradisce e sta portando al fallimento progettuale. Quella è prepotenza, non maggioranza. Ma su questo torneremo – cusà si cridi ca nnu scurdammu – e se ne accorgerà.
Lei ci fa sorridere, poi, quando addita i malgoverni dei decenni precedenti. Ma se a parte una parentesi di 5 anni (in cui lei comunque, insuperabile campione di sterili polemiche, ha fatto di tutto per impedire a quell’amministrazione, a qualsiasi costo, qualsiasi cosa) negli ultimi 27 anni di fatto ha amministrato lei, a chi può attribuire le scelte (ammesso e non concesso che sia sbagliato portare -come dice lei – attività in periferia) se non a se stesso? Quello che dice è un po’ come quando “U voi dici curnutu ô sceccu”.
A proposito, quando ha un po’ di tempo, chiarisca non a noi ma ai suoi cittadini perché lei dovrebbe coniugare gli interessi privati con quelli collettivi: lei nella qualità di sindaco deve coniugare solo gli interessi collettivi. Semmai coniughi di più e meglio qualche verbo, ma gli interessi privati, come dice la stessa parola, li lasci coniugare solo ai privati. Non è che lei ha fatto un po’ di confusione?
Andiamo alla visione ampia che lei si “arroca” (bello, a proposito, questo neologismo, altro che petaloso; foneticamente ricorda tanto uno che quando parla sembra avere la bocca piena di prugne raperine). Tornando alla visione ampia che lei si “arroca” di avere, per ora è ancora presto, ma più in là, quando sarà il momento, la faremo riflettere opportunamente con dati di fatto e non con vane speranze, in ordine a quante cantonate e marce indietro frettolose testimoniano il contrario delle sue pretese ampie visioni.
Arriviamo al ruolo di interprete del paese reale: lei sostiene che la storia questo ruolo “la” sempre assegnato ad altre organizzazioni ed istituzioni. Può darsi, ma abbiamo fondati dubbi che sia la sua istituzione ed organizzazione la prescelta.
Noi pensiamo che la storia, quella che secondo lei la guarda sempre, e il mondo che dovrebbe fare a botte con la storia per chi dovrebbe avere il diritto a guardarla di più, si girino dall’altra parte sempre più spesso. Perché la storia di cui lei parla, spesso a sproposito, assegna a tutti, ma in modo particolare alle persone libere, il diritto/dovere di esprimere giudizi critici. Se lei non digerisce i giudizi critici, ne parli con un gastroenterologo. Se vuole solo inchini, plausi, applausi, riverenze e salavoscenza ccu na cùoppula e mmenza, si renda conto che è abbondantemente fuori dalla storia, soprattutto dalla storia di un paese civile prima ancora che democratico.
Firmato I SOVVERSIVI DI CARNEVALE
Dove si firma per arroccarsi con voi? Mi voglio arroccare, p’arruccari stu palluni!
Bravi, come si dice “quannu ci vo ci vo”. Forse non mi sono espresso in pefetto dialetto come sa fare il prof Genchi, ma un plauso a questo scritto che la canta di santa ragione al soggetto in indirizzo.
Gliela canta si, ma iddu sinni futti.
Non ne possiamo più di questa amministrazione.
Finalmente un po’ di italiano (corretto) e del buon dialetto che non guasta mai! Chi sa, puo’ trarne, umilmente, parecchi spunti di miglioramento. Dante, calpestato in tante occasioni, ringrazia!