Il presidente, dott. Angelo Merlino, scrive ai dipendenti dell’Ente Parco, pensando ai giovani madoniti

“Sarebbe bello pensare che, ogni ragazzo che parte dalla Sicilia, per motivi di lavoro, idealmente avesse con sé anche il suo biglietto di ritorno nella valigia!”. Con questa frase, pronunciata dal Presidente della Regione Nello Musumeci nel corso della Sua visita presso la sede all’Ente nel dicembre dello scorso, il presidente dott. Merlino ripercorre anche il suo cammino formativo.
Ricorda che anche lui ha dovuto lasciare la nostra terra: “Proprio come dichiarato dal Presidente – sottolinea il presidente – , io sono uno di quei “ragazzi” che per le mie attività formative, scientifiche, professionali, ho dovuto fare la valigia senza avere il biglietto di ritorno in tasca. Però, non volevo arrendermi all’idea che al Sud in generale, ed in Sicilia in particolare, non potesse esserci spazio anche per me”. Un atto di coraggio, spiega, ritornare, ma adesso con un notevole bagaglio di esperienza.
E ora qui. “Questa doverosa premessa mi é servita per dirVi che, senza quell ‘atto di coraggio di tornare, non mi sarei trovato nella condizione di poter scrivere questa lettera a Voi, che sono consapevole rappresentate l’asse portante di tutto l’ Ente”. Entusiasmo. Questo chiede ai suoi collaboratori, perchè le fatiche, le professionalità, l’impegno, l’entusiasmo sono i fili che tessono l’arazzo. E non passano mai inosservati. “Durante il mio breve discorso ho utilizzato il paragone del Parco da vedere come un arazzo, del quale si rimane estasiati dalla bellezza del fronte, del lato visibile ma che spesso non si ha ben chiaro che sono gli intrecci dei fili Sul lato posteriore, non visibile, a determinarne tanta bellezza. Bellezza che solo l’ artigiano che lo ha realizzato capace di comprendere e apprezzare”. E così conclude: “Chiedo a tutti Voi, di sentirVi protagonisti, in quanto fate parte integrante di quello splendido arazzo che le Madonie rappresentano e che, con il lavoro quotidiano e continuo di tutti noi tutti, ne sono certo, lo renderà ancora più bello”. E un Parco sempre più bello è occasione per tanti per … comprare un biglietto di ritorno.
tutte belle parole.
nei fatti quanto il parco venne istituito, tra feroci polemiche, il propulsore era uno solo: speranza di assunzioni e generazione di “posti”. Se fosse stato aperto venti anni prima sarebbe andata così, la crisi economica perdurante da TRENTA anni sull’Italia lo ha impedito. Ma il progetto mancava allora e anche adesso di progettualità, di una base scientifica, e di una prospettiva di ricaduta economica.
Senza trasporto pubblico degno di questo nome, con comuni l’uno contro l’altro mossi da invidia, incapaci di fare rete io chiederei un atto di trasparenza per capire la ricaduta economica sul territorio quale è stata. Non vogliamo parlare di soldi, che puzzano? bene, la ricaduta Scientifica in termini di conservazione e tutela?
il fatto che il parco sia stato infestato dai cinghiali appenninici introdotti a Monte Cervi ha mostrato un clamoroso errore (già peraltro fatto altre volte da altre parti) e ora ci sta il parco infestato…con rischi per le persone e danni alla flora endemica del sottobosco mai voluti quantificare.
lo chiamarono PACCO delle Madonie quelli che volevano i posti e soffrivano i vincoli… ma senza un recupero dei centri storici con vincoli stringenti come quelli toscani come si pensa di avere un’attrattiva turistica?