Il Sindaco di Perugia minaccia querele al giornalista Carmelo Abbate, ospite a “La vita in diretta”
Ecco cosa sta succedendo in queste ore al nostro concittadino giornalista Carmelo Abbate, per aver liberamente espresso il suo pensiero sul caso Meredith alla nota trasmissione Rai “la vita in diretta” .
Come un nostro lettore ci segnala, al passaggio della fiaccola verità in mezzo alla folla molte barbe solenni e troppe parrucche ipocrite prendono fuoco…
(Umbria24.it)
«Basta arrivarci a Perugia e questa realtà è sotto gli occhi di tutti. A me piacerebbe che la realtà sociale approfitti di questa occasione per far emergere tutte le tensioni e le paure. C’è una cittadinanza che è fuggita dal centro storico, c’è un mercato della droga fuori controllo con i pendolari della droga che vengono a comprarla da queste bande di microcriminali che affollano le notti tra risse e accoltellamenti. Questa è a realtà ed è qui che matura questa storia». Sono queste le parole, pronunciate giovedì 4 aprile dal giornalista di Panorama Carmelo Abbate, ospite del salotto pomeridiano de «La vita in diretta», che hanno mandato su tutte le furie il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, tanto che il primo cittadino mercoledì, con una conferenza stampa, ha annunciato di voler querelare la trasmissione di Mara Venier e il giornalista del noto settimanale che si stavano occupando dell’omicidio di via Ricci.
La Rai si dissocia Frasi dalle quali, nel pomeriggio di mercoledì, la direzione della rete ammiraglia del servizio pubblico ha preso le distanze con una nota: «Nel condividere – è scritto – le preoccupazioni del sindaco di Perugia su improprie strumentalizzazioni o etichettature di una realtà civile e sociale così significativa come è quella della città di Perugia alla quale va ovviamente tutto il rammarico per l’accaduto, precisa che le dichiarazioni non sono state rese da un giornalista della Rai, ma da un ospite dalle cui affermazioni la rete prende tutte le distanze». Dalla sua invece Abbate invita il sindaco a dare vita ad un confronto pubblico.
LA PUNTATA DE «LA VITA IN DIRETTA»
Cima di violenza «Perugia – continua Abbate – è un contesto molto ma molto difficile. Non è la città del buon vivere, forse lo era. Se uno fosse onesto andando a Perugia, magari di sera, parlando con la gente e coi cittadini che sono scappati dal centro capirebbe che c’è una situazione di microcriminalità molto difficile». «Il clima di violenza – chiede qualcuno in studio – già c’era?». «Sì – risponde Abbate – assolutamente». E così «dopo alcuni giorni di riflessione» il primo cittadino dà vita a quella che ritiene «un’iniziativa pesante» ma anche «un atto dovuto: quereleremo “La vita in diretta” e chi ha denigrato la città di Perugia. Qui non si tratta di difendere il sindaco ma l’immagine della città. La misura è ormai colma. Non è più accettabile prendere spunto da un fatto di cronaca per arrivare ad analisi sociologiche da strapazzo. Questa è una presa di posizione per difendere la mia città».
LA RISPOSTA DI ABBATE: FACCIAMO UN CONFRONTO PUBBLICO
Mortificati Boccali ha poi riferito di aver telefonato alla trasmissione, dalla quale «si sono detti mortificati. Io e i perugini però lo siamo di più. Le scuse fatte privatamente non bastano. Non possiamo trascinarci dietro a vita “l’effetto Meredith” che fa descrivere la città come Sodoma e Gomorra. C’è un’esasperazione insopportabile di quello che succede qui. Perugia è una città di cultura, di università, di eventi, di attività economiche e non voglio vederla trasformata in una cloaca». Boccali fa poi un appello alla stampa locale affinché racconti «la realtà nel suo insieme: non è che bisogna difendere il sindaco ma l’immagine della città».
Controffensiva Non si tratta insomma di «limitare il diritto di cronaca e di critica alle istituzioni, cosa del tutto legittima, e del resto nessuno intende nascondere che esistono problemi, a partire dal fatto che alcune trasformazioni di Perugia sono state recepite in ritardo, ma si chiede anche di riconoscere che è in atto una controffensiva delle istituzioni e della stessa comunità perugina, sul piano dell’ordine pubblico ma non solo». «Tutte le critiche – continua – sono legittime ed è giusto che i sindaci siano lo “sfogatoio” di tutto quanto succede. Io però i problemi non li ho mai nascosti, ho incontrato forze dell’ordine e ministri, ho portato qui quello dell’Interno. La faccia ce l’abbiamo messa e le responsabilità ce le siamo prese: accetto tutto ma qui si è passato il segno».
La campagna La seconda iniziativa alla quale Boccali vuol dar vita è una «campagna nazionale per ripristinare la verità». Per far questo il sindaco ha cominciato scrivendo una lettera a tutte le istituzioni, a Camere di commercio, università, Accademia, associazioni imprenditoriali e così via: «Mettiamoci intorno a un tavolo e lavoriamo insieme lanciando iniziative». Anche perché in ballo «c’è un interesse economicamente tangibile» e la «pubblicità» fatta di fronte a milioni di spettatori non aiuta in un momento già difficile. Infine il sindaco ha chiesto che si nomini in breve tempo il nuovo prefetto.