Le Fontanelle. Vuoi vedere che n’adurammi u Santi sbagliati?

Ci siamo lasciati con il rendiconto dell’audizione del Comitato per Le Fontanelle, del sindaco e del progettista Monaco alla Commissione Cultura, Formazione e Lavoro del 18 febbraio scorso, nel corso della quale il sindaco e il suo alter ego architetto Monaco avevano affermato che il progetto era pronto e sarebbe stato presentato entro febbraio 2020.

Ora, visto che il progetto era pronto già il 18 febbraio, una volta cessata l’emergenza, ci aspettavamo, ancora aspettiamo e l’avìemu u tìempu d’aspittari, la sua presentazione. A maggior ragione che il sindaco il 3 aprile scorso parlando urbi et orbi, come il papa, quindi con il mondo che lo guardava, come sempre, aveva affermato con i toni decisi e i termini ultimativi che gli sono propri: presenteremo il progetto la prossima settimana. Ma, come si dice alle nostre latitudini: U vidìstivi u voi?, né aìeri né oi. Ora, conoscendoli entrambi per la loro precisione svizzera, ci sarà una grave causa che ha determinato un tale ritardo. Forse l’architetto Renzo Piano Monaco sarà stato impegnato con la consegna del nuovo ponte Morandi? O forse il sindaco ha avuto una mancata congiunzione astrale? Rimane il fatto che del progetto, più volte sbandierato come pronto già da novembre 2019, non c’è ancora mancu u çiàviru.

Facendo un paragone con un dramma del teatro dell’assurdo (che calza perfettamente col ponderato progetto di Renzo Piano Monaco) si potrebbe dire che questo progetto è come Godot che lo aspettano, forse da sempre, ma il tanto atteso Godot anche “Oggi non verrà, verrà domani”. E il domani non arriva mai.

Che poi, se anche arrivasse il progetto finalmente (magari il sindaco nel suo comizio di sabato 13 pronuncerà ancora il fatidico “La prossima settimana presenteremo il progetto”), la situazione probabilmente peggiorerebbe per il nostro primo, secondo e terzo cittadino (ha occupato tutto il podio, o sùolitu sua) e per il suo alter ego architetto Monaco. Infatti, data l’inconsistenza, l’inadeguatezza, l’inutilità, l’insostenibilità, del progetto che hanno finora fatto trapelare, finalmente l’universo mondo (che anche stavolta guarderebbe disgustato) si accorgerebbe che si tratta di uno spreco di risorse e, soprattutto, della impossibilità che Castelbuono abbia un teatro a servizio delle diverse vive realtà presenti in paese. Perché il sedicente progetto, che nasce come ristrutturazione del Cine Teatro Le Fontanelle ma è finalizzato ad essere addomesticato come poli-funzionale (in primis cammaruni, sala conferenze, dépendance del museo civico, sala banchetti, punto d’appoggio per i festival di piazza Castello e forse oggi potremmo aggiungere anche un’altra finalità) non è un teatro, con buona pace del supponente Renzo Piano Monaco che probabilmente non ha la voglia o ritiene la parcella incongrua per progettare un teatro vero.

E dato che a noi piace essere concreti e documentati nelle osservazioni, oggi cominciamo con il contestare tre dei tanti aspetti controversi, ripromettendoci di affrontare almeno i più importanti a breve.

Oggi, sulla scorta delle notizie e dei fatti in nostro possesso, focalizziamo l’attenzione sul tipo di ristrutturazione scelta, sull’enorme foyer fine a se stesso e sulla inquietante strada che dovrebbe abbracciare tutta la zona che corre dietro il castello, notoriamente sottoposta a vincolo dei beni culturali, e che non si capisce dove debba andare a finire, o forse sì. Aspetti che, come vedremo, sono intimamente collegati.

La ristrutturazione scelta, certamente la più antieconomica, è quella di abbattere l’attuale edificio e ricostruirlo di nuovo. Anzi, tutto nuovo tranne le mura comuni con le costruzioni limitrofe all’attuale. Abbiamo immaginato, e per tanto tempo il sindaco e Monaco, sempre più come il gatto e la volpe, ci hanno raccontato che le mura delle Fontanelle versante Madonn’â Catina fossero appena appoggiate, senza fondamenta, che non si reggessero nemmeno, e che anche il resto della struttura fosse strutturalmente critico. Hanno chiesto al riguardo una perizia geognostica completa, certi che avrebbe confermato la loro ipotesi. Invece no: sappiamo che la perizia ha rivelato la perfetta integrità della struttura attuale. Addirittura sembra che essa suggerisca di non abbattere l’attuale edificio ma di ridimensionarlo in altezza e perimetro per quanto necessario, onde inserirlo architettonicamente nel contesto dell’area castellana, con enorme risparmio economico e con giovamento nell’ottenimento di un teatro funzionalmente adeguato.

Ma come? Questo non è ciò che avevamo suggerito fin dalla fine del 2016 a Tumminello (che fu favorevole) poi a Renzo Piano Monaco e ultimo, ma non il meno importante, dall’agosto 2017, a Cicero? La risposta del gatto, suggerita dalla volpe, è stata sempre che il muro del prospetto di valle è precario per stabilità, quasi pericolante. E come mai non hanno tenuto conto dei risultati di questa perizia che, se applicati, avrebbero potuto indirizzare il risparmio strutturale verso gli arredi e tutte le vere opzioni per avere un teatro oggi rimandate, in accordo con la strategia dell’attuale sindaco, per essere confinate nel dimenticatoio? Che interesse può esserci ad abbattere completamente l’attuale costruzione se non è necessario?

Aspettando che qualcuno risponda nel merito e con dati di fatto, e una volta tanto senza il solito profluvio di parole, l’ultima domanda posta ci “impiatta”, il foyer ipotizzato. Un foyer sproporzionato e fuori luogo, sia rispetto ai numeri dell’edificio che hanno “progettato”, sia con riferimento all’ingresso effettivo del teatro – che storicamente e per ragioni di buon senso si è aperto sempre su via S. Anna (il vecchio teatro comunale) o su piazza Castello (Le Fontanelle) –  sia per l’impatto osceno che questo foyer, che in buona parte eccede l’attuale ingombro in pianta rispetto al vecchio teatro, avrebbe guardando dalla Santuzza: oggi si vede un edificio volumetricamente disarmonico, ma funzionalmente adeguato, domani vedremmo un edificio volumetricamente disarmonico e funzionalmente inutile. Una gran bella differenza … in negativo.

Bene. Un foyer di questo tipo si può fare solo prevedendo di abbattere completamente l’attuale costruzione. Con l’ipotesi di ristrutturazione suggerita dalla perizia di cui abbiamo detto (e dal Comitato fin dal primo momento, nel 2016) non ci sarebbero i presupposti per costruire ssa gran sorti di foyer. Ed ecco che si mette in luce il collegamento tra l’esigenza (esclusiva del sindaco e del prode progettista Monaco) di abbattere tutto e ricostruire con il foyer: lo scopo è il foyer sproporzionato, che si può fare solo se si è “costretti” (ma non dalle verifiche strutturali) ad abbattere completamente l’attuale costruzione. E radere al suolo per ricostruire è solo lo strumento. Ma, attenzione, proprio al suolo no! Abbatteranno ciò che è più facile (a parte il fatto che per distruggere la balconata col cemento armato più integro di qualche costruzione di cinque anni fa, spenderanno un oceano di soldi) e necessario per il foyer. Per esempio, le mura comuni con gli edifici limitrofi, che richiederebbero di immergere del tutto i mani ammùoddri all’acqua càvira, vogliono lasciarle: e questo spiega quella genialata architettonica della culla muraria senza alcun senso per la quale il prode Renzo Piano Monaco e il sindaco (stavolta invertiamo l’ordine dei fattori tanto il prodotto non cambia) si stringono a coorte. Una culla muraria presentando la quale si verrebbe bocciati senza appello in un qualsiasi esame di progettazione anche nelle meno quotate facoltà di architettura.

E la strada, direte voi? Sta male, grazie. Anzi, fa star male chi vuole il teatro vero. Perché alla luce di ciò che abbiamo detto, la strada si spiega solo per la presenza di questo sproporzionato e immotivato foyer, con tutte le riserve sulla inconsistenza storica, di opportunità ed architettonica. Quindi, riassumiamo i passaggi logici. Affinché la strada lato Madonn’â Catina si giustifichi, soprattutto in zona gravata da vincolo, è indispensabile che ci sia l’ingresso al teatro, il foyer architettonicamente orripilante, lato Madonn’â Catina. Ma perché si possa costruire questo foyer, bisogna abbattere tutte le mura dal lato Madonn’â Catina. Vuoi vedere, quindi, che la causa di questi orrori è proprio la strada lato Madonn’â Catina? Ma chiediamoci e chiedetevi: A chi serve veramente questa strada?

Per finire, visto questo aborto di strada, visto che il parto del progetto ancora ritarda, visto che, tradizionalmente, le gestanti castelbuonesi s’adùranu â Madonn’â Catina noi tutti dovremmo cominciare a pensare di mettere da parte Santannuzza ed elevare infervorate preci â Madonn’â Catina affinché i nascituri – il nuovo teatro e il nuovo sindaco – siano più adatti allo scopo degli attuali. Ma ci vuole veramente poco.

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