Lettera aperta di Mario Cicero – Ho un Sogno: Fare Amare il Territorio dove Vivo.

Lettera aperta di Mario Cicero - Ho un Sogno: Fare Amare il Territorio dove Vivo.

Il comprensorio  che si estende dalle Madonie alle Vallate del fiume Himera, in questi venti anni passati è riuscito ad avviare diverse iniziative che hanno permesso allo stesso di avere un ruolo attivo nella programmazione e attuazione delle politiche dello Stato, della Regione e della Comunità Europea, che con i loro finanziamenti hanno permesso sia agli enti pubblici che ai privati di realizzare opere pubbliche ed attività imprenditoriali che oggi offrono servizi ed opportunità di Lavoro,  qualificando la qualità della vita e permettendo nel contempo di arginare il fenomeno dell’immigrazione.

 

Basta leggere i vari interventi, le relazioni, le proposte e i convegni fatti in questi anni,  per comprendere il dinamismo culturale e sociale che la classe politica e dirigente di questa “Città a Rete” che stiamo costruendo  ha ed ha avuto.

 

Nel contesto politico-amministrativo dove sono cresciuto e dove ho maturato una mia sensibilità ambientale, sociale ed economica, ho cercato di dare il mio contributo, consapevole che questo comprensorio può crescere solo se si lavora insieme, dal piccolo comune al grande centro urbano, valorizzando le peculiarità di ogni comunità, superando i campanilismi e le mediocrità personali, dando il giusto valore alle risorse ambientali, monumentali, storico-culturali e a quelle umane. Infatti, solo se saremo capici di capitalizzare le varie idee e i progetti che  in questi anni abbiamo proposto, riusciremo ad invertire questa pericolosa tendenza allo spopolamento, non solo umano ma anche culturale ed intellettuale del nostro comprensorio.

 

Molte cose si sono realizzate, altre sono in fase di realizzazione, vedi Pist, distretti Turistici, piano della mobilità. Qualche anno fa nel 2008, firmando da Sindaco di Castelbuono, pubblicai una lettera aperta “Il Futuro che Vogliamo”, che vide aprire un costruttivo dibattito di diversi soggetti istituzionali che arricchirono quelle mia riflessione, (quell’intervento si può rileggere su Castelbuono.org cercando nell’archivio) oggi intervengo per esprimere altre idee, che lette come riflessioni propositive auspico possano servire per contribuire a dare nuove opportunità al nostro comprensorio.
Comprendo che la sfida che abbiamo davanti è grande, la crisi politica ed economica che sta attraversando la nostra Nazione e Regione, ti porta allo scoramento e a pensare di rifugiarti dentro una politica di assistenza e di attesa. Spero che non si ripercorrono gli errori del passato, da questa crisi a mio modesto avviso si esce se sapremo rifondare il nostro stile di vita e se sapremo riconvertire la nostra economia, non  più assistita ( il socialismo reale dopo l’Unione Sovietica solo in Sicilia) ma dando a tutti e ad ognuno in particolare, la possibilità di potere realizzare le proprie idee, legittime e desiderate. Per realizzare tutto ciò la politica e la classe dirigente deve fare la sua parte, mettendosi senza paura del confronto a capo di un processo di cambiamento, dal dinamismo nasceranno idee e progetti: io voglio dare il mio contributo.
Le idee che di seguito espliciterò, nascono dalla conoscenza del territorio e dalla volontà di fare diventare risorsa quello che oggi abbiamo anche  abbandonato.

 

La Diga di Blufi: questo mostro voluto dalla politica clientelare ed affaristica di diversi anni fa,  che sperperando miliardi di Lira, ha distrutto un territorio, violentando vallate ed ecosistemi ambientali unici, oggi quest’opera rimane abbandonata e ignorata da tutti. La proposta che intendo fare è quella di trasformare il cantiere chiuso, mettendolo in sicurezza, in un’ aula didattica all’aperto, coinvolgendo dei giovani Ingegneri, Idraulici, Geologi, Geometri e guide Turistiche, che opportunamente formati propongano dei percorsi didattici, invitando sia le università, le scuole superiori del settore costruzioni, a visitare questo “cantiere aperto” per vedere come si realizza una diga. Costruire pacchetti turistici per tutti coloro che vogliono vivere il fascino di trovarsi dentro una vallata che ha delle sue peculiarità ambientali di flora, di emergenze storiche (vecchi Mulini, case contadine, ) che sarebbero state cancellate con l’invasamento della Diga. Si potrebbe realizzare un complesso edilizio per allestire delle aule per vivere il cantiere o aule multimediali dove simulare la vita di una diga.
Inoltre,  nella galleria che attraversa il blocco montuoso delle Madonie, che collega i due versanti,si potrebbe realizzare un percorso naturalistico. Galleria che doveva portare acqua nella nascente diga, rimasta incompiuta, che segna un’ altra “ferita” dentro il nostro Parco , ma che oggi se  illuminata, messa in sicurezza e con percorsi interni, può diventare una opportunità, favorendo con una gestione controllata la fruizione  di luoghi unici. Ritengo che questa idea possa creare un turismo didattico, ambientale, quello dell’avventura e della fantasia, creando posti di lavoro diretti e dell’indotto. Inoltre, potremmo chiedere all’Ente Parco, di istituire insieme all’Arpa e all’Assessorato Territorio e Ambiente, una rassegna biennale di cortometraggi sui disastri ambientali causati dalla costruzione di dighe, o dalle trasformazioni dei corsi d’acqua, volute dall’uomo. Inoltre, non bisogna dimenticare che a Blufi vi è un importante Santuario, La Madonna dell’Olio che si potrebbe collegare con  gli altri due Santuari esistenti nel nostro territorio,  quello di Gibilmanna e  quello della Madonna dell’Alto, creando un percorso di fede.
L’altra idea che vorrei presentare, investe la comunità di Scillato, comune strategicamente posizionato su una delle vie di comunicazione più importanti della Sicilia, l’autostrada Palermo Caltanissetta, Enna, Catania, senza dimenticare che per raggiungere Agrigento, Siracusa, o Ragusa da Palermo e viceversa bisogna transitare su quella importante arteria autostradale.

 

Considerato il bellissimo ed ancora integro nucleo urbano,  recuperiamolo predisponendo i fabbricati esistenti per ospitare le migliori e prestigiose firme della moda, dell’arredamento, delle attrezzature elettroniche ed informatiche, integrando con spazi dedicati ai prodotti di qualità, biologiche e biodinamiche, insediando  dei ristoranti stellati, cibo di strada di qualità, aeree culturali  e ricreative, ne nascerebbe così  un vero  naturale e qualificato centro commerciale.

 

Riqualifichiamo un centro urbano, non bruciamo territorio, creiamo occupazione, facciamo vivere i  colori, i sapori e la storia di un popolo, che della cordialità ed accoglienza ne ha fatto sempre un punto di forza.
Come spesso ci ricordiamo quando giornalmente parliamo tra di noi, la nostra Sicilia,  può vivere di turismo solo riuscendo a dare i giusti servizi, nei trasporti, nella sanità, nella gestione dei rifiuti, nel servizio idrico, negli impianti sportivi e nell’offerta culturale (teatro, musica), riqualificando il territorio sul piano ambientale, urbanistico,  ed energetico.

 

Partendo da queste considerazioni, di seguito rappresenterò altre idee, che a mio parere,  possono favorire la presenza turistica nel nostro comprensorio. Riconvertire la zona industriale di Termini Imerese, dando l’opportunità di costruire alberghi, infrastrutture e servizi per il turista, rimane sicuramente uno degli interventi più importanti, sia come investimento economico, che come impatto ambientale, potremmo offrire una spiaggia che inizi da Termini e finisca a Pollina. Inoltre, bisogna investire con urgenza, nel ripascimento delle nostre spiagge, infatti, continuando a trascurare questo fenomeno, le nostre spiagge scompariranno e i turisti cercheranno altri lidi. Su questi interventi, ritengo bisogna coinvolgere imprese private, che hanno anche la capacità di mantenere l’opera negli anni futuri. E’ opportuno avere una politica comune per la gestione delle spiagge e dei lidi, auspicando che possano essere accessibili anche ai diversamente abili, gestire insieme le zone  urbanizzate che costeggiano il mare, istituendo zone a traffico limitato, ticket per i servizi resi e una politica ambientale energetica condivisa. Inoltre, parlando di turismo non si può prescindere nel pensare al turismo della terza età e a quello dei soggetti diversamente abili, che hanno come prima esigenza un’ eccellente assistenza sanitaria: l’idea è di trasformare tutta la parte vuota dei fabbricati dove sorge l’ospedale di Petralia Sottana in residenza turistica , si avrà un’assistenza sanitaria 24 ore al giorno si può attivare un centro benessere, si può utilizzare la vicina piscina e fare attività ricreative in un territorio incontaminato, con un ricco patrimonio monumentale, artistico ed ambientale, senza dimenticare che viviamo in un territorio, dove il clima ci permette di fare attività esterne per molti mesi durante l’anno, che può attrarre un turismo internazionale e nord Europeo, dove il clima sicuramente è più rigido. E ancora, se si vuole un turismo di qualità, bisogna offrire ottimi prodotti dell’agricoltura, certificati biologici o biodinamici; tutto ciò è possibile nel nostro territorio, infatti, le produzioni agroalimentari del nostro comprensorio hanno questi requisiti,  bisogna solo ottimizzare la loro produzione, la logistica e la commercializzazione, in tal senso un ruolo importante lo può svolgere, oltre al mercato ortofrutticolo di prossima realizzazione a Campofelice, il centro servizi di Valledolmo dove si possono attivare dei laboratori didattici per le scuole, associazioni, università, ospedali, dando la possibilità a tutti gli attori interessati e ai singoli cittadini, di comprendere come si evolvono le fasi di produzione dei prodotti che normalmente consumiamo, nelle nostre famiglie, scoprendo come la qualità alimentare migliora la qualità della vita. Qualità di vita che molte volte viene travolta da problemi di salute, che affliggono tutti noi, vedi bulimia e anoressia, questa malattia investe molti giovani , mentre centri di cura  ne esistono pochi e la maggior parte si trovano al nord. L’idea già avviata è quella di trasformare l’ ex Albergo Milocca, di proprietà della Provincia Regionale di Palermo, sito a piano Castagna, a Castelbuono, in un centro di recupero per queste patologie.

 

Un’ altra tipologia di intervento utile al nostro territorio, è di creare le condizioni per rendere vivibile e confortevoli i nostri centri storici, offrendo delle opportunità urbanistiche, che permettano la copertura di alcune strade e Piazze, creando degli spazi coperti, che ti danno la possibilità di fruire con qualsiasi clima i nostri centri storici, immaginiamoci la copertura della Piazza difronte al Municipio di Petralia Soprana, Piazza Commercio a Campofelice , Via Arco Mante a Castelbuono, la Piazza principale di Geraci o il corso di Gangi.
Infine, non si può dibattere delle Madonie, se non si affronta la problematica di piano Zucchi e Piano  Battaglia, con il recupero delle cave abbandonate di Polizzi Generosa. Tutti ci ricordiamo come l’idea di valorizzare quel territorio, ha sempre avuto una priorità nell’agenda politica del comprensorio.

 

Fino ad oggi però non si è trovata la soluzione per fare vivere quelle località, nel pieno rispetto dell’ambiente e  dell’eco sistema naturale. Nei decenni passati, abbiamo assistito ad un assalto di persone, che hanno solo maltrattato quel  territorio, chi invece ha investito realizzando la propria abitazione, non ha rispettato nessun piano urbanistico, il risultato è che oggi  ci viene consegnato un territorio degradato, dove molti edifici sono abbandonati, o peggio ancora fatiscenti, ridotti in ruderi. Le cave invece, sono rimaste ferite, in un territorio di grande ricchezza ambientale e di biodiversità.

 

La proposta, che voglio sottoporre al confronto, so che sarà vista come un’ idea megalomane e irrealizzabile, invito tutti però ad una attenta riflessione, sia  politica, che tecnica- urbanistica, politica: voglio ricordare, una generazione si distingue, se riesce a lasciare segni tangibili del suo passaggio e della sua attività; oggi assistiamo che oltre a creare mostri, e danni ambientali, i più lungimiranti sono riusciti a conservare e valorizzare quello che i nostri antenati sono riusciti a costruire, che i nostri nonni e padri non hanno distrutto. E’ poco per una generazione che ha inventato tecnologie super sofisticate, in molti campi, che vive  trasformazioni culturali e sociali che segneranno il destino e la storia delle future generazioni.
Le cave si potranno utilizzare come aree a campeggio, a parcheggio, costruendo musei all’aperto  delle tradizioni storico, ambientali delle Madonie.

 

Piano Zucchi deve diventare un borgo vissuto, predisponendo un progetto di insediamento urbano,  con una pianificazione urbanistica, che metta le fondamenta per costruire un nuovo nucleo urbano,  di cinquecento abitanti, con tutte le tecnologie più moderne, imponendo una edilizia eco compatibile, con un’ architettura che favorisca il risparmio e l’ efficientamento energetico. Questo insediamento ritengo si possa localizzare nella zona circostante la Chiesa già esistente, abbattendo tutte quelle costruzioni che sono in abbandono o che deturpano il territorio rinaturalizzando i siti liberati..

 

Tutto ciò in considerazione anche al nascente centro astronomico, che vedrà la presenza di studiosi e scienziati, di tutto il mondo. Un nucleo abitativo con queste caratteristiche, attrarrà artisti, intellettuali, poeti, scrittori che vogliono lavorare e vivere in un luogo singolare, ma che si affaccia al mondo con le più moderne tecnologie; solo così a mio parere si rilancerà Piano Zucchi e Piano Battaglia, infatti, se riflettiamo e analizziamo come vivono i centri montani dove insistono impianti sportivi, o di svago, notiamo che tutti hanno un nucleo urbano, che fa parte integrante del sistema. In questo modo, il sistema dei servizi e dell’offerta turistica convivono, sia i residenti che gli ospiti richiedono qualità ed efficienza, che deve essere offerta tutti i giorni,“costringendo” la pubblica amministrazione ad una gestione costante dei servizi e del territorio.

 

Ho voluto rappresentare queste idee, convinto che se  continueremo come abbiamo fatto in questi anni, ad avviare seri progetti, daremo la possibilità al territorio di diventare un laboratorio di cose da realizzare, molti saranno i settori  coinvolti, l’artigianato, l’agricoltura, le professioni e il mondo del Lavoro e senza farneticare o sognare ad occhi aperti, se saremo capaci di governare questi grandi cambiamenti, chiedendo alla politica romana e palermitana di ascoltarci e di non fuggire, riqualificheremo un territorio, lo valorizzeremo, creeremo Lavoro diretto e indotto. Non starò a quantificare con proiezioni scientifiche, ma penso che a pieno regime  si creeranno da tremila a cinquemila posti di lavoro stabili,  senza il ricatto del grande industriale, ma creando un sistema che si auto alimenta, in un percorso virtuoso, solidale, partecipato come è nella tradizione imprenditoriale della nostra Italia, dove le piccole e medie imprese avevano un ruolo non soltanto produttivo ed economico ma anche sociale.

 

Una riflessione finale è d’ obbligo, negli ultimi anni, da parte di alcuni amministratori sta emergendo un campanilismo, che porta a chiudersi dentro il recinto della propria comunità, privilegiando l’interesse del proprio comune a discapito di quello comprensoriale. Tutto ciò a mio parere mortificherà la progettualità futura, si deve lavorare affinché si ritorni alla politica condivisa, favorendo percorsi di solidarietà territoriale tra comunità più dinamiche della zona costiera, e quelle che stanno subendo lo spopolamento, infatti, a mio parere solo interagendo tra i territori, in un progetto culturale, sociale, economico comune, le future generazioni, possono sperare se lo vogliono, di vivere in questi territori.
Un aspetto che non bisogna dimenticare è che dobbiamo attrezzarci per interloquire con la politica regionale e nazionale, molto distratta nello studio di alchimie istituzionali ed economiche, lontana nel  dare risposte alle problematiche reali che vivono i territori e le comunità locali, favorendo così l’inaridimento sociale che sfocia in intolleranza ed egoismo.

 

La fase politica e sociale è delicata, tocca a noi prendere in mano il nostro futuro, non affidando  delega in bianco a nessuno.

 

Io credo che si può vivere e produrre in questa nostra bella terra. La Sicilia bisogna amarla, senza soffocarla, le Madonie ancora una volta devono fare la propria parte.
Queste sono alcune proposte, molte altre se ne possono fare, sono convinto che con il contributo di tutti, molti sogni diventeranno realtà.

 

Cordiali Saluti.

Mario Cicero

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