Lettera NON aperta ai lettori di CastelbuonoLive (dove NON si parla delle Fontanelle)

Carissimi,

l’oggetto di questa mia non riguarda – come qualcuno a corto di idee potrebbe subito pensare – Le Fontanelle ma attiene a una questione di carattere antropologico e linguistico.

Come sapete, ho passato buona parte della mia vita a raccogliere patrimoni materiali e immateriali riguardanti la nostra comunità, destinati a sicura scomparsa. Con Gioacchino Cannizzaro, tanti anni fa ormai, abbiamo fissato su carta una parte significativa della nostra parlata, comprensiva di termini e aspetti fraseologici. Quel lavoro mastodontico fu reso possibile grazie al contributo di una settantina di informatori che ci permisero di indagare e scandagliare quasi ogni aspetto della nostra cultura materiale.

Da tempo ho per le mani un’altra impresa (ma rende di più il dialettale mprisa) dialettologica, o meglio onomastica: quella relativa ai soprannomi di Castelbuono. Nel 2013 dedicai all’argomento due puntate di CastelbuonoStorie che riscossero la benevolenza e l’interesse dei lettori. Ora è arrivato il momento di fare un lavoro organico che non sia quello – sterile – di dare ai circa mille soprannomi raccolti un ordine alfabetico e basta.

Oggi vorrei intraprendere questa impresa costruendo la rete di informatori fra quei lettori di CastelbuonoLive (così avremo la possibilità di verificare se sono veramente dodici) che si ritenessero interessati alla ricerca e disponibili a collaborare. Il volume prodotto, che avrà per titolo «Antroponimia popolare a Castelbuono», apparirà nella collana l’ALS per la Scuola e il Territorio diretta dal prof. Roberto Sottile del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani.

Dicevo che un lavoro antroponimico non si limita a produrre un elenco incongruo di soprannomi ma tende a sviscerare soprattutto il movente, la motivazione, che ha portato qualcuno ad appioppare quel soprannome, che allora funzionava quasi come un codice fiscale, e che a volte si è tramandato per cinquecento anni, come nel caso di Patàcchië attestato per la prima volta nel 1567. Interessa quindi capire se il soprannome è arcaico o recente, se è familiare o individuale, se è di mestiere (u piddrarë), se è un etnico (l’arminisë), se attiene a caratteristiche fisiche (Tatarànchië) o del carattere (u Lagnë), se sia idiomatico (Ggioia mia), fonosimbolico (Ta-ta-zzà) o anche triviale (Culë-cacatë). Interessa anche conoscere qualche aneddoto legato a quel soprannome.

La raccolta del materiale avverrà on-lain sotto una forma la più possibile ludica che stiamo elaborando. Al lordo di tutto, verrà proposto un soprannome e i commentatori, anche anonimi (nessuno vi chiederà di metterci la faccia, anche perché – spesso – chi ce la mette è perché non ha niente da perdere), potranno contribuire con informazioni libere o che verranno di volta in volta richieste. A titolo di esempio vi riporto un lemma già elaborato e che riguarda un soprannome abbastanza noto a Castelbuono: Nfurna-pàssulë che risale al 1695 (se non addirittura a prima) e che mette in risalto un delicato problema legato alle motivazioni delle nciùrie e cioè che la motivazione non è detto debba risiedere in ciò che sembra evidente.

Nfurna-pàssulë (inv.) [familiare; idiomatico] composto da nfurna e pàssulë, lett. ‘trangugia uva passa’ e non già ‘che inforna l’uva passa’, dal momento che l’appassimento dell’uva non avviene in forno. ● Soprannome venne apposto a un bambino che fece fuori una gran quantità di uva passa. ►   VS: nfurnari ‘ingoiare’ e spreg. ‘mangiare’. ♂ Nfurnapàssulë,  ♀ a Nfurnapàssulë eventualmente preceduto dal nome proprio. ║ att. 1695 [Reg. matr.].

Un bimbo mangiò un intero contenitore di uva passa. La mamma, scoperto il misfatto, in presenza dei compagni, pare gli abbia detto: «cchë ffa, të nfurnastë i pàssulë, evé?, të nfurnastë i pàssulë!», (che è successo, hai mangiato l’uva passa, non è vero?, hai mangiato l’uva passa, no?). Al che i compagni cominciarono a canzonarlo ripetendo: «nfurna pàssulë, nfurna pàssulë».

Ecco, dovremmo trovare delle notizie per redigere una voce press’a poco in questo modo. Spero vi sia venuta un po’ di voglia e di curiosità. Cominceremo fra qualche giorno, giusto il tempo di sistemare le  cose. Vi prego di essere professionali, discreti e di non fare domande sul soprannome del Sindaco, del quale già sappiamo tutto.

L’ambiguità finale, naturalmente, è voluta.

A presto, Massimo Genchi

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