Né l’abbattimento né il centro polifunzionale. Noi rivogliamo… Le Fontanelle


Il comitato per Le Fontanelle è grato e terrà in prezioso conto chiunque vorrà intervenire sull’argomento, con risposte al post o con mail a comitatolefontanelle@gmail.com, ma per dare concretezza ed utilità agli interventi questi non possono essere anonimi.

Dopo anni di favole e postulati sulle Fontanelle, un gruppo di appassionati – che non si rassegna al fatto che quel sito possa subire una fine così ingloriosa – ha deciso di vederci chiaro e ha costituito un Comitato per approfondire i non pochi aspetti di una questione che si cerca di presentare come un nodo gordiano. Dopo avere passato l’intero autunno a studiare le carte e ad elaborare una proposta organica di RISTRUTTURAZIONE, il 26 dicembre, nel corso di una pubblica assemblea il Comitato per Le Fontanelle, dati alla mano (che qui di seguito vi vengono offerti assieme alle necessarie considerazioni), ha confutato una serie di “verità” cementate dimostrando che, basta volerlo – cittadini ed amministratori – perché il teatro Le Fontanelle possa ritornare a vivere con la sua balconata.

Premessa

Dopo 32 anni di chiusura e dopo che, per 32 anni, i diversi gruppi attivi nei vari ambiti teatrali hanno dovuto letteralmente inventarsi gli spazi dove rappresentare i pezzi della loro produzione, dovere sentire parlare ancora di un centro polifunzionale da 100 posti a sedere da costruirsi sulle macerie delle vecchie Fontanelle desta un certo raccapriccio e una buona dose di stupore. Già, perché pensare di dovere demolire un posto dove potere fare teatro per fare spazio a un equivoco centro polifunzionale da appena 100 posti non qualifica per arguzia chi lo propone. Castelbuono non ha bisogno della ennesima saletta che potrebbe ospitare al massimo conferenze poco affollate o riunioni di gruppi politici o ancora qualche festicciola di un gruppetto di anziani. Eppure è questa la via che si sta affannosamente percorrendo non per amore del teatro, né per una sensibilità verso la bonifica di quel sito ma più semplicemente per avere, fra qualche mese, titoli da esibire (“Sono stato io ad avere recuperato Le Fontanelle”) quando ci sarà da fare rendiconti per chiedere la vostra fiducia e il vostro consenso.

Ma attenzione perché tante persone in paese sono convinte che con l’attuale progetto (nel quale, non senza una certa dose di insidia comunicativa, si parla di RESTAURO) Le Fontanelle potrà ritornare ad essere lo stesso spazio teatrale di una volta, dove potere rivedere tante compagnie teatrali di nuovo su quel palco, di potere ritornare ai celebrati veglioni di carnevale, in altre parole che il teatro Le Fontanelle possa tornare ai vecchi fasti. Bene, sappiate che non sarà così: mentre si parla di restauro, si punta a radere al suolo il teatro (brutto, ingombrante, tutto quello che volete, ma pur sempre un teatro) per realizzare tante piccole e inutili stanzette, delle scatole cinesi.

Cenni storici

Nel corso di diversi secoli, per far fronte alle sempre maggiori istanze del pubblico tese ad avere uno spazio teatrale più congruo, quello stesso sito è stato sottoposto a successivi ampliamenti. Da scuderia, e forse da chiesa sconsacrata, fu adibita dapprima a sala di rappresentazioni, successivamente, nel tardo Seicento, vi fu costruito il teatro con tre ordini di palchi. A metà Ottocento fu ulteriormente ampliato con l’aggiunta di quattro palchi di proscenio che permise di potere disporre di 280 posti. Infine, con la costruzione delle Fontanelle, il numero totale dei posti a sedere salì a 560.

Storicamente, quindi, gli interventi sul teatro sono stati mirati all’aumento della sua capienza. Oggi, invece, si assiste a una clamorosa quanto incomprensibile inversione di tendenza. Una inversione di tendenza che dà il quantum della ratio che alimenta la capacità di analisi dei diversi responsabili di questa paradossale vicenda.

Accanto a questa idea avveniristica di intervento ne esiste un’altra la quale per certi versi è ancora più bizzarra della prima, consistendo nel volere abbattere l’edificio per rendere libero – per la prima volta dopo seicento anni – il lato ovest della piazza.

Il motivo non è chiaro, qualcuno dice per ampliare la piazza al fine di aumentarne la capienza e visto che gli spettacoli estivi fanno registrare sovente il TUTTO ESAURITO, si potrebbe così arrivare al TUTTI ESAURITI. Qualche altro dice che l’abbattimento delle Fontanelle permetterebbe di avere un belvedere, beninteso, su qualcosa che sarebbe tutto fuorché qualcosa di bello da vedere. Ma secondo quanto assicurano fonti molto accreditate, l’eliminazione del mostruoso edificio, permetterebbe alla pia che, alla sera, discende dalla montagna vecchia, di planare sulla piazza e di ristorare non i ristoranti ma gli spettatori di piazza Castello, tramortiti dalla furia dello scirocco e provati dagli effetti opprimenti dell’anticiclone delle Azzorre.

A parte gli scherzi, quale che sia la giustificazione, sventrare il lato ovest della piazza, creando una discontinuità (chi nnicchi e nnacchi?) lungo il perimetro dell’area castellana, avrebbe press’a poco lo stesso senso di sventrare la piazza del duomo a Cefalù, la piazza del Campo a Siena o, più modestamente, la piazza del Loreto a Petralia Soprana per esplicitare il Belvedere che permette di osservare i paesi di mezza Sicilia.

Perché continuare a cercare, per Le Fontanelle, soluzioni che non risolveranno l’annoso problema di chi fa teatro a Castelbuono? In quanto deve essere chiaro che qualora dovesse andare in porto quell’infelice progetto, i castelbuonesi rimarrebbero vagnati e senza funci, che, tradotto per chi parla da aulico in su, significa che subirebbero la beffa oltre il danno.

Ma vediamo come stanno realmente le cose, perché su Le Fontanelle, da svariati anni ci raccontano un sacco di menzogne.

Posti a sedere: nel cine-teatro Le Fontanelle e possibili con la ristrutturazione

Il cine-teatro Le fontanelle, inaugurato nel 1955, disponeva di 380 posti in platea e 176 posti in galleria, per un totale di 556 posti a sedere. Tali posti rispettavano le norme vigenti all’epoca.

La domanda che ci si deve porre oggi è quanti posti siano compatibili con la normativa vigente. Il ritornello che tutti ci siamo sempre sentiti rispondere, in merito alla capienza possibile nei progetti approvati, avviati e, per fortuna, mai conclusi su Le Fontanelle, suonava più o meno così: “Nessuno pensi a una disponibilità di posti paragonabile a quella del vecchio cine-teatro Le Fontanelle. Ciò è impossibile alla luce delle norme attuali, al massimo si potrà arrivare a 80-100 posti, massimo 120”.

Questo mantra, sentito un numero indefinito di volte, ci ha quasi ipnotizzati, impedendoci di andare a vedere perché fosse così. Anche tutti i componenti del comitato ne sono rimasti, inizialmente, vittima. Così per tanto tempo, nessuno ha formulato le uniche domande logiche e sensate, e cioè: “Ma davvero le norme dicono questo?”. “E in caso affermativo, quali sono queste norme?”

Negli scorsi mesi, spinti dal richiamo divenuto pressante di riavere Le Fontanelle, abbiamo finalmente sentito il bisogno di verificare cosa fosse cambiato così radicalmente nelle norme, determinando un abbattimento della capienza possibile di posti a sedere. Ci siamo documentati in merito alle norme vigenti oggi le abbiamo studiate e, nell’incertezza che la nostra limitata esperienza in questo ambito ci potesse far commettere errori di valutazione, ci siamo confrontati con uno studio di ingegneria che affronta tali problematiche, in particolare quelle relative alle regole da rispettare per la sicurezza antincendio. Il risultato consolidato ha cominciato a instillare dentro di noi il dubbio, atroce, che quanto ci avevano raccontato sulla capienza possibile non fosse vero. Ma andiamo per ordine.

La normativa in materia è quella data dal D.M. 19 Agosto 1996 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo” (S.O.G.U. n. 14 del 12 settembre 1996). Per chi volesse consultare e valutare personalmente la risposta a questi interrogativi, una versione coordinata e commentata di questa norma, emendata con le modifiche intercorse negli anni successivi alla sua pubblicazione, la proponiamo al seguente link:

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source

Noi l’abbiamo studiato (assieme ad altri elementi sull’argomento) ricavando una serie di vincoli che si possono riassumere come di seguito indicato.

Premesso brevemente che, secondo la norma si intende per affollamento la capienza massima di posti a sedere e in piedi possibile per un locale di pubblico spettacolo, si stabilisce che la capienza possibile per un locale dove si vogliono effettuare pubblici spettacoli al chiuso e con posti a sedere fissi, sulla base di quanto disposto dal D.M. 19 Agosto 1996 e successive modifiche, è così regolata:

  1. Massimo affollamento.
    • Per teatri, cinematografi, cinema-teatri, auditori e sale convegno, sale da ballo e discoteche, teatri tenda, circhi, il numero massimo di posti a sedere è quello autorizzato dalla Commissione di Vigilanza sui L.P.S., nel rispetto delle norme di sicurezza e di igiene vigenti (Lett. Circ. n. P718/4118 sott. 20/C del 27/3/1997)
    • Per i locali di intrattenimento ovvero locali destinati a trattenimenti ed attrazioni varie, aree ubicate in esercizi pubblici ed attrezzate per accogliere spettacoli, con capienza superiore a 100 persone, la capienza deve rispettare il vincolo di 0,7 posti a sedere per m2 di superficie interna utile. La superficie utile è da intendere come superficie interna lorda ottenuta togliendo i muri perimetrali e includendo i muri e tutti gli accessori interni (servizi, foyer, platea, palco, ecc.).

 

  1. Rispetto delle norme di sicurezza e di igiene vigenti. Se assimiliamo Le Fontanelle ristrutturato ad un teatro (come è giusto che sia usando la definizione del D.M. 19 Agosto 1996 e successive modifiche, “TEATRI: locali in cui si presentano al pubblico spettacoli lirici, drammatici, coreografici, di rivista e varietà, caratterizzati dalla scena, ivi compresi i locali destinati a riprese cinematografiche e/o televisive con presenza di pubblico”), secondo quanto detto al superiore punto l’affollamento deve essere stabilito dalla Commissione di Vigilanza sui L.P.S. sulla base “del rispetto delle norme di sicurezza e di igiene vigenti”.
    • a. Per quanto riguarda le norme di igiene si dovrà assumere che ci sia una ventilazione adeguata, che include un minimo di 4 m3 per ogni posto, e un numero di servizi igienici sufficienti; a quest’ultimo proposito le normative più stringenti che abbiamo trovato, parlano di 1 servizio igienico ogni 90 posti, con un numero uguale per uomini e donne e di questi ultimi uno almeno deve essere adeguato per i diversamente abili. Ipotizzando per il momento il numero di posti del vecchio cine-teatro Le Fontanelle, si può quindi desumere che siano più che sufficienti 6 servizi igienici per la platea (3 per uomini e 3 per donne, di cui uno adeguato per i diversamente abili) e 2 servizi igienici (1 per uomini e 1 per donne) per la galleria. Probabilmente ci sono altri requisiti di dettaglio da rispettare ma si tratta di aspetti, perfettamente risolvibili con una adeguata progettazione dell’intervento, su cui non vale la pena dilungarsi in questa sede.
    • b. Relativamente invece alle norme di sicurezza, bisogna considerare 3 aspetti: sicurezza statica dell’edificio, sicurezza rispetto alle norme anti incendio, sicurezza rispetto alla disposizione dei blocchi di posti a sedere.
      • b1. Sicurezza statica: da rispettare in questo ambito le Norme tecniche per le costruzioni – D.M. 14 Gennaio 2008. Gli interventi necessari sono comunque compatibili con un intervento di ristrutturazione: una delle ipotesi prospettabili è quella di rendere la struttura resistente ad eventi sismici attraverso l’inserimento di telai in acciaio, con eventuali dissipatori sismici, e di una trave a doppio T adeguatamente dimensionata che scarica sulla struttura intelaiata alle pareti, come irrobustimento della struttura che sostiene la galleria.

  • b2. Sicurezza anti incendio: a questo proposito, tralasciando in questa sede gli argomenti come materiali da utilizzare, impianti di ventilazione e climatizzazione, impianti elettrico e di illuminazione, impianto idrico, ecc. (che sono aspetti predisponibili in sede progettuale, senza rischi di conflitto normativo e di fattibilità) è indispensabile focalizzarsi su quanto segue:
    • Il numero minimo di uscite di sicurezza, in base alle norme, è di 2 uscite di sicurezza per i locali che prevedono fino a 150 posti a sedere e di almeno 3 uscite di sicurezza per i locali che prevedono più di 150 posti a sedere. Si tratta di valori minimi che perdono di validità se quanto detto al punto successivo evidenzia un fabbisogno maggiore.
    • Per la platea, che ha (e si possono mantenere nella ristrutturazione) le uscite di sicurezza accessibili tutte dalla stessa platea, si può assumere una capacità di deflusso (parametro che interviene nel calcolo delle uscite di sicurezza) di 50; la galleria invece ha una uscita di sicurezza direttamente accessibile (che ha anch’essa una capacità di deflusso di 50) e un’altra accessibile attraverso una scala a cui si accede dalla platea, con una distanza inferiore a 40 m, per la quale si può assumere una capacità di deflusso di 37,5. In definitiva per la sala si ha una capacità di deflusso di 50 e per la galleria di 43,75 (media aritmetica). Sulla base di ciò per la platea il numero di uscite di sicurezza, assumendo 380 posti a sedere, è dato da 380:50 che determina l’esigenza di 8 moduli da 60 cm, equivalenti a 4 moduli da 120 cm; per la galleria, ipotizzando 150 posti, il numero di moduli di uscite di sicurezza è dato da 150:43,75 che individua 4 moduli da 60 cm o 2 moduli da 120 cm (il vecchio Le Fontanelle prevedeva per la galleria 4 moduli da 120 cm e per la platea 2 moduli da 120 cm).
  • b3. Norme per i blocchi di posti a sedere. Se assumiamo che i posti a sedere desiderati per Le Fontanelle ristrutturato siano più di 200 e che la distanza tra gli schienali delle file sia di 80 cm, devono essere rispettate le seguenti regole: blocchi di posti di massimo 10 file di 16 posti; corridoi tra blocchi, tra blocchi e pareti tra blocchi e palcoscenico di almeno 120 cm; larghezza dei posti fissi con bracciolo di almeno 50 cm.

Sulla base delle dimensioni della platea e di queste norme sono confermabili i 380 posti a sedere ivi previsti per Le Fontanelle, mentre per la galleria con gli stessi criteri possiamo confermare 150 posti (tenendo conto del vincolo per le uscite di sicurezza discusso precedentemente).

Altri aspetti rilevanti per il progetto

Ci sono altri elementi che bisogna considerare nella ristrutturazione di Le Fontanelle: la rimozione dell’attuale copertura, l’abbassamento dell’altezza della costruzione e l’inserimento armonico nel contesto di Piazza Castello del nuovo edificio. Ovviamente non vogliamo sostituirci all’estro dei progettisti a cui saranno demandate le decisioni effettive, ma formuliamo un’ipotesi fattibile, giusto per far capire come sia possibile, con la sola ristrutturazione, coniugare gli obiettivi strutturali e di armonia con il contesto con lo status di vero teatro.

L’attuale copertura di Le Fontanelle è uno sgorbio estetico ed architettonico ma anche una bomba ambientale, essendo stata fatta in materiale contenente amianto. Inoltre ha un’altezza esagerata dalla necessità di includere una cabina di proiezione in alto per il cinema di Le Fontanelle. Oggi che questa esigenza può essere superata, si può pensare di ridurre l’ingombro verticale dell’edificio.

Un’ipotesi possibile è quella di eliminare il tetto attuale, costruire un nuovo tetto, per esempio a padiglione, che si appoggia su una struttura reticolare, e abbassare l’altezza della copertura di 1,60 m. La riduzione di altezza lascerebbe tra la galleria e il soffitto un’altezza minima di 2,70 m.
L’inserimento nel contesto architettonico di Piazza Castello è un aspetto che richiede sicuramente uno studio specifico e mani esperte ed avvezze a queste problematiche. Gli interventi di riduzione volumetrica e di sostituzione del tetto prospettati però agevolano sicuramente tali interventi architettonici mirati.

Uno dei punti vincolanti per un nuovo progetto di ristrutturazione di Le Fontanelle, è la gestione degli scavi dei precedenti interventi e dei reperti ivi ritrovati, e la strategia da adottare per evitare che ulteriori ritrovamenti compromettano la realizzazione del progetto.

Va precisato innanzi tutto che, sulla base di informazioni che vorremmo consolidare personalmente per sicurezza, la posizione della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali, in merito ai reperti ritrovati, ritiene sufficiente la loro messa in sicurezza apponendo una copertura fissa o, addirittura, avendo la certezza che questi vengano repertati e conservati adeguatamente. La prima ipotesi è certamente compatibile con la ristrutturazione di cui parliamo e con le norme di sicurezza; se fosse vera la seconda sarebbe ancora più semplice trasferire e repertare gli effetti ritrovati in uno dei musei di Castelbuono.

Per il resto la strategia ipotizzabile per evitare di imbattersi in ulteriori ritrovamenti, è la più semplice ed efficace: evitare di fare ulteriori scavi. Se le idee fondanti sono, la ristrutturazione del vecchio edificio, nei termini esposti, il raggiungimento di caratteristiche anti sismiche con l’inserimento di telai in acciaio con dissipatori sismici e la rinuncia alla discutibile esigenza di creare spazi polifunzionali sotto il pavimento dell’attuale teatro o di creare strutture murarie sul lato ovest (Madonn’a Catina) dell’attuale edificio, è evidente come non ci sia alcuna necessità di effettuare ulteriori scavi, da cui la facile equazione: niente scavi = niente reperti archeologici ed ulteriori valutazioni e prescrizioni da rispettare per la loro gestione.

Infine, considerando il finanziamento ottenuto e disponibile, deve essere valutata la possibilità di portarlo a termine in coerenza con le ipotesi qui prospettate; se questo è possibile è evidente il vantaggio di sfruttarlo appieno, riducendo drasticamente i tempi che ci separano dal nuovo teatro Le Fontanelle (non sarebbe soltanto un sogno un completamento entro il 2017). Questa possibilità richiede la presa in carico dei requisiti irrinunciabili prospettati, supportati dai dati sul rispetto delle norme, da parte dell’amministrazione, il loro ribaltamento sul gruppo di tecnici che dovrebbero redigere una perizia di variante sostanziale del progetto -attualmente in elaborazione- per prevedere la realizzazione di una struttura che mantenga l’attuale ingombro planimetrico al fine di non scendere al di sotto di 400 posti e con una significativa riduzione dei volumi in altezza per un armonico inserimento nel contesto architettonico di Piazza Castello e il mantenimento sostanziale della pianta dell’edificio.

Se questo non fosse possibile, seppure a malincuore, sarebbe sperabile la rinuncia al finanziamento ricevuto. Servirebbe, a quel punto, un nuovo iter progettuale che riparta dal progetto di fattibilità, utilizzando ad esempio uno strumento innovativo introdotto dalla nuova normativa sui Lavori Pubblici, che dà alla Pubblica Amministrazione la facoltà di promuovere una consultazione pubblica estesa a tutti i soggetti portatori di interesse sull’opera, i cui esiti dovranno essere tenuti in conto nelle fasi progettuali successive (definitiva ed esecutiva).

Considerazioni conclusive

Sulla base di quanto detto in merito ai posti a sedere possibili, è evidente che si potrebbero chiedere in prima battuta alla Commissione di Vigilanza per L.P.S, con argomenti più che sufficienti, 530 posti a sedere Ma anche considerando la necessità di rispettare il vincolo sull’affollamento, considerato che la superficie interna lorda è intorno a 580 m2, si potrebbero agevolmente ottenere 580 x 0,7 = 406 posti a sedere.

Ecco quindi che il mantra ipnotico di cui si parlava prima, circa l’ineluttabilità di non poter superare i 100 o 120 posti, si scioglie come neve al sole di agosto. Probabilmente ottenere il numero di posti congruo che è stato appena postulato, con basi normative inossidabili per quanto da sottoporre agli enti preposti, richiede con certezza fasi progettuali più complesse per autorizzazioni, nulla osta e pareri vari agli enti competenti, a cominciare dalla Commissione di Vigilanza per i LPS. Ma la stella polare dell’intervento di ristrutturazione di Le Fontanelle non deve essere, non può essere, la facilità di intervento o la velocità di aggancio di un (im)probabile progetto ri-finanziato.

Un nuovo Le Fontanelle da 100-120 posti sarebbe inutilmente dannoso perché appena inaugurato non riuscirebbe a sostenersi. Sarebbe l’ennesima sala riunioni come ne abbiamo tante a Castelbuono: Sala delle Capriate, Casa speciale, Casa Failla, sale disponibili al Castello dei Ventimiglia e al Chiostro di S. Francesco. Cui prodest una struttura del genere? Sicuramente non alla collettività che pretende un vero teatro, anche senza sale per la scenografia e laboratori teatrali, ma con un palcoscenico che sia tale e una capienza che non costringa ad aspettare l’estate e una serata senza pioggia per fare cultura, per appassionare, per divertire i tanti castelbuonesi che amano il teatro, i concerti, la danza, e gli eventi che fanno e moltiplicano la cultura e l’aggregazione sociale virtuosa. Forse la risposta al cui prodest è: al politico di turno, che cerca un inutile mostrina, o a chi si aggiudicherà i lavori di progettazione e realizzazione, che sarà saldato solo sulla base del progetto approvato, non della soddisfazione degli utenti dell’opera. Ma questo noi non lo vogliamo. Questo noi non lo permetteremo se tanti condivideranno questa idea.

A nome di tutti coloro che hanno a cuore le sorti delle attività teatrali e delle Fontanelle chiediamo quindi all’amministrazione di avere un moto di orgoglio, di non abbarbicarsi al risultato immediato ed effimero quanto inutile e dannoso, lasciando ai posteri un’opera imperitura e non la programmazione di un fallimento. A loro chiediamo di riflettere perché le opere pubbliche puramente speculative, come sembra quella oggi accarezzata, già dall’indomani dell’inaugurazione rimangono chiuse per sempre; deve essere valutata, invece, l’idea che ogni opera deve sottendere il concetto di fruibilità effettiva, come è stato per il nostro teatro in questi secoli, per auto sostenersi e vivere indefinitamente nel tempo.

Pertanto, senza mezze parole e in termini ultimativi, chiediamo all’amministrazione di avere il buon senso, prima che il coraggio, di rivedere l’attuale prospettiva progettuale per valutare la possibilità di rispettare i requisiti di un vero teatro. Se questo sarà possibile tutti saremo contenti, diversamente non bisogna aver paura di perdere questo finanziamento, cosa che se ineluttabile, alla fine farebbe perdere concretamente giusto qualche foto di inizio lavori o di inaugurazione a breve. Ma poco male, in quel caso la validità dell’amministrazione si potrebbe dimostrare con l’intrapresa di un nuovo progetto che, lasciando da parte le particolari esigenze del politico, dell’impresa o dei progettisti, guardi invece a quelle di chi fa teatro e a quelle del pubblico. Un nuovo progetto che ridia la vecchia dignità al teatro di Castelbuono, non la mortificazione che questo progetto abborracciato riserverebbe a tutti noi. Perché dopo le foto e i post su Fb, su quel “coso” attualmente oggetto del progetto finanziato calerebbe la morte.

Meglio continuare a coltivare il sogno possibile di un teatro che costruirne la sua tomba definitiva.

Il comitato per Le Fontanelle è grato e terrà in prezioso conto chiunque vorrà intervenire sull’argomento, con risposte al post o con mail a comitatolefontanelle@gmail.com, ma per dare concretezza ed utilità agli interventi questi non possono essere anonimi.

 

Comitato Le Fontanelle

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