Il PD, i “nuovi orizzonti” e gli arcobaleni grigi. Una riflessione di Magda Culotta

Questa riflessione sul Partito Democratico nasce da molti spunti che ho letto dopo il 4 marzo sui social, di iscritti o elettori/simpatizzanti, e da tante discussioni fatte a quattro occhi con amministratori, imprenditori e semplici cittadini.

Per iniziare mi torna utile la riflessione di Nino Musca, Segretario Provinciale Giovani Democratici Palermo, che in questo nel suo blog elenca 12 (S)punti di riflessione per Nuovi Orizzonti.

I 12 punti sono in larga parte condivisibili, sintesi di un sentire comune ormai nel popolo dei democratici, dopo la sconfitta del 4 marzo.

Ma mancano due cose:

1) l’autocritica e l’ammissione di responsabilità dirette per la gestione del partito negli ultimi tempi, fino alle vicende elettorali

2) trarre le dovute conseguenze dal punto 1.

Peraltro, questo mi pare un sentiment comune tra chi dentro il partito appartiene ad una certa area politica. Basta rileggere quanto scrive Davide Faraone su “Il Foglio” del 21 marzo scorso e riflettere sul fatto che abbia disertato le ultime due direzioni regionali, prima e dopo le elezioni politiche.

Possiamo insieme discutere di “Nuovi orizzonti” solo dopo aver fatto questo, ossia dopo aver ammesso, tutti, le nostre colpe e i nostri limiti.

In un altro più lontano post, sempre Nino Musca, parlava così:

Io penso che Renzi ha fatto molto bene nei suoi mille giorni di Governo. Su altre cose ha sbagliato. Serve anche umiltà e riconoscere gli errori. Nessuno ha la bacchetta magica o la verità in tasca. Un vero leader deve riconoscere alcuni errori o abbagli presi durante il proprio percorso e chiedere scusa.
Chiedere scusa e ripartire. La forza di Renzi e del PD deve essere anche questa.
Avviamo una fase nuova con il coinvolgimento popolare e degli iscritti.
La politica é cambiata anche grazie al PD.
Ma le impronte del 4 dicembre sono ancora calde.
Serve un congresso ricostituente per ridare senso a questa comunità politica.

Ma era il 15 febbraio 2017. La campagna elettorale e “i nuovi orizzonti” erano lontani.

Nel frattempo il congresso lo abbiamo fatto, ma oggi possiamo dircelo con franchezza che è stato un congresso quasi finto. Oggi non possiamo più sbagliare. Convinti come siamo che il PD sia non utile, ma fondamentale alla tenuta democratica di questo Paese, dobbiamo essere capaci di riaccendere la fiducia collettiva.

Non è aspettando o sperando che la destra o il M5S falliscano che riconquisteremo tale fiducia.

Riattiviamo e creiamo luoghi di confronto vero, affrontiamo i bisogni quotidiani delle persone, parliamo di temi.
Altrimenti faremo solo un inutile esercizio retorico.

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