Roma: la Chiesa nella Città. Frati Conventuali nella movida romana. Intervista al castelbuonese P. Paolo Fiasconaro
(Fonte: news.va – Radio Vaticana)
I missionari anche in questo periodo, fino al 3 settembre, per il quarto anno consecutivo, si possono incontrare sulle banchine del Tevere, a Ponte Garibaldi, in una delle manifestazioni del periodo estivo a Roma. Si tratta dei Frati Minori Conventuali del Centro Missionario diretto da padre Paolo Fiasconaro.
“Roma: la Chiesa nella Città”, la trasmissione curata e condotta da Fabrizio Mastrofini, d’intesa con l’Ufficio Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma, incontra padre Paolo Fiasconaro.
«Sono il direttore del Centro missionario di Francescani Conventuali e portiamo avanti un’animazione per i frati. Come direttore del Centro missionario e vivendo nel convento di san Giacomo, proprio sul Tevere, e vedendo le manifestazioni della “movida” romana, mi sono chiesto se non ci fosse spazio anche per noi. Sono andato da Gianni Marsili, ideatore dell’iniziativa degli stand lungo il Tevere, per chiedere se tra i 2 chilometri ci fosse uno spazio per noi».
E cosa accadde?
«Bussai alla sua porta e si spalancarono tante porte, verificando l’attenzione e l’interesse verso la mia proposta, nel dare anche un volto umanitario e sociale alla “movida”. Ci hanno dato uno stand nel punto più centrale dell’Estate Romana. Quest’anno il 50% sono stranieri, il 30 italiani e solo il resto è composto da romani. Vedere i frati missionari che distribuiscono depliant, dove c’è un televisore con immagini delle missioni, ebbene diamo la possibilità di un approccio diretto sia con la missione sia con i frati».
Intervista audio (cliccare sulla freccia rivolta verso il basso)
Padre Paolo, prima di tutto si presenti lei stesso.
Come siete organizzati?
Lo stand è un luogo semplice e prima di tutto non vende oggetti. Cerchiamo di essere una presenza in mezzo alla gente, una presenza della Chiesa in uscita nella “movida”. Vogliamo valorizzare il tempo libero e le persone alle volte restano spiazzate. Però il concetto di missione va oltre ogni ideologia, si mettono da parte tutte le barriere perché nella missione c’è l’apertura all’altro, alle culture; la missione è un concetto alto. Lo stand è importante ma è l’abito del frate ad attirare molto più di ogni altro aspetto. Verifico la contentezza delle persone di trovare un segno religioso, pur in una situazione del tutto laico. In un momento di spensieratezza, il segno religioso è una mediazione con la cultura di oggi. Molti chiedono come trascorrere del tempo in missione. Alcuni dicono che sono disposti a fare anche lavori umili e allora si tratta di spiegare che i missionari hanno bisogno di professioni per far crescere le popolazioni. E poi ho coinvolto i ristoratori della manifestazione, l’anno scorso, a finanziare il vitto per un anno per 400 bambini della missione francescana a Kampala, in Uganda. Un bellissimo segno di solidarietà».
«Nello stand – prosegue padre Fiasconaro – abbiamo collocato una gigantografia di san Massimiliano Kolbe e di Santa Chiara, visibili da entrambi i lati del Tevere. C’è poi una grande fotografia di san Francesco e di Papa Francesco. Questi i segni visibili per tutti coloro che transitano sulle banchine. Molti fanno la foto accanto a quella del Papa e tanti vogliono anche il frate accanto. E così in giro per il mondo ci sono tante di queste fotografie circolanti».
Consegnate anche delle cartoline e c’è animazione musicale. Ce lo racconta?
«Una mediazione bella per dialogare con la gente è la consegna di una cartolina da inviare a Papa Francesco attraverso di noi, se lo vogliono, per dire cosa secondo ogni persona è la missione. Quest’anno ho coinvolto la comunità di giovani Vittoria di Dio. Due volte alla settimana questo gruppo del Rinnovamento nello Spirito fa animazione attraverso la musica. Vengono anche dei gruppi etnici, attraverso i Padri Scalabriniani, per esibirsi».
Mi dica qualcosa di più sulle persone che passano e si fermano.
«La tipologia della gente che passeggia è molto variegata e soprattutto siamo in un ambiente molto laico. Molti anche se indifferenti sono comunque rispettosi. Altri sono molto calorosi e ringraziano per la presenza dei frati che non immaginano di trovare. Il messaggio passa perché in modo molto semplice siamo per vivere questi momenti insieme agli altri. Esserci e portare un messaggio di semplicità e letizia è un’idea vincente: dobbiamo uscire dalle nostre strutture e capire che è necessaria una presenza visibile. Ecco la Chiesa missionaria in uscita di Papa Francesco».
La movida romana come periferia? È questa la sua idea?
«Credo che la movida romana sia una periferia. E mi piacerebbe un maggiore coinvolgimento della Chiesa locale. Ne ho parlato col vescovo di settore già a suo tempo. Oggi a Trastevere ci sono otto parrocchie. Vorrei che la Chiesa locale facessi di più. Il Centro missionario si è mosso, sarebbe bello coinvolgere le parrocchie e celebrare la messa sulle banchine. Finora non siamo riusciti a dare questa presenza di Chiesa locale in un contesto di migrazione e di estate. Come Chiesa locale non siamo presenti, almeno finora. Da parte mia ho messo nel sito dell’Estate romana gli orari delle messe nelle chiese del centro storico più vicine alla manifestazione, in modo che chi lo desidera sappia dove trovare un’assistenza religiosa. Certo siamo a Roma e la Chiesa locale potrebbe darsi da fare di più. Questa sul Tevere, a mio avviso, è un po’ una periferia esistenziale: come si va al mare a Ostia, la sera si scende nelle banchine e qui dobbiamo esserci e dare la nostra testimonianza, fornire una possibilità di dialogo e di incontro, indipendentemente dal credere o non credere. Penso che il valore della nostra presenza sia questo: far vedere Papa Francesco, padre Kolbe, un video sulle missioni francescane, il frate che distribuisce depliant e resta in mezzo alla gente; è il segno di una valorizzazione del tempo libero. Pensi che l’anno scorso abbiamo distribuito 30 mila depliant e non ce n’era uno buttato per terra. E soprattutto abbiamo avuto tanti riscontri, nei mesi successivi, durante l’inverno, di persone che vengono a trovarci per parlare».
I Frati Minori Conventuali: fino al 3 settembre sulle banchine del Tevere. Grazie. Alla prossima!