Studenti pendolari: viaggio all’inferno. A scuola con mezzi fatiscenti su strade dissestate
Le odissee dei pendolari, in Sicilia, sono un’appendice del quotidiano, del paesaggio finanche, delle storie fotocopia che si raccontano. Quasi una stanca normalità. I comparti della mobilità e della viabilità rappresentano la faccia tra le più indecorose che la regione possa presentare ai turisti, ma ancor prima, ai suoi stessi cittadini, contribuenti ed esasperati.
Nei piccoli centri, gli studenti – ampia fetta di pendolari che vive una fase adolescenziale a contatto con fastidiosi e continui disguidi – trascorrono almeno cinque anni della loro vita tra buche, curve, stagioni che si accavallano e mezzi di trasporto fatiscenti. Raggiungono i comuni dotati di istituti superiori, treni a parte, in autobus. Da Collesano, ad esempio, a Cefalù con la ditta Sommatinese e a Castelbuono con l’Ast.
Per quest’ultima tratta i ragazzi sono circa 15, cui si uniscono 3 da Campofelice di Roccella e circa una trentina da Isnello. Vanno con un mezzo e ritornano con uno diverso, un po’ più nuovo. Viaggiano in condizioni precarie, parecchio disagevoli: polvere – un dramma per chi ne è allergico, come Angelica Mazzola – o sedili rotti o divelti, motori vecchi e rumorosi – «da sembrare trattori» precisa Angelica. E poi la pioggia: «Quando piove non possiamo sederci perché i sedili sono bagnati». All’impiedi, insomma, anche per lasciare posto agli anziani – perché la linea pubblica raccoglie, chiaramente, altri viaggiatori oltre gli studenti – e sempre che vada bene. «Ci sono le volte in cui dobbiamo aprire gli ombrelli per non bagnarci» aggiunge Angelica. L’acqua scende da su, quasi fosse un viaggio a cielo aperto.
Angelica frequenta l’ultimo anno dell’istituto agrario «e da quando ho iniziato è stato sempre così». Un calvario per un servizio coperto dal comune (circa 80 euro al mese per singolo studente) affatto soddisfacente. «Io posso denunciare queste condizioni, personalmente, per questi cinque anni in cui ho viaggiato, ma anche negli anni precedenti i ragazzi già diplomati ne hanno lamentato di simili».
Quello di ieri, martedì, poi, è stato solo l’ultimo degli episodi in sequenza. L’autobus ha preso fuoco all’altezza della ruota anteriore destra. «Non sono un’esperta di meccanica, ma per quanto detto da altri ben più esperti di me, l’autista ha praticamente tenuto per troppo tempo, in discesa, il freno schiacciato. C’era già sicuramente – continua Angelica – un problema di fondo all’impianto frenante, così acuito». E aggiunge: «Nonostante avessimo detto che non si respirava dentro per la puzza di plastica bruciata, ha proseguito nella marcia continuando a frenare e ad accelerare. Solo quando, alla fermata presso un distributore di benzina, le persone a terra hanno detto che c’era fuoco, l’autista ci ha gridato di scendere subito. Peraltro, anche qui, una discesa – sottolinea Angelica – che ha comportato la perdita di un po’ di tempo. E se l’autobus avesse preso fuoco, molti ragazzi sarebbero rimasti dentro!» Alla fine, per chiudere con la cronaca dei fatti, il fuoco è stato spento dall’autista con l’estintore. «Ma si tratta di un fuoco che già c’era da dieci minuti perché era da un po’ che noi sentivamo la puzza di plastica bruciata…» evidenzia la giovane studentessa collesanese.
Vuoti a perdere, insomma. Con difficoltà enormi per le famiglie. «Le sento quasi tutti i giorni – precisa l’assessore comunale di Collesano, Antonino Fustaneo – spesso in diretta “dal guasto”. Loro mi chiamano e all’altro capo del telefono parlo con il titolare». Poche ore fa, in ordine di tempo, sull’altro versante – quello cefaludese – stessa storia, infatti. «L’amministratore della Sommatinese – continua Fustaneo – mi ha assicurato che già domani verrà sostituito un mezzo». Dall’Ast, invece, è da lunghi interminabili mesi che si attende un’azione risolutiva: «Il coordinatore del servizio mobilità dell’azienda – ricorda Fustaneo – mi ha precisato che, nonostante la fase di ammodernamento che li sta attraversando, sostituiranno alcuni mezzi vecchi con dei nuovi…». Eppure, alla fine, si procede sempre a vista. Mezzi vetusti, fatiscenti che – altro paradosso – vengono regolarmente revisionati e immessi su strada, con tutto il carico di pericolosità che recano con se.
«Situazioni assurde e insostenibili. Abbiamo lamentato – sottolinea l’assessore – sia telefonicamente che per iscritto; abbiamo fatto nostre le rimostranze di alcuni genitori che hanno denunciato alla procura della Repubblica di Termini e ora andremo a bussare alla porta dell’assessorato da cui partono le concessioni delle linee» conclude Fustaneo, paventando danni alle casse comunali tutte le volte in cui, pur pagato, il servizio viene interrotto e, di fatto, non erogato. Mentre fuori, studenti e famiglie esasperate, raccontano dei problemi pure alla continuità didattica. Si era tentata la carta di un autotrasportatore privato, ma i costi – circa 40 euro in più sugli 80 già sborsati – non sarebbero sostenibili dalle casse comunali.
Ad ogni guasto, saltano più giorni di scuola. «Già oggi non siamo andati a scuola: ci avevano detto che non sarebbe passato. E non credo accadrà diversamente domani». E qui, la trafila. «Non hanno mezzi a disposizione – esplode Angelica – quando l’autobus si rompe stiamo anche più di una settimana senza andare a scuola» a meno di organizzarsi, appunto, con i genitori e le auto private. «A volte restiamo fino alle 8-9 di mattina ad aspettare che l’autobus passi». Angelica denuncia, in Comune, a scuola, eppure è stanca di tutto questo immobilismo. E, come se non bastasse, in questo girone infernale mette dentro pure un’altra storia nota ormai ai più.
«Abbiamo anche un autista che si addormenta, letteralmente. Noi vediamo lui che chiude gli occhi… In un’occasione si è completamente addormentato ad un bivio dentro Castelbuono. Stava andando a sbattere contro un muro. Fortunatamente – precisa Angelica – i ragazzi seduti nelle prime file hanno gridato, si è svegliato e ha piantato i piedi sui freni. L’autobus si è spento».
Non è accettabile un servizio così erogato. «La rassegnazione non fa parte di me – ripete quasi fosse un mantra – e mi espongo in prima persona». Le fa onore. Le parole della meglio gioventù, in fondo. Anche un servizio essenziale, quello che ti prende per mano per portarti a scuola, in queste condizioni rende la Sicilia terra di frontiera. «Sino a quando c’è speranza, c’è una possibilità che le cose possano cambiare» chiosa Angelica. Già.
(Fonte: Esperonews.it – Antonino Cicero)