Tumminello tuona su mafia e affidamenti e denuncia che un presidente di cooperativa sapeva che gli sarebbero stati affidati i lavori

Non si placano le polemiche intorno ai presunti rapporti avuti dal Sindaco Cicero con Pietro Ippolito, l’imprenditore arrestato per mafia nell’ambito dell’inchiesta Alastra.

La questione era stata sollevata con un’interrogazione della minoranza nella seduta consiliare del 28 luglio 2020 ma il Sindaco si è parzialmente trincerato nel silenzio adducendo che si trattavano di fatti estranei all’azione amministrativa e riconducibili invece al Consorzio Produttori Madoniti criticando il clima di avvelenamento di pozzi creato dalla minoranza.

Ai silenzi risponde il capogruppo Tumminello che, invece, insiste sulla questione, spiegando che il fatto che Mario Cicero si sia recato dai carabinieri, dopo aver saputo dell’arresto di Ippolito, è la prova che i due si conoscessero perché nessun altro avrebbe fatto ciò se non in funzione di rapporti pregressi da dovere riferire.

Il sindaco dunque sapeva altro rispetto alla storiella riportata nel Giornale di Sicilia e di ciò ha tenuto all’oscuro il Consiglio Comunale e Castelbuono.

Il capogruppo dunque torna a invocare che venga fermata quella che definisce “l’azione criminogena del sindaco” denunciando peraltro che un presidente di cooperativa raccontava che un anno prima che gli sarebbero stati affidati i lavori, e su questo punto chiede alle forze inquirenti di essere sentito a testimonianza.

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