Ypsigrock Festival: Un boutique festival fatto dagli alieni nella provincia siciliana

(fonte: thesubmarine.it di Eleonora Tremolada | foto di Valentina Minutella)

Il nostro Tour Bus fa tappa in Sicilia, in provincia di Palermo, per raccontarvi uno dei più longevi festival italiani.

Da 21 anni Ypsigrock trasforma il centro città di Castelbuono (8.000 abitanti) nella cornice di uno spettacolo unico per qualità e scelte stilistiche. La famiglia degli Ypsini proviene da tutti gli angoli del globo e quest’anno si prepara ad accogliere tra gli altri Ride, Digitalism, Cigarettes After Sex, Beach House. Tutte le band che passano da Ypsigrock vi suonano una e una sola volta con lo stesso moniker, regola per la quale potete iniziare a prenotare tutte le prossime edizioni del festival. La regola d’oro è l’Ypsi&Love: mantenere sempre un sentimento di amore e rispetto reciproco tra pubblico, band e staff. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Marcella Campo, direttore creativo brand e comunicazione (MC) e con Maurizio Turrisi, ufficio stampa (MT), dove ci raccontano tutto (ma proprio tutto) l’universo che ruota intorno al pianeta Ypsigrock.

Ypsigrock viene definito come “il primo boutique festival” – potete spiegarci cosa significa?

MC: Negli ultimi anni è andato sempre più diffondendosi l’uso della formula “boutique festival” per indicare quei festival caratterizzati da location la cui capienza massima non supera solitamente qualche migliaio di persone, e per i quali la valorizzazione del territorio costituisce la propria cifra stilistica. Sono vere e proprie “gemme” il cui maggiore valore è riconoscibile nella qualità piuttosto che nella quantità. Qualità che non si esaurisce solo nella proposta artistica dipinta dalla lineup, ma si estende ad ogni aspetto dell’esperienza festival per il singolo partecipante.

La fruizione empatica dello spettatore, all’interno di un contesto raccolto ed esclusivo, è centro e perno dell’attenzione del boutique festival. In questi termini, Ypsigrock può essere considerato un boutique festival ante litteram. In Italia ne è stato senza alcun dubbio il primo esempio e in tempi non sospetti, nella misura in cui Ypsigrock è giunto alla sua ventunesima edizione consecutiva ed è stato fondato nel 1997 quando ancora non era di moda la definizione boutique festival, ma non mancava certo quell’attitudine.

Com’è il rapporto tra il festival e la comunità di Castelbuono?

MT: Nel 1997 e per buona parte degli anni successivi Ypsigrock veniva visto da una parte degli abitanti di Castelbuono come una sorta di elemento alieno, concepito da un manipolo di scalmanati che portavano avanti una proposta culturale diversa, chiaramente di rottura, rispetto a tutto quello che poteva essere vissuto in un paese della provincia siciliana. Poi, l’oculatezza delle scelte ha delineato una natura ben precisa del festival e di conseguenza ciò ha permesso la forte fidelizzazione di un pubblico altamente profilato che negli anni è stato destinatario del proverbiale senso di ospitalità che distingue gli abitanti di Castelbuono.

Uno dei punti di forza di Ypsigrock è sicuramente la grande simbiosi che si crea tra il pubblico e i castelbuonesi e che rende concreto quel sentimento dell’“Ypsi & Love”. Da un punto di vista economico le presenze registrate a Castelbuono durante i giorni del festival sono sicuramente le più alte dell’anno e l’indotto che ne deriva per tutto il paese e il comprensorio è certamente molto importante.

Come vi relazionate con il mondo delle istituzioni invece? Avete finanziamenti pubblici? Dopo l’esclusione dal calendario degli eventi sponsorizzati dalla regione nel 2016

MT: Gli unici finanziamenti pubblici che sostengono Ypsigrock sono quelli che derivano dal contributo erogato annualmente dal comune di Castelbuono che, per ovvi motivi di ristrettezze economiche derivanti dalle contingenze dell’ultimo periodo, non può essere in linea con il reale valore del festival, il contributo pubblico copre solo il 5% del costo di produzione attuale. È chiaro che la nostra forza sono le nostre idee.

Il festival, per il resto, è sostenuto da qualche sponsor privato e dagli introiti che derivano dallo sbigliettamento, dal camping, dai servizi bar e ristorazione e dal merchandising. Purtroppo la burocrazia siciliana ha sempre avuto scarsa, per non dire nulla, considerazione di Ypsigrock. Oggi un festival come il nostro è diventato un riferimento a livello internazionale anche grazie agli affascinanti luoghi in cui rivive, che incantano per la loro bellezza. Negli ultimi anni Ypsigrock è stato costantemente indicato tra i festival estivi europei da non perdere, da testate internazionali di settore e generaliste, ad ulteriore conferma di quanto l’evento dovrebbe essere di grande vanto per la cultura turistica in Sicilia e l’Italia in generale.

Eppure per la Regione tutto questo non ha alcun valore. Nei vari report, soprattutto sulla stampa estera, oltre alla qualità delle proposte in cartellone abbiamo riscontrato sempre più approfondimenti sulla bellezza dei luoghi in cui si svolge il festival e complessivamente sulla bellezza di Castelbuono, sulla sua posizione geografica strategica (a pochi km dal mare e a pochi passi dalle Montagne delle Madonie), sulla qualità del cibo e dell’offerta turistica d’insieme. Ma con dispiacere e delusione notiamo che tutti i nostri sforzi non vengono letti adeguatamente da una burocrazia poco trasparente e da una politica miope che preferisce foraggiare clichés triti e ritriti, dando il proprio appoggio a manifestazioni dalla qualità alquanto discutibile, portando avanti la solita immagine di una Sicilia stereotipata non in grado di rispondere adeguatamente con un’offerta culturale degna di una domanda internazionale.

MC: La storia dell’esclusione dalla graduatoria per il contributo regionale del 2016 in realtà poco ha a che vedere con la sostenibilità di Ypsigrock. Ypsigrock, come ha specificato Maurizio, in ventuno anni di storia non ha mai potuto contare su quel preciso contributo regionale, salvo una singola volta, anni fa, in cui incredibilmente ce l’hanno concesso, per errore credo! 🙂 (sdrammatizzo)

Questo significa che il Festival di norma non riceve mai quel finanziamento, storia triste sì, ma per noi usuale, insomma. Abbiamo sempre fatto tutto con le nostre forze, lavorando sodo per trovare supporto in partner e sponsor privati che credono e investono (loro sì) nel nostro prodotto culturale. Quel finanziamento non è (e mai sarà) necessario ad Ypsigrock per esistere.

Resta però chiaro che promuovere e incoraggiare accordi e partenariati tra operatori privati e pubblici dovrebbe essere uno dei principali obiettivi degli organi preposti alla valorizzazione del territorio per lo sviluppo dello stesso. Il supporto organizzativo, tecnico, logistico (ed eventualmente anche economico) delle istituzioni, in un Paese civile e consapevole, sarebbe quantomeno auspicabile. Ma ho detto civile e consapevole, che in Italia non sempre collima con reale, o almeno non ancora.

Altra storia invece è che Ypsigrock non sia ritenuto una manifestazione meritevole da parte di chi dovrebbe sovrintendere ai servizi per uno sviluppo responsabile del turismo siciliano. Non ci sarebbe stato nulla di male se i contributi fossero stati elargiti ad altre pregevoli realtà, di qualità e spessore conclamati. Il punto è che invece, a fronte di una nostra bocciatura, sono risultati idonei persino eventi fantasma. Alcune delle manifestazioni risultate in quell’occasione “sufficienti” non hanno nemmeno un sito internet, nessun riscontro sulla stampa, nessun tipo di indicizzazione, altre nemmeno esistono, eppure quelle graduatorie vogliono farci credere si tratti di eventi di richiamo turistico di alto livello, o perlomeno superiore a quello di Ypsigrock, che un ritorno ce l’ha ed è concreto e documentato. Questo è semplicemente vergognoso e torbido, al di là del mancato finanziamento ad Ypsigrock nello specifico. Da qui la nostra personale e professionale indignazione.

l’articolo continua su thesubmarine.it

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