Crisi idrica e stili di vita, contributo di G. Abbate
L’acqua è vita ! La presenza o assenza di acqua potabile è stata da secoli la fortuna o la catastrofe di intere popolazioni del continente africano e una delle cause principali di guerre e migrazioni di massa. Anno dopo anno il confine tra regioni a clima caldo e regioni a clima temperato si è spostato verso nord fino a raggiungere ahimè le nostre latitudini. Così anche in Italia i principali fiumi dopo due stagioni con scarsa piovosità sono in secca registrando la peggiore crisi idrica da 70 anni a questa parte alla quale le popolazioni del centro nord non erano abituate e preparate. Dovranno sicuramente cambiare stile di vita perché andranno incontro a sicuro razionamento idrico e dovranno inoltre dotarsi di quanto necessario per farvi fronte. In questi giorni ,infatti, si rincorrono richieste di riconoscimento dello “stato di emergenza” da parte di molte regioni del centro nord .
Più preparate, sotto questo aspetto, sono le popolazioni del centro sud e delle isole dove la crisi idrica è cronica ed alla quale sono abituate da sempre.
La colpa è sicuramente attribuibile ai cambiamenti climatici le cui cause sono pressochè tutte umane ed alla cui soluzione non si mette mai mano.
In Sicilia ,forse per quest’anno, ce la caveremo per le abbondanti piogge autunnali ed invernali, ma sarà sempre così ? Non è ipotizzabile , non sia mai ,il susseguirsi di annate con poche piogge non sufficienti quindi ad impinguare adeguatamente le sorgenti ?
E’ già capitato !
I meno giovani ricorderanno gli anni con poche piogge a cavallo del 1989 quando si è dovuto fare ricorso alla derivazione dell’acqua di Calabrò ,in territorio di Geraci Siculo, con una condotta volante di parecchi chilometri che , superata momentaneamente la crisi, fu abbandonata e saccheggiata sul territorio. Per fortuna annate così secche non si sono più verificate ed intanto si sono migliorate ed incrementate le sorgenti.
E’ opinione diffusa che non avremo più di queste crisi perché ogni anno, a semplice richiesta, pioverà e nevicherà sempre a sufficienza e le sorgenti si ricaricheranno quanto basta ed un po’ di più.
Purtroppo non è e non sarà sempre così ! La tendenza nel medio e lungo termine è verso il rialzamento delle temperature con la conseguente necessità di sempre maggiori risorse idriche.
La Sicilia non è un’isola che galleggia su un mare di acqua dolce come molti affermano e le falde freatiche, a detta di autorevoli geologi ed ingegneri idraulici, negli anni si sono parzialmente ridotte anche per la presenza di innumerevoli pozzi artesiani che continuano ad attingere dal patrimonio idrico sotterraneo.
Non è ipotizzabile che la situazione nel medio e lungo termine possa migliorare di molto ed è quindi tempo di progettare interventi concreti perché non possiamo permetterci più il lusso di scaricare a mare tutte le acque piovane che nei mesi autunnali ed invernali cadono sul territorio ,a volte anche molto abbondanti e dannose . Esperti del settore idrico nazionali ipotizzano l’esigenza della realizzazione di almeno 200 nuovi invasi sul territorio nazionale per far fronte a possibili emergenze che ormai sono sempre più frequenti. Per rimanere in ambito locale anche a Castelbuono non possiamo permetterci il lusso di scaricare a mare tutte le acque dei principali torrenti che attraversano il nostro territorio. E’ tempo di ipotizzare e progettare laghetti collinari ed invasi in tutte quelle zone dove l’orografia lo consente, sia per usi idropotabili che irrigui ed industriali. La presenza di laghetti ed invasi anche di dimensioni non sproporzionate consente di avere risorse indispensabili in caso di emergenze e di incendi oltre a modificare positivamente l’ecosistema delle zone limitrofe con presenza di nuova fauna. Consente ,inoltre, la possibilità di attingimento controllato con autobotti per la distribuzione ove necessita. Indubbiamente sono investimenti non indifferenti e di medio respiro diluibili negli anni e con l’aiuto di misure europee che non possono ignorare questi problemi divenuti pressanti ed improcrastinabili.
Altra soluzione più semplice, meno impegnativa e di sicura efficacia è quella che consente il recupero delle acque piovane dei tetti nei fabbricati extra urbani con la costruzione di capienti serbatoi della capacità non inferiore a 40 mc. e comunque proporzionati alle superfici coperte ed al numero degli abitanti stabili dei singoli fabbricati.
Queste opere sono ormai da assimilare e da includere tra quelle di urbanizzazione primaria ( strade, impianti idrico e fognario, e quindi dovrebbero rientrare tra quelle obbligatorie necessarie per il rilascio di concessioni edilizie ed inserite nel regolamento edilizio comunale mediante apposita variante. Tale misura potrebbe essere stimolata anche con la riduzione degli oneri concessori che ogni concessionario versa al comune per il rilascio dei permessi a costruire.
La realizzazione di serbatoi interrati per le acque piovane sarebbe consigliabile anche per i fabbricati extra urbani esistenti, abitati stabilmente o stagionalmente, con l’incentivo da parte del Comune di una riduzione dell’IMU ( se dovuta) e della TARI per un certo numero di anni da definire. E’ un’investimento di sicuro successo perché durante i mesi piovosi si riempiono e si rimpinguano dopo qualsiasi pioggia.
Sono riserve che consentono maggiore tranquillità durante l’estate, che riducono il costo della bolletta e che consentono la presenza di piante e fiori migliorando così la qualità della vita.
E’ un vantaggio anche per l’Amministrazione Comunale che può contare sulla disponibilità di diverse migliaia di metri cubi di acqua a favore di un certo numero di cittadini prestando così maggiore attenzione al centro urbano.
Certo l’onere di assicurare ad ogni cittadino la giusta quantità di acqua è della pubblica amministrazione che deve sempre impegnarsi per poterla assicurare ma se in particolari anni di siccità l’acqua necessaria non arriva ai serbatoi questi non potranno distribuirla a loro volta ai singoli utenti e vane saranno le proteste perché come recita un detto locale “ un si ponu smunciri i petri “
Vogliamo cominciare a pensarci ?
La situazione del centro nord docet.
G.Abbate
Caricamento articoli correlati...