Gli archeologi francesi su Facebook: a Tusa abbiamo ritrovato il teatro greco
L’annuncio della missione francese su Facebook: «Siamo molto felici e molto orgogliosi di annunciarvi che la Sicilia conta un teatro antico in più». A pochi metri, l’università di Oxford e quella di Messina stanno riportando alla luce un grande tempio d’Apollo
(Di Alessio Ribaudo – Corriere.it) Nell’era dei social network anche l’annuncio di una grande scoperta archeologica arriva su Facebook: «Siamo molto felici e molto orgogliosi di annunciarvi che la Sicilia conta un teatro antico in più… è qui… a Halaesa / Tusa e l’abbiamo finalmente trovato!». A scrivere sono i ricercatori della missione archeologica francese che hanno creduto e voluto scavare nell’antica città di Haalesa, l’attuale Tusa, in provincia di Messina. Dopo un anno di lavoro e diversi sondaggi, effettuati anche con numerosi strumenti scientifici all’avanguardia, si è arrivati alla prova «finale»: scavare con una pala meccanica una grande trincea lunga più di 50 metri e larga due metri. Così sono tornati alla luce una seduta della cavea e il muro che delimitava il piano dell’orchestra fiancheggiato da un marciapiede. Il teatro si trova a valle dei cosiddetti «contrafforti» a posti a Nord dell’agorà, dove da molto tempo si riteneva potessero trovarsi i resti del teatro.
La scoperta
«Non ho alcun dubbio che si tratti del tanto ricercato teatro greco di Halaesa — spiega a Corriere.it l’archeologo di fama internazionale Sebastiano Tusa che oggi nella veste di assessore regionale ai beni culturali ha visionato gli scavi — perché visionandolo a lungo dal vivo ho potuto apprezzare come si “legga” la gradinata in negativo, il posto sagomato, la pedata degli spettatori. Anche il muro che delimitava il coro è ben visibile. Del resto che una città così nota come Halaesa non avesse anche un teatro era davvero strano». Tusa va oltre: «È molto importante quanto fatto sino a oggi ma ora bisogna andare avanti tutta perché il lavoro sarà molto e spero che continui la collaborazione proficua fra le università italiane e quelle francesi e inglesi».
Il tempio di Apollo
Le missioni internazionali che lavorano a Tusa sono infatti due. Da una parte quella francese guidata da Vincent Michel dell’Université de Poitiers e Michela Costanzi dell’Université de Picardie «Jules Verne» e poi quella inglese guidata da Jonathan Prag dell’University of Oxford. Quest’ultima sta lavorando ad Halaesa — sotto il patrocinio della Soprintendenza di Messina ed il museo delle tradizioni silvo-pastorali di Mistretta, nel Messinese e insieme al Dipartimento di civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina, al Cnr Ibam di Catania e al Comune di Tusa — ha ripreso scavi degli anni scorsi facendo una scoperta molto importante. «Sono riusciti a stabilire che c’è un tempio dedicata al dio Apollo — continua Sebastiano Tusa — e grazie a dei saggi molto precisi hanno stabilito che misura 40 metri».
L’entusiasmo
In città si respira grande entusiasmo. «Siamo stati ripagati degli sforzi anche economici che abbiamo sostenuto credendo che qui non poteva non esserci un teatro greco — spiega Angelo Tudisca, da pochi giorni assessore ai Beni culturali dopo aver concluso due mandati da sindaco — e per questo da due anni come Comune avevamo ideato e stipulato una convenzioni con le Università per garantire anche l’alloggio ai membri della missione».
La storia di Halaesa
I due ritrovamenti accreditano ancora di più l’idea dell’importanza storica che questa città ha avuto nella storia. Secondo Diodoro Siculo Αλαισα, è stata fondata nel 403 avanti Cristo, su di una collina non distante dal mare e la città, dopo la pace con la potente Siracusa il tiranno Arconide di Herbita, ha sin da subito avuto grande importanza e si era accresciuta a dismisura diventando Halaesa Arconidea. Era strategicamente importante perché aveva il compito di «sentinella» per eventualmente fronteggiare subito i Cartaginesi nella zona. Non a caso, batteva moneta che erano effigiate da una colonna sormontata da un cane: a ricordare la sua funzione di controllo del territorio. Un simbolo che ancora oggi è tuttora presente nello stemma comunale di Tusa. Quando i Romani hanno conquistato sbarcarono la Sicilia nel 263 a.C., la città si è alleata con gli invasori e quando fu costituita la provincia romana di Sicilia nel 241 a.C. la città ottenne lo status di civitas libera ac immunis, ossia autonoma ed esente da tributi. Questa condizione privilegiata ne favorì lo sviluppo economico e demografico. Persino Cicerone ne parla ricordando come la città contribuiva con navi ed equipaggio alla flotta siciliana distinguendosi per valore. Nelle Verrine, il famoso avvocato romano, scriveva: «Vi sono in Sicilia, giudici, molte città belle e importanti, tra le quali va annoverata fra le prime la città di Halaesa; non ne troverete una più scrupolosa nell’adempimento dei suoi doveri, o più ricca di risorse o più importante per prestigio».
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