Non fermate la musica

(Riceviamo e pubblichiamo) – C’era una volta, poco tempo fa, in un piccolo paese abbracciato dai monti, un chiostro antico dove i giovani si ritrovavano. Era il 25 aprile, la Festa della Liberazione, e quella sera il chiostro era pieno di musica, risate e speranze luminose.
I ragazzi avevano preparato tutto con cura: luci colorate e strumenti pronti a suonare note di gioia. Ballavano felici sotto il cielo stellato, onorando la libertà conquistata tanti anni prima dai loro nonni.
Ma, mentre la musica suonava e le risate riempivano l’aria, arrivarono dei gendarmi con i visi seri e la voce ferma.
“Fermate subito la musica!” dissero. “Oggi si può festeggiare solo sobriamente.”
I giovani, confusi e un po’ spaventati, smisero di ballare. “Perché?” chiesero sottovoce.
La guardia spiegò: “È morto il Papa, un uomo che amava la libertà, proprio come voi. La nazione intera è in lutto. Tutte le manifestazioni devono essere sobrie e l’intrattenimento pubblico è vietato.”
Alla notizia, il chiostro si ammutolì. I tamburi tacquero, le chitarre si zittirono. I ragazzi provarono a ribattere, cercando di far capire che il loro ballo non voleva mancare di rispetto, ma anzi, voleva celebrare quel dono meraviglioso che anche il Papa aveva sempre difeso: la libertà.
Ma non ci fu nulla da fare. Gli ordini erano chiari, e neppure il Comune aveva concesso eccezioni.
Con il cuore pesante e un filo di paura che si era insinuato tra di loro, i giovani abbassarono le teste e spensero la musica.
Da allora, ogni anno, in quel piccolo paese tra le montagne, qualcuno accende una lanterna nel chiostro, per ricordare quella sera in cui la festa fu spezzata, ma il sogno di libertà restò acceso, più forte che mai.
Lettera firmata
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