Alessia Cintura morta annegata a Campofelice di Roccella, coppia a processo per omicidio colposo

Si tratta dei genitori del ragazzino che quel giorno avevano come ospiti una ventina di amici del figlio per una grigliata. Dopo averli accolti si sono allontanati, lasciandoli soli in casa

Una coppia è stata rinviata a giudizio per omicidio colposo dopo la tragedia avvenuta lo scorso aprile a Campofelice di Roccella, quando la dodicenne in affidamento temporaneo Alessia Cintura (in foto) è annegata in mare nel tratto di spiaggia davanti al residence “Dolcestate”, in contrada Pistavecchie. Si tratta dei genitori del ragazzino che quel giorno avevano come ospiti un gruppetto – composto da una ventina di amici del figlio – per una grigliata: il 64enne Giovanni Salvatore Messina e la moglie Rosalba Caracalla, di 58 anni. Proprio quest’ultima, per rassicurare gli altri genitori, in una chat di gruppo aveva scritto poche ore prima della tragedia: “Ascoltate, farò in modo di prendermene cura come se fossero figli miei. Serena giornata a voi mamme”. Invece Messina e Caracalla si sono allontanati dopo averli accolti. E le indagini proseguono per identificare un pescatore che avrebbe assistito alla scena senza mai intervenire. Il processo, che inizierà a gennaio, si svolgerà presso il tribunale di Termini Imerese davanti al giudice Michele Guarnotta.
L’episodio è avvenuto lo scorso 30 aprile. Alessia, dopo aver vissuto una situazione delicata in famiglia e l’intervento degli assistenti sociali, era stata affidata circa cinque mesi prima a una donna sola, originaria del Torinese ma da tempo residente nell’Isola. E solo due mesi prima si era trasferita proprio a casa della donna. Qualche ora dopo l’arrivo nel residence, la donna aveva chiamato Alessia per chiedere come procedesse la festa e la ragazzina le aveva risposto che si stava divertendo molto. Poi i ragazzi, tutti di età compresa tra i 12 e i 14 anni, hanno indossato i loro costumi e si sono diretti verso la spiaggia.

Quanto avvenuto dopo è stato ripreso interamente dalle telecamere a circuito chiuso del residence, che i carabinieri hanno immediatamente sequestrato per ricostruire la dinamica. Dopo una corsa sulla battigia, intorno alle 15.50, i ragazzi si sono fermati e spogliati per tuffarsi in acqua. Tra questi c’era anche Alessia, nonostante gli amici – poi ascoltati dai carabinieri – avessero riferito che la dodicenne non sapeva nuotare. Alle 15.58 le telecamere riprendono i ragazzi correre agitati sulla sabbia, mentre uno sale su uno scoglio per vedere dove si trovasse Alessia. Qualcuno di loro, invece, è andato a chiamare di gran corsa il bagnino che in quel momento si trovava in piscina. Quel giorno, in cui era stata anche esposta la bandiera rossa a causa del mare mosso, non c’era nessun addetto alla sicurezza poiché la stagione estiva non era ancora cominciata.
Appena cinque minuti dopo arrivano altri due uomini che provano ad aiutare il bagnino, che stremato è riuscito a riportare Alessia sulla battigia. A seguire altri due uomini con una barella spinale, mentre l’addetto alla sicurezza andava a recuperare l’ossigeno. Inutile ogni tentativo di rianimazione, anche da parte degli uomini del 118: il cuore dodicenne aveva ormai smesso di battere. Quindi l’intervento dei carabinieri, che hanno sequestrato le immagini delle telecamere, ascoltato i ragazzini che aveva assistito alla scena e i rispettivi genitori, acquisendo inoltre le varie chat di gruppo utilizzate per organizzare quella che avrebbe dovuto essere una giornata di festa. Secondo l’accusa la colpa della coppia starebbe nel fatto di aver lasciato da soli, senza il controllo di nessun adulto, il gruppo di ragazzini. Che hanno quindi deciso di andare a fare il bagno nonostante il mare mosso.

Alessia Cintura, rivestita con gli indumenti prestati da qualche amica, è stata poi trasferita nella camera mortuaria dove è rimasta fino all’indomani, in attesa dell’autopsia con la quale si è stabilito che fosse deceduta per un arresto cardiocircolatorio dovuto all’annegamento. La madre affidataria si è presentata all’obitorio e ai carabinieri solo il giorno dopo. Ha riferito di non aver risposto al telefono poiché, dispiaciuta per la tragedia, aveva assunto alcune gocce di tranquillante. Solo quel giorno, l’1 maggio, i genitori naturali di Alessia sono venuti a sapere di aver perso una figlia: “Ce l’hanno riportata porta, la mia bambina non c’è”, aveva detto la madre invocando giustizia dalla sua piccola casa che si trova al centro del Capo.

La coppia di genitori biologici si è quindi affidata agli avvocati Giuseppe Siino e Rosa Garofalo per “ottenere giustizia”: “Con lei (la madre affidataria, ndr) – avevano detto i legali – stava bene, ma non ha mai dimenticato la sua famiglia né perso la voglia di vederli. In due anni non è stato mai permesso loro di incontrarsi, neanche in spazio neutro. Abbiamo chiesto al tribunale, anche per il tramite degli assistenti sociali incaricati di redigere un progetto scritto per il recupero della genitorialità. Non è stato fatto, Alessia è tornata a casa in queste condizioni e adesso qualcuno dovrà assumersene la responsabilità”. Resta da chiarire chi fosse quel pescatore, inquadrato dalle telecamere, che ha vissuto a breve distanza quella mezz’ora di panico senza chiamare i soccorritori né provandosi a tuffare per salvare Alessia.
(Fonte: Palermotoday.it – Riccardo Campolo)

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