“Bufala” dell’asino maltrattato. Diffamazione e danno d’immagine per la comunità castelbuonese

Quello che sta succedendo in queste ore ha dell’incredibile. Tale Enrico Rizzi presidente del (fino a qualche giorno fa sconosciuto ai castelbuonesi) partito animalista europeo con un post su facebook ha letteralmente diffamato un’intera comunità.
Il giovanissimo esponente animalista, riciclando una vecchia foto ritraente un’asina sdraiata sul corso principale, esordisce asserendo che a Castelbuono si fa violenza sugli asini, chiedendo addirittura l’intervento dei carabinieri. Apriti cielo! la notizia fa il giro del web e raggiunge anche le grandi testate nazionali, tra i tanti articoli spicca quello de Il Giornale che titola: “Rivolta per l’asino-spazzino ucciso dalla fatica” la redattrice dell’articolo Cinzia Romani riporta addirittura questa frase che è pura fandonia (sic!) “il muso mite della ciuchina di Castelbuono, crepata di stenti come un rifiuto tra i rifiuti“. Tra le grandi testate, solo Il Corriere riporta la replica del primo cittadino Mario Cicero (la potete trovare qui alla fine dell’articolo).
Ora, al di là di quello che ognuno personalmente ritiene sul metodo di raccolta con gli asini, la cosa certa (tutti potrebbero giurarci) è che a Castelbuono gli asini non vengono maltrattati bensì rispettati. Qui chiaramente il giovane Rizzi ha cavalcato una delle tante onde necessarie per i suoi personali obiettivi politici. Lo si capisce pure dalle repliche assai provocatorie che lui stesso scrive in risposta ad alcuni commenti al suo post. Il giovane ma arguto animalista sapeva sin dall’inizio che quelle sue false esternazioni avrebbero generato risposte virali. Rizzi, machiavellicamente scrivendo se n’è “fottuto” del danno generato, a livello nazionale, a tutta la comunità castelbuonese. In troppi purtroppo hanno dato adito a questo furbo personaggio, rimpolpando di accessi i suoi cinici post. Riteniamo che in questo caso la risposta debba arrivare celere dalla politica, dalla nostra Amministrazione, poiché risulta fin troppo chiaro che il tutto è configurabile come diffamazione e danno d’immagine.
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