Il sindaco Cicero e il consigliere Prestianni intervengono in merito a post e commenti sulla destinazione d’uso delle Fontanelle

(Riceviamo e pubblichiamo) – “Una fotografia, una didascalia e un commento” sulla pagina personale del sindaco. Non è parso vero ai soliti tutori del (proprio) pensiero unico, i quali hanno finalmente avuto l’occasione per poter esclamare: “avevamo ragione noi, il sindaco vuole u’ cammaruni per i matrimoni”.
Siamo contenti di questa scomposta reazione perché ci dà finalmente l’opportunità di chiarire, una volta e per tutte, il futuro dell’ex cineteatro Le Fontanelle.
Riteniamo necessario tuttavia fare alcune premesse e precisazioni, provando a riportare il dibattito entro i normali confini di dialettica democratica e di rispetto umano, da tempo oltrepassati da qualche componente del comitato per le Fontanelle.
Va precisato innanzi tutto che la fotografia non è stata “affannosamente cercata dai fidi e fedeli discepoli del Centropolis” – come malignamente e irrispettosamente affermato – ma è nella disponibilità di tutti in quanto presente all’interno del Mu.Vi., archivio digitale alimentato dalle gentili concessioni dei proprietari, come nel caso di questa bella foto. Fa parte dunque del patrimonio pubblico, e non di esclusivi archivi privati, gelosamente custoditi nelle proprie case.
Va inoltre stigmatizzato il riferirsi ai rappresentanti delle Istituzioni culturali come se gli stessi fossero condizionabili, asserviti o subalterni. Sono persone libere e autonome, guidate solo dallo spirito di servizio e dall’amore per il paese, donne e uomini che vanno ringraziati per donare il loro tempo e concorrere alla crescita sociale e culturale della nostra comunità.
In merito agli eleganti apprezzamenti riservati agli scriventi non ci esprimiamo, qualificano l’uomo che li ha congeniati.
Tornando alla fotografia, pubblicata come provocazione con l’intento di innescare un utile esercizio di memoria e riflessione collettiva, si è molto semplicemente affermato un fatto storico: l’ex cineteatro Le Fontanelle non è stato solamente un formidabile contenitore e presidio culturale per il paese, ma anche luogo di intrattenimenti, cerimonie, banchetti e feste private.
Potremmo quasi azzardare l’idea secondo cui Le Fontanelle – e non la nuova opera da realizzare – per le dimensioni e l’uso che se ne faceva, erano il vero “cammaruni”.
Questa è la storia, e a questo è servito il commento “… riflettere sugli spazi che la comunità ha avuto a disposizione e su come sono stati utilizzati. La memoria è importante per pianificare il futuro”.
Infatti crediamo sia giunto il momento di fare una riflessione serena su cosa siano state Le Fontanelle nel trentennio dal 1955 al 1984, cercando di “smitizzare” il più possibile e consegnando alla memoria i ricordi personali vissuti in quella stagione.
Il cineteatro Le Fontanelle è stato prima di tutto uno scempio urbanistico e architettonico, che ha visto la demolizione dello storico Teatro comunale costruito nel ‘700, sostituito con il nuovo edificio dalle dimensioni spropositate e la malaugurata copertura.
Rispetto al vecchio Teatro comunale inoltre, Le Fontanelle non ne mantenne le caratteristiche peculiari – su tutte i palchetti – che avrebbero assicurato nel tempo, attraverso la conservazione ed il restauro, la continuità storica di quel luogo, come ad esempio è avvenuto nel caso del Teatro Cicero di Cefalù.
Infine, sin dalla costruzione e nel corso del suo funzionamento, il cineteatro Le Fontanelle certamente non ha rappresentato un modello virtuoso sotto il profilo della gestione. Concessa in convenzione trentennale alla società che l’aveva edificato, la struttura è stata gestita privatamente – dunque secondo logiche di profitto – fino alla sua inagibilità, chiusura e abbandono.
Questi elementi ci appaiono sufficienti per poter tranquillamente dire che… Noi NON rivogliamo Le Fontanelle!
Noi vogliamo un’opera nuova che possa qualificare – sul piano paesaggistico e architettonico – un intero versante dell’area castellana e che attraverso il contenimento delle dimensioni, delle quote e la previsione del tetto a falde si avvicini il più possibile alle forme del vecchio teatro settecentesco, pur con il tratto caratteristico della modernità.
Noi vogliamo un’opera nuova che possa rispondere alle moderne esigenze del composito e articolato mondo della cultura castelbuonese. Riportiamo in linea di massima quanto espresso nel progetto esecutivo: l’obiettivo è quello di realizzare un nuovo edificio in armonia con il contesto urbano circostante, che possa offrire a Castelbuono uno spazio polifunzionale capace di ospitare adeguatamente attività culturali, rappresentazioni teatrali, proiezioni, convegni, mostre, esposizioni anche a supporto delle iniziative delle Istituzioni culturali.
Noi vogliamo un’opera nuova che verrà gestita pubblicamente, con il coinvolgimento delle Istituzioni culturali, secondo le forme e le modalità che verranno ritenute opportune. Il tema della gestione pubblica per noi è essenziale, come dimostra l’azione politica e amministrativa che ci vede attualmente impegnati nella salvaguardia della gestione pubblica dei servizi essenziali come le risorse idriche e i rifiuti, mentre altri rimangono in silenzio. Per questo non accettiamo nessuna bassa insinuazione in merito, da chicchessia.
Noi vogliamo soprattutto un’opera nuova che possa finalmente chiudere questa annosa ed estenuante vicenda dell’ex cineteatro Le Fontanelle, e siamo fiduciosi di riuscirci.
Non abbiamo l’arroganza e la supponenza per poter dare lezioni, non siamo esperti né professori e non giudichiamo i nostri interlocutori in base al loro titolo di studio, quanto piuttosto in relazione al loro spessore umano e sociale. Del resto mai ci permetteremmo di asserire che qualcuno “ha dimostrato ampiamente di non sapere scrivere, di non sapere leggere e ultimamente di non sapere cosa dice quando parla”.
Ci limitiamo ad osservare che il termine “policulturale” – recentemente utilizzato e contrapposto a “polifunzionale” – fa riferimento alle diverse culture e all’interconnessione fra le stesse. Un concetto bellissimo ma più adatto al campo della sociologia o dell’antropologia, più che per definire l’uso di un centro culturale che non può che essere polifunzionale, ovvero “che può assolvere molteplici funzioni, che può essere adibito a usi diversi” (v. treccani). Per l’appunto rappresentazioni teatrali, concerti, saggi, proiezioni, convegni, mostre, esposizioni, etc.
Ci complimentiamo sinceramente per la strategia comunicativa del leader del comitato, sicuramente si sarà ispirato al Ministro della propaganda nazista Goebbels, secondo cui “una bugia ripetuta tante volte diventerà una verità”. E con questo spirito ha insistito sull’insinuazione della sala banchetti e sul “cammaruni”, che per noi non è mai stato nemmeno oggetto di dibattito.
Nessuna “voglia matta di matrimoni alle Fontanelle” dunque. Semmai, la voglia matta di una “Casa della Cultura”, al posto dell’ex cineteatro Le Fontanelle.
Il Capo Gruppo, Dr. Andrea Prestianni
Il Sindaco, Sig. Mario Cicero
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