La Costituente per la scienza, ma non per lo sfregio delle Madonie
Il monte Mufara si può definire, a ragione, il cuore del Parco delle Madonie e custodisce tesori unici nel campo geologico, botanico e zoologico. È zona A del parco delle Madonie, zona di riserva integrale in cui nessuna modifica dei luoghi è possibile, e inoltre, come tutti i monti d’Italia, è vincolato dalla legge Galasso che anch’essa subordina le modifiche del territorio al parere della Soprintendenza.
Sul Monte Mufara si intende realizzare un grande edificio di 3544 metri cubi che comprende, oltre che un telescopio per il controllo dei corpi celesti minori, una sala riunioni con angolo cottura, locali tecnici e di servizio e un grande parcheggio di 360 metri quadri. Per realizzare l’edificio e il parcheggio sarà necessario spianare la cima del monte che chiaramente non è, per natura, come tutte le cime, adatta a parcheggi e grandi edifici. Per l’accesso è prevista una strada carrabile in una zona fino ad ora percorsa da pastori e turisti solo attraverso uno dei più bei sentieri della Sicilia.
Nessuno dei vincoli naturalistici e paesistici imposti ai madoniti, e da essi osservati, è stato rispettato nell’elaborazione del progetto. Nessuna proposta avanzata dal comune di Petralia Sottana e dalle associazioni è stata seriamente presa in considerazione: non si è voluto valutare di localizzare i locali tecnici, la sala riunione e tutto quello che non è strettamente legato al telescopio in locali preesistenti a valle, al fine di ridurre l’enorme impatto dell’opera; non si è voluto valutare un sito alternativo come quello di Monte San Salvatore dove peraltro sono già presenti altre strutture; non si è voluto eliminare il parcheggio e ridimensionare la strada carrabile.
Le procedure, per la parte amministrativa, sono state seguite e guidate dal SUAP Madonie, lo Sportello Unico Attività Produttive che si occupa per l’appunto di “tutti i procedimenti che abbiano ad oggetto l’esercizio di attività produttive”, niente a che vedere con un progetto scientifico di tale portata.
L’iter ha avuto tanti intoppi: il CRPPN – Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale non ha rilasciato il suo parere, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali ha rilasciato parere negativo ed è stata necessaria una legge nazionale per aggirare i vincoli. Ma i dubbi sull’applicabilità di questa legge senza porre in essere tutti gli atti amministrativi prescritti dalle procedure, l’approssimazione dell’iter autorizzativo, oltre alla impossibilità di accedere a tutti gli atti necessari per valutare la regolarità del procedimento, hanno indotto il Giudice amministrativo ad accogliere le istanze delle associazioni ambientaliste e a sospendere cautelativamente i lavori.
Il tutto nel silenzio del Parco.
Diversi sindaci, a parte le proposte e le richieste avanzate dal comune di Petralia Sottana, hanno dato il loro appoggio incondizionato all’opera con argomentazioni piene di luoghi comuni, senza alcun dibattito pubblico nei paesi, come sarebbe necessario e opportuno per le grandi opere, spacciando un’opera prettamente scientifica per un volano di sviluppo, una sterile propaganda peraltro già ampiamente smentita dall’inesistente sviluppo legato al WMT, il telescopio già installato su monte Mufara.
In attesa del pronunciamento del TAR, la Costituente per la Castelbuono di domani ritiene che l’iter autorizzativo di un’opera di tale importanza non doveva essere macchiato da opacità e forzature che portano inevitabilmente a polemiche e contenziosi, e chiede che le richieste per la diversa localizzazione del Flyeye e/o per il suo ridimensionamento vengano recepite.
Nessuno è contro il progresso scientifico. Riteniamo importante la realizzazione del Flyeye così come il fare parte di una rete osservativa dello spazio. La scienza però non può essere in contrasto con la protezione di luoghi che proprio la scienza ha reso patrimonio da difendere e preservare.