mmenz’ASTRAta!

Tre giorni a carnevale. Grande festa popolare sentita da tutti e, in particolare, dal sindaco che ne ha fatto una cosa sua, esclusiva, visto che ha agito con metodi repressivi per imbavagliare, impedendo di fatto che si effettuasse un’altra manifestazione legata al carnevale, organizzata fuori dal suo ferreo controllo.
Un giorno il primo giugno. Per un fantomatico happening economico a cura di una non meglio precisata équipe di specialisti del settore, di cui magari faceva parte il sindaco, passato in giudicato per l’incertezza sul suo effettivo svolgimento e, soprattutto, sulla partecipazione di una sola persona fra quelle alle quali si rivolgeva.
Un giorno il 13 giugno. Non per festeggiare Sant’Antonio ma per un comizio di Santannuzza. Un evento eloquente per il maturo senso di responsabilità dimostrato dai castelbuonesi in ordine al distanziamento sociale disciplinato a monte: un ci ivi nuddru!!! Se non i soliti dodici, tutti rigorosamente amici dâ cuntintizza. E se dal punto di vista dell’osservanza delle norme è stato un successone perché c’era una persona per ogni ottanta metri quadrati, dal punto di vista delle attese è stato un fiasco risultando presenti solo i più incalliti fedelissimi, per evitare che, usando una battuta di Guareschi, si potesse dire che non c’era neanche un cane.
In ogni caso, tre giorni a carnevale e due di eventi artificiosi fanno 5 giorni.
Prima considerazione: adottando scuse, preteste e calùnii il sindaco con i modi e il linguaggio sprezzante di cui è capace ha detto più volte che un teatro, alle Fontanelle, servirebbe solo per tre giorni a carnevale. Lui ha speso – chissà perché, ma lo sappiamo – una cifra esorbitante in un locale privato utilizzato per tre giorni di carnevale e due di eventi di dubbia utilità collettiva. Malcelando che alle Fontanelle vuole fare tutto fuorché ciò che c’è stato da sempre, tutto fuorché ciò per cui è stato finanziato (compresi gli arredi, che il sindaco ha soppresso, impegnando le cifre nella realizzazione di una strada inutile almeno quanto le videocamere, i parcometri, i totem, le visiere, lo scanner planetario), tutto fuorché ciò che serve al paese e che manca da trentacinque anni.
Seconda considerazione: faremo vedere, a breve, al signor sindaco che l’effervescenza dei castelbuonesi, per niente confinata al suo diletto ambito ristorativo, è in grado di esprimere una pluralità di realtà che reclamano spazi idonei per la maggior parte dell’anno per ambire a mantenere, anzi migliorare, la comunità che Castelbuono è dal punto di vista sociale e culturale.
Terza considerazione: “La cultura è un bene comune, primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti”. E’ una citazione, non del sindaco, si capisce, ma di Claudio Abbado. Significa che la spesa per la cultura non si può ritenere una zavorra per il bilancio. Le spese per la cultura, per l’istruzione, per la sanità, per tutto ciò che ci rende migliori e più sani sono investimenti indispensabili.
Quarta considerazione: avere la fortuna di un finanziamento di due milioni di euro per ristrutturare un teatro, cioè una sorgente di benessere sociale, e volerlo destinare in maniera malaccorta a cammaruni (o a dépendance di altre realtà circonvicine) relega il sindaco al rango di amministratore inefficace per guidare un paese come Castelbuono. Dato che motivi analoghi a questi, in passato, hanno spinto lo stesso sindaco a chiedere dimissioni anticipate al suo predecessore, sarebbe il caso che il sindaco valutasse l’opportunità delle sue dimissioni.
I Sovversivi
Caricamento articoli correlati...