Dalle rotaie alle radici: come rilanciare le Madonie partendo dalla mobilità e dalla visione

(Di Salvatore Abbate) – C’era un tempo in cui la mobilità non era solo un modo per spostarsi, ma il motore stesso dello sviluppo urbano. Le ferrovie, le strade statali, le autolinee tracciavano linee di connessione che portavano lavoro, scambi e cultura nei territori. Le città crescevano lungo quei binari, mentre l’entroterra — in attesa del suo turno — resisteva, coltivava, custodiva.

Poi, con l’avvento della motorizzazione di massa e la centralizzazione dei servizi, molte aree interne hanno iniziato un lento e doloroso declino. È successo alle Madonie come a tante altre aree montane d’Italia: paesi svuotati, giovani emigrati, case chiuse, infrastrutture trascurate. E con il tempo, la bellezza selvaggia di questi luoghi si è trasformata in fragilità: frane, dissesto idrogeologico, isolamento fisico e sociale.

Eppure, non tutto è perduto. Anzi, territori simili (in Italia e in Europa) hanno già imboccato la via del riscatto, puntando su una nuova idea di mobilità: dolce, sostenibile, connessa al paesaggio. Una mobilità efficiente e ben integrata non favorisce soltanto i commerci locali, ma è leva fondamentale per il turismo: un viaggiatore che può raggiungere agevolmente una destinazione, muoversi al suo interno senza stress, scoprire borghi e paesaggi in modo comodo e sicuro, è un turista soddisfatto, che resta più a lungo e diventa ambasciatore del territorio.

È proprio su questa visione che poggiano le esperienze virtuose da cui trarre ispirazione.

In Carnia, ad esempio, si è investito in ciclovie turistiche, treni storici, digitalizzazione dei servizi di trasporto pubblico locale. La Ciclovia Alpe Adria (CAAR) collega Salisburgo a Grado, passando per Gemona e Carnia, ed è stata accompagnata da interventi sull’intermodalità bici-treno e sul recupero delle stazioni ferroviarie (Regione FVG). Inoltre, la storica ferrovia Carnia–Tolmezzo, in disuso, è oggetto di un progetto di valorizzazione paesaggistica e culturale (Legambiente FVG).

Nelle valli dell’Appennino emiliano, la rigenerazione urbana è partita da ex stazioni e edifici abbandonati trasformati in hub culturali, coworking e centri per il turismo lento. Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, ad esempio, ha promosso il progetto Sustainable Smart-Co-Working, portando smart working nei borghi come Apella (BolognaToday), mentre a Montecreto il progetto Reboot ha trasformato edifici storici in spazi formativi e culturali per attrarre giovani e visitatori (Gaterei).

Tutto ciò è stato possibile grazie a una visione chiara, a un forte radicamento nelle comunità locali e a una capacità tecnica di intercettare le risorse.

Per le Madonie, oggi, esistono finanziamenti mirati:

  • Il PNRR, in particolare la Missione 5 “Coesione e inclusione” e la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”
  • I fondi FESR e FEASR della programmazione 2021–2027 (Cohesion Data)
  • I bandi del Ministero della Cultura per i borghi (MiC)
  • Le iniziative di Fondazione con il Sud (fondazioneconilsud.it)
  • Gli incentivi di Invitalia – Resto al Sud per lo sviluppo imprenditoriale nelle aree interne

Ma senza un’adeguata governance, tutto questo rischia di restare carta. Serve un’alleanza territoriale: Comuni, GAL, Università, imprese locali, cittadini attivi. Un team multidisciplinare di progettisti, esperti di fondi europei, architetti del paesaggio, urbanisti e sociologi, coordinati da una cabina di regia unica e autorevole.

Serve un laboratorio territoriale permanente, capace di ascoltare, progettare e attuare. Solo così le Madonie potranno trasformare le loro fragilità in forza, e il loro isolamento in unicità.

E proprio questa chiarezza di visione può attrarre anche i grandi stakeholder nazionali e internazionali: enti pubblici, fondazioni bancarie, investitori istituzionali, società energetiche o di infrastrutture green.

Le Madonie possono diventare un modello replicabile di sviluppo resiliente in area interna, un laboratorio permanente per politiche europee su biodiversità, energia rinnovabile, mobilità sostenibile e turismo rigenerativo.

Mostrarsi pronti con idee solide, governance trasparente e una narrazione strategica del territorio non solo aumenta le possibilità di accesso a finanziamenti, ma consente di creare alleanze durature con chi ha capacità d’investimento, know-how e visione sistemica.

La strada è lunga, ma i binari questa volta possiamo tracciarli noi.
E se tracciati bene, attireranno molto più di semplici viaggiatori: porteranno protagonisti.

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