Deserto Madonie, in 12 anni perso quasi l’8% della popolazione. A Castelbuono diminuiti del 6%
Pubblichiamo di seguito l’editoriale di Michele Ferraro tratto da madoniepress.it
Boom del litorale a discapito delle aree montane che rischiano la scomparsa
6.867 abitanti in meno dal 2001 al 2013. In pratica un intero paese scomparso, più o meno delle dimensioni di Gangi che ad oggi, è il sesto comune più grosso dei 29 presi in esame per il comprensorio Madonie-Imera. Il dato cambia vistosamente segno se si prende in considerazione il solo litorale. Dei cinque comuni sul mare della “Città a Rete Madonie – Termini – Cefalù”, ossia Pollina (con la frazione di Finale), Cefalù, Lascari, Campofelice di Roccella e Termini Imerese, 3 segnano una crescita demografica: +4,30% per Cefalù che passa da 13.789 abitanti (2011) ai 14.393 registrati nel 2013. Più 13,10% per il comune di Lascari che, nello stesso periodo è passato da 3.132 a 3.542 abitanti. Un vero è proprio boom invece per Campofelice di Roccella che nel 2013 ha fatto registrare ben 7.043 residenti, con un incremento demografico del 22,50% rispetto alla popolazione residente nel 2001. Pollice verso invece per Termini Imerese e Pollina che in 12 anni hanno perso rispettivamente il 3% ed il 4% della popolazione. Crescono anche Sciara (+3,20%) e Cerda (+0,50%) mentre per il resto è un progressivo, inesorabile abbandono.
Il dato aggregato del comprensorio Madonie – Cefalù – Termini che prende in considerazione 29 comuni, fra aree montane, collinari e litoranee, segna un dato negativo del 3,88%, con una perdita di 5.359 abitanti. Se fosse un comune sarebbe l’ottavo per dimensioni del nostro comprensorio.
In assoluto il dato più negativo è quello di Isnello, che in 12 anni ha perso il 18,80% della popolazione, seguono Bompietro (-16,80), San Mauro Castelverde (-16%) e Polizzi Generosa (-15%). Oltre il 10% di popolazione in meno anche per Alimena, Scillato, Blufi, Petralia Sottana, Valledolmo e Caltavuturo, mentre fanno segnalare una piccola inversione di tendenza i comuni di Sclafani Bagni ed Aliminusa che dopo aver perso nell’ordine l’11,10% e il 5,30% degli abitanti, negli ultimi due anni segnano una crescita rispettivamente dell’1,70% e del 0,9%.
Fra i comuni che contano oltre i 5.000 abitanti a segnare il dato peggiore è Gangi che scende sotto la soglia dei settemila abitanti: 6.993 i residente registrati nel 2013 con una perdita dell’8,20% della popolazione.
Scendono sotto la soglia dei 4.000 abitanti Alia (3.795), Valledolmo (3.711) e Polizzi Generosa (3.543) mentre scende sotto i tremila abitanti Petralia Sottana che conta 2.938 residenti.
Infine, in poco più di 1 anno, dalla fine del 2011 agli inizi del 2013, le aree interne hanno perso altri 656 abitanti, pari ad oltre l’1% di calo demografico all’anno. Una prospettiva desolante. Di questo passo, se non si trovano adeguate soluzioni all’abbandono delle aree interne, in meno di 100 anni i comuni delle alte Madonie sono destinati a scomparire.
I dati per Castelbuono nella tabella.
Sarebbe interessante mettere a confronto questo dato con chi ha gestito milioni di euro di finanziamento pubblico fra GAL, SOSVIMA, Ente Parco, Distretto Tutristico, etc. etc.
Il mondo ci guarda ma i cittadini scappano.
Guarda, guarda. In tutti gli enti nominati, compare (o è comparso) il nome della stessa persona. Vuoi vedere che scappano da lui? 🙂 🙂 🙂
quando le leggi sono troppo restrittive, quando non c’è una risposta seria alla crisi, quando si pensa solo a far politica per il proprio tornaconto, quando gli enti che dovrebbero promuovere il lavoro e favorire lo sviluppo si trasformano in inutili stipendifici, i cittadini per sopravvivere sono costretti ad emigrare altrove. Non è un caso che gli unici dati positivi si riscontrano in comuni dove ancora, tra edilizia e turismo, si riesce a lavorare.
Sono certo che i nostri giovani, qualora trovassero un lavoro dignitoso e remunerativo nel proprio territorio, non avrebbero alcun motivo di andar via, lontano dai propri affetti e dalle proprie famiglie in terre lontane e certamente meno belle ed ospitali della nostra.
Se la politica facesse meno perditempo e si occupasse di produrre lavoro forse non si scapperebbe.
Visto i risultati devastanti,i nostri giovani vanno via dalle nostre terre per cercare opportunità di lavoro,ma il problema più grande è che ci sono troppi attaccamenti alle poltrone.
Il mondo ci guarda, il mondo ci invidia, noi siamo l’ombelico del mondo.
Con questi slogan pensano di continuare a prendere in giro i nostri giovani.
la politica non produce lavoro, e se lo fa crea posti assistenziali.per il lungo termine la politica deve creare le condizioni affinchè ci sia sviluppo.
ma d’altronde la storia è vecchia, quanto e più dei nostri bisnonni che emigravano in USA, dei nostri padri che emigrarono in germania, francia, belgio, svizzera…o più semplicemente nel nord italia.
una volta era agricoltura o pastorizia di sussistenza, più che povera. poi ci fu l’illusione dell’industria, introdotta come corpo estraneo in un’area priva di cultura industriale.
La Fiat di Termini, esperimento in perdita destinato a fallire,La chimica del mediterraneo, mai avviata.
e ci fu la burocrazia che si ingigantì assumendo a spugna…furono gli unici anni (gli 80) in cui l’emigrazione si arrestò.
questa è la nostra storia