La Costituente Madonie e Imera stigmatizza il metodo Librizzi

(Riceviamo e pubblichiamo) – Il Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo è oggi al centro di una questione che si caratterizza ufficialmente come uno sgarbo istituzionale ma potrebbe avere conseguenze più importanti che vanno dalla bufera democratica, se i sindaci dell’Assemblea dovessero prendere coscienza del fatto di non essere stati tenuti in alcuna considerazione, alla calma piatta di chi ormai si è abituato ad una gestione della cosa pubblica decisa nelle segrete stanze da pochi attori che si assicurano il silenzio degli altri.
Il Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo è un ente che si occupa della gestione e dell’amministrazione di beni confiscati alla mafia, nato in occasione della concessione del bene Verbumcaudo, 150 ettari di terreno confiscati alla mafia nel 1983 ai fratelli Greco, figure chiave di Cosa Nostra, grazie al lavoro di Giovanni Falcone e di proprietà della Regione Sicilia. Oggi su quel bene la Cooperativa Verbumcaudo, guidata dal presidente Luca Li Vecchi, ha realizzato un progetto di rinascita e legalità nel cuore delle Madonie, offrendo la possibilità di riscatto sociale a tanti giovani che hanno potuto costruire il loro futuro nella nostra terra di Sicilia, terra tanto amata ma maledetta.
La Cooperativa Verbumcaudo ha come obiettivi fondamentali la restanza, la solidarietà e il senso di comunità. Fare agricoltura e offrire prodotti di qualità al mercato significa sicuramente fare quadrare i conti, ma lo spirito imprenditoriale è sempre stato subordinato a un sistema di valori che hanno reso i giovani imprenditori consorziati una famiglia. Hanno sempre avuto come riferimento il proprio territorio di cui sono l’espressione e l’esempio più alto dell’affermazione della legalità e del diritto al lavoro.
Tale impostazione non è scontata, prova ne sia che altre esperienze di gestione dei beni confiscati alla mafia e restituiti alla società hanno prestato più attenzione all’impostazione imprenditoriale, rischiando di venire meno allo scopo sociale di restituzione alla collettività dei beni confiscati. Questo lo scopo per cui è nata la legge Rognoni-La Torre.
Il Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo si avvia oggi a rinnovare il suo Consiglio di amministrazione e, da statuto, “L’elezione del Consiglio di Amministrazione avviene a scrutinio palese, sulla base di una proposta formulata dal Presidente, sentiti gli altri rappresentanti dei Comuni, contenente i nominativi dei candidati alle cariche di Presidenti del Consiglio di Amministrazione e di Consigliere”.
È proprio quel “sentiti gli altri rappresentanti dei Comuni” che sembra essere venuto meno nel momento in cui il sindaco di Polizzi Generosa Librizzi, Presidente dell’Assemblea dei soci del Consorzio, si è recato dal Prefetto per proporre un nome per il ruolo di presidente del nuovo CdA da portare poi a ratifica dell’Assemblea dei Sindaci.
Senza voler entrare nello specifico del nome proposto, del profilo e delle competenze, il giudizio che si vuole esprimere è sull’iter attuato che sembrerebbe in contrasto con il dettato statutario e lesivo della dignità dell’intero territorio. È palese che, ancora una volta, sono state mortificate le Madonie che, alla luce di questi fatti, vengono ritenute talmente povere di risorse umane volenterose e capaci da non rendere possibile il ricambio del CdA con soggetti espressione e conoscitori del territorio.
Sarebbe doveroso spiegare le motivazioni della scelta, i criteri e le modalità adottate, e se è vero che il sindaco Librizzi ha agito in solitudine dal momento che diversi sindaci sostengono che non sapevano nulla di questi nomi, che Librizzi si sarebbe recato dal Prefetto a loro insaputa e senza che fosse stato fatto un ragionamento condiviso, trasparente e preventivo nella sede istituzionale preposta, con una seria ricerca nel territorio e non con un nome calato dall’alto, fosse anche il migliore dei nomi possibili.
Fare politica seria significa anche scontrarsi in modo acceso ma con il solo ed unico interesse della difesa del bene comune, dimostrando di essere capaci di mettere da parte interessi, aspirazioni personali, diatribe e rancori che non devono pesare sul futuro della collettività. Invece sembra che si preferisca mettere insieme cordate che non guardano prioritariamente agli interessi delle comunità ma seguono disegni incomprensibili ai più.
Il punto è cosa fare oggi, vogliamo ancora stare a guardare questo modo di fare, questi giochetti che sottraggono i processi democratici ai luoghi ad essi deputati? Come mai i nomi, prima che al Prefetto, non sono stati proposti all’Assemblea dei soci, fissata per il 16 aprile prossimo? Quali interessi stanno dietro a nomi, peraltro prestigiosi, ma calati dall’alto? E queste persone sono a conoscenza di questo iter irrituale e di eventuali disegni occulti? I sindaci dell’assemblea avranno il coraggio di dire la loro o lasceranno correre perché tanto i nomi sono di alto profilo ed è meglio rifugiarsi in un silenzio assordante per il quieto vivere, o forse per onorare accordi finalizzati al silenzio?
E i consiglieri dei Comuni aderenti al Consorzio cosa intendono fare? Oggi più che mai, il ruolo politico istituzionale del consigliere dovrebbe essere sempre più la voce della denuncia e di una presa di posizione politica chiara e netta a difesa del proprio territorio e delle intere comunità, ricordando che il Consorzio esiste solo perché è stato approvato dai Consigli comunali che hanno conferito ai sindaci la facoltà di rappresentanza ma non quella di esercitare un potere assoluto.
Per usare le parole del Vescovo Giuseppe Marciante, con il silenzio “c’è il rischio di fare diventare i sindaci dei feudatari”.
La Costituente per le Madonie e l’Imera, nel denunciare un processo decisionale non del tutto chiaro, che potrebbe pesare sul destino di quei giovani che hanno investito tutto nel sogno di restare a fare gli agricoltori nelle Madonie, invita l’intera collettività a una presa di posizione forte affinché il nostro destino possa essere deciso con il contributo dei tanti che hanno a cuore il bene della società madonita.
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