Sullo scempio perpetrato sui prospetti della Matrice Nuova

Riceviamo e pubblichiamo in basso la lettera dell’avv. Mario Lupo in merito ai lavori iniziati recentemente sui prospetti della Matrice Nuova

Alla mia… pesante età, non credevo che avrei assistito ad uno scempio come quello che sta avvenendo sui prospetti della Matrice Nuova: già sono stati o stanno per essere rivestiti di intonaco giallo, come se quel bellissimo e multisecolare monumento di pietra offendesse qualche presunto cultore d’arte e pertanto fosse necessario trasformarlo in una delle nostre tante casette colorate.

Indignato, ho chiesto spiegazioni all’arch. Rosario Polisi che sapevo autore del progetto di restauro del nostro massimo tempio e quindi direttore dei lavori, il quale mi ha prontamente risposto con la nota che qui riproduco testualmente, assieme alle foto allegate che testimoniano lo scempio.

«Il gruppo di tecnici da me coordinato ha lavorato costantemente, fin dal 1986, alla progettazione del restauro interno ed esterno della Matrice Nuova (compreso il possibile ripristino della cupola).

Finalmente, dopo decine di versioni di importi commisurati alle possibilità di finanziamento, Don Francesco Casamento è riuscito a fare inserire il restauro dei prospetti e delle coperture nei finanziamenti concessi dalla Conferenza Episcopale Italiana in due stralci per un importo complessivo di circa 800.000€.

Nel maggio del 2022 sono iniziati ufficialmente i lavori del 1° stralcio che dovevano essere ultimati in 6 mesi, ma dopo 15 mesi si erano eseguiti solo il 15% dei lavori previsti in un clima di continui contrasti con l’impresa e la Curia. Per farla breve nel settembre 2023 ho rinunciato all’incarico di direzione dei lavori avendo preso atto che erano venute meno le condizioni minime di rispetto e fiducia tra la D.L., l’impresa e l’ufficio tecnico diocesano.

Alcuni giorni fa passando dalla Matrice Nuova sono rimasto basito nel vedere che stanno intonacando tutte le superfici dei prospetti della prima ala del transetto e per di più di colore giallo.  Il progetto prevedeva il semplice restauro del paramento mantenendo il pietrame a vista come nello stato di fatto ed era già stato concordato il colore della sigillatura dei giunti ed eseguiti i provini approvati dalla Soprintendenza nell’esercizio dell’alta sorveglianza sui lavori.

Invece la nuova D.L. (Arch. Curcio di Cefalù), il nuovo parroco, l’ufficio diocesano, l’impresa e (presumo) la Soprintendenza avranno deciso di coprire tutto con un intonaco tipo condominio. Mi creda non ci ho dormito la notte perchè mi sento responsabile per avere gettato la spugna senza prevedere che il progetto sarebbe stato stravolto.

Come vede dalle foto allegate la chiesa è già irriconoscibile e, se tratteranno tutti gli altri prospetti allo stesso modo (come temo fortemente), può immaginare il risultato oltraggioso.

Avrei voluto dissociarmi pubblicamente con la speranza di aprire un dibattito e magari una reazione. Ma io sono l’unico a non potermi lamentare perchè sono stato proprio io che ho lasciato purtroppo campo libero ad altri».

Comprendo il rammarico e lo sdegno dell’arch. Polisi e, nel chiedergli scusa per avere ritenuto che fosse compartecipe di tanto scempio, faccio miei i suoi sentimenti.

Possibile che, per incomprensibili motivi, l’aspetto dell’imponente monumento in pietra venga trasformato come se fosse un qualsiasi (come scrive l’arch. Polisi) edificio condominiale?

Possibile che la Soprintendenza, così attenta a vietare anche piccole modifiche alla forma di una finestra nel centro urbano, possa avere autorizzato un simile scempio che trasforma il monumento in pietra in un qualsiasi immobile urbano?

Possibile che la semplice sensibilità umana di chi si occupa di un monumento ultrasecolare sia così indifferente di fronte alle antiche caratteristiche della nostra Madre Chiesa?

Ricordiamo che i castelbuonesi vollero così edificarla dopo che il terremoto del 1819-20 fece crollare la cupola, i due campanili allora esistenti nell’attuale slargo chiuso dalla cancellata in ferro, assieme alla navata centrale, lasciando per fortuna in piedi il seicentesco transetto con il presbiterio e con gli altari laterali adornati dagli stucchi serpottiani e con, tra l’altro, quel magnifico enorme affresco sulla parete di fondo del coro, raffigurante la Trasfigurazione, opera settecentesca del pittore Giuseppe Di Garbo. (Per una puntuale conoscenza del valore del monumento, rimando al fondamentale volume di Angelo Di Giorgi “Matrice Nuova di Castelbuono-Storia, Arte e Fede, edito nel 2006).

Insomma, con quale diritto un’impresa, il direttore dei lavori, l’ufficio tecnico diocesano, possono disporre a loro piacimento di un monumento così legato alla vita e alla storia degli ultimi cinque secoli del nostro paese?

L’impresa, il direttore dei lavori, l’ufficio tecnico diocesano, e la stessa Soprintendenza, possibile che ignorino l’importanza culturale e storica del monumento e della ovvietà della sua conservazione integrale?

Qualcuno, magari del Comune, può intervenire per tentare di bloccare scempi ulteriori, e ottenere la “cancellazione” dell’offensiva coloritura in giallo che annienta la storicità del seicentesco monumento?

Attendo, con un minimo di speranza…

Mario Lupo

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