220mila euro di finanziamento per lo splendido teatro Cicero di Cefalù

E’ il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina ad annunciare il decreto di finanziamento destinato alle opere di adeguamento del teatro comunale “Salvatore Cicero”.
Sono lieto di informare che il Comune di Cefalù ha ricevuto il Decreto di finanziamento relativo alle opere di adeguamento del Teatro comunale “Salvatore Cicero”.
A seguito di ciò, l’Amministrazione comunale ha dato mandato al Settore Lavori Pubblici di provvedere ad espletare le procedure di legge per l’affidamento dei lavori.
L’importo finanziato dalla Regione ammonta ad €. 221.972,20 su un totale pari ad euro 300.000 circa. La somma restante, pari a circa 80.000 euro, sarà a carico del Comune di Cefalù, il quale ha già sostenuto i costi di progettazione pari a circa 15.000 euro.
La predisposizione degli atti politico-amministrativi, necessari ad ottenere il finanziamento, è stata curata dagli Assessorati ai Lavori Pubblici e alle Politiche Culturali. Il progetto è stato elaborato dalla Società d’Ingegneria “Cannone Architetti s.r.l.”
A seguito della realizzazione dei lavori il Teatro comunale “Salvatore Cicero” potrà ottenere la piena agibilità. Inoltre la realizzazione dell’impianto di climatizzazione, previsto in progetto, consentirà la più ampia fruizione in ogni periodo dell’anno. Si attua così un altro punto del programma elettorale votato dai cittadini.
Ad oltre 200 anni dalla sua costruzione il nostro bellissimo Teatro comunale, universalmente noto come set del film Premio Oscar “Nuovo Cinema Paradiso”, si appresta ad essere protagonista di una nuova fase storica con la quale, ponendosi al passo con i tempi e con la normativa vigente, conferma la propria naturale vocazione di luogo d’Arte e di fucina culturale di primaria importanza per la Città di Cefalù.
Il Sindaco
Rosario Lapunzina
Mi auguro che il nostro inquilino di via S. Anna capisca che con la Cultura si mangia, e non con una struttura a cammaruni.
Dubbito che lo possa capire perché, se lo ricordi:
u sceccu per tutto u po futtiri ma certamente non per testa!!!!!
220 mila euro e non ci possono nemmeno fare una mangiata o una bevuta…soldi buttati!!! Poverini, sono cifalutani. Per fortuna noi abbiamo a Mariuzzi e a Dariuzzi che lo sanno cosa è la vera cultura!
Complimenti all’amministrazione di Cefalù e un no comment, per non dire “altro”, a quella attuale di Castelbuono e a tutte quelle che l’hanno preceduta da quasi 40 anni. Una montagna di promesse pompose finite nel nulla assoluto. Tristezza.
Il Teatro di Cefalù sembra una bomboniera. Sicuramente per i progettisti delle Fontanelle sarà pure un teatrino come era l’antico teatro di corte dei Ventimiglia. Invece è un vero Teatro, come si sperava che fossero Le Fontanelle. Invece avrete solo un’ulteriore spazio espositivo per fiere, mostre e feste, una strada, un belvedere ed uno sproporzionato ed inutile foyer, non un vero teatro. A Cefalù il Teatro Cicero, a Castelbuono u cammaruni cicero. Il livello culturale di una comunità si vede pure da questo. Castelbuono per secoli era stata la culla della cultura delle Madonie, nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe caduta così in basso.
Mi sento di invitare i castelbuonesi a confrontare le immagini interne dello splendito Teatro Cicero di Cefalù, con il rendering interno dell’edificio che il progettista Monaco e l’amministrazione vogliono propinarci come ristrutturazione dell’ex cine-teatro Le Fontanelle.
Credo sarà evidente a tutti che nel caso del Teatro Cicero è evidente l’anima culturale del teatro. Nel caso della ristrutturazione proposta a Castelbuono è evidente solo … l’assenza di una qualsiasi anima, se non peggio: la presenza di una anima esclusivamente commerciale.
E’ giunta l’ora di aprire gli occhi.
Fate i complimenti non solo a Cicero ma anche all’architrave Iano Monaco che per un pugno di euro ha prodotto questo pugno negli occhi. E ancora non avete visto la culla muraria, la strada che sfregia il poggio del Castello, il tetto in rame, le sterminate vetrate (sempri s’a dittu in un teatro), l’immensa fabbrica del foyer che riverserà sul versante ovest del poggio migliaia di metri cubi di fabbricato e tante altre sconcezze.
Tutte le menti che hanno parlato delle Fontanelle come di un mostro verticale oggi plaudono a questo aborto, a questo mostro orizzontale. Un qualsiasi studente di archietttura che presentasse una cosa del genere all’esame di composizione verrebbe ripetutamente bocciato.
La Castelbuono che non si riconosce in questa amministrazione, nelle sue gozzoviglie, nel suo ciarpame culturale esca allo scoperto, si faccia sentire bocciando questo nefando progetto e questa idea di paese.
Ben detto Massimo, concordo in toto.
Un’idea di paese.Ogni generazione ha avuto la sua idea di paese, espressa dalla sua classe dirigente.Oggi il ceto che fa tendenza non sono più i (pochi) intellettuali ed il ceto artigiano (vari intellettuali senza titolo di studio) come fino al secondo dopoguerra. Non sono più neppure i figli di quegli artigiani che avevano studiato, e si erano laureati. Quel concetto di classe dirigente istruita e colta, sebbene di umili origini, si è consumata negli anni ’80, fino a fuggire dall’impegno politico negli anni ’90. schifata talvolta, stanca più spesso. Quella generazione ha avuto a sua volta dei figli, che però sono in larga parte andati via. Non c’era lavoro per le loro prospettive professionali, o non ce n’era proprio. L’edilizia implodeva.Nella scena economica e politica si impose un nuovo modello, non bancario, professionale, impiegatizio, artigianale…ma un modello che ammiccava a cefalù…al turismo. Seducendo torme di persone con le iniziative porte aperte che dobbiame vedere come la genesi culturale di quel pensiero, che vede nel regù al maialino nero dei nebrodi la via maestra per una prospettiva economica, dove tutto deve portare ad attovagliare e deliziare il turista che compra. CI potrebbe anche stare se tale pensiero dominante fosse bilanciato dalla presenza di un altro pensiero, che mette al centro la società e le sue interazioni, non solo le sue masticazioni e libagioni. Quelli che potrebbero rappresentare quel pensiero sono però stati allontanati, messi da parte, perchè il minimo dissenso ha portato all’ineludibile ostracismo. Ed è finito che “i tavulina” sono metro e misura di una certa visione del microcosmo castelbuonese, complice assenza dei giovani che fuggono via, non votano, non pesano. Complice anche un diverso pensiero di oggi, in un gruppo T difficilmente potrebbe rinascere. Mia opinione personale
lucida, impietosa, meravigliosa analisi.
Ora però è tempo di consegnare al passato questo medioevo e consegnare alla pattumiera i cuddur fritt
Impietoso il confronto dei commentanti tra una costruzione con impianto di 2 secoli fa (finanziamento per aggiornamento tecnologico e adeguamento normativo) e una nuova costruzione; Pietoso il fatto che non lasceremo traccia di questo periodo storico, costruiamo tutto in modo che somigli a quello che hanno costruito 50-100-200 anni fa; il fatto che si dica “il mondo ci guarda” vuol dire anche che dovremmo guardare al mondo e a esperienze attuali e coraggiose di architettura contemporanea, magari andando in estremo contrasto con il nostro castello medioevale ne esalterebbero la bellezza antica (questo non vuol dire che il progetto dell’arch. Monaco possa essere considerato modernista).
Mi sento di invitare i Castelbuonesi a cestinare la loro idea di teatro costruita all’interno delle fontanelle e di tutti gli altri spazi adattati negli anni di assenza dello stesso teatro (Cinema, sala dei cappuccini, auditorium del liceo scientifico, parco delle rimembranze, ecc) e di crearne una nuova all’interno della nuova struttura.
Il vecchio non potrà mai essere uguale al nuovo, a meno che il nuovo non sia già vecchio.
Esempi di architettura contemporanea, di architettura coraggiosa: il municipio di Cefalù dove per passare dall’ufficio del sindaco alla ragioneria, se piove bisogna aprire l’ombrello, EGV center a Cefalù, lo ZEN, Gli edifici 16 17 18 19 di Viale delle Scienze, la facoltà di architettura di Palermo e altri esempi a non finire
Ognuno ha i suoi riferimenti, legati alla propria visione del mondo… personalmente avrei guardato a riferimenti leggermente più nordici, i primi due presi a caso: l’Harpa Concert Hall di Reykjavik e l’Opera House di Oslo; entrambi (chissà come mai) con “ampie” vetrate, praticamente tutte di vetro…
quello che per il mondo è l’oggi nella provincia siciliana arriverà forse tra 50 anni, quando ormai il mondo sarà passato oltre; leggere progetti degli anni 60-70-80 come contemporanei mi sembra ardito, visto che bene che vada sono già passati 40-50 anni, se poi ne elenchiamo solo di negativi rafforzare la Vostra visione è tutta un’altra storia…
forse la ragione sta nel fatto che molti architetti, a fronte della pompa che li caratterizza – soprattutto i più frustrati – , riescono a stento produrre solo cose come quelle dette sopra (che non sono negative, sono solo quello che sanno fare) oppure, pratica largamente diffusa, scopiazzano come è successo con l’edificio del liceo scientifico dove, al 38° parallelo, hanno orientato il fabbricato ad est, lo hanno riempito di vetrate quasi completamente fisse e vi hanno ubicato le aule. Risultato: un forno. Ma forse, in generale, l’uso di tanto vetro nei paesi nordici è dovuto alla latitudine e quindi alle ore di luce?
Poi (chissà come mai) le “ampie” vetrate dei suoi edifici non gettano luce all’interno degli ambienti destinati agli spettacoli?
egregio architetto, le sfugge forse, come al suo esimio collega trapassato autore degli edifici UNIPA succitati, che la LATITUDINE della Sicilia è leggermente più prossima al SUD di quella Scandinava. Ne consegue che le soluzioni architettoniche di scuola nordica all’insegna di Luce e superfci vetrate da noi divengono SERRE in sui da aprile a ottobre si vive solo con climatizzazione a palla. L’edilizia deve essere quella che deriva dal luogo e dal territorio. Veda gli edifici di via Archirafi a Palermo, saranno vetusti ma le aperture alla palermitana con i vasistas, le finestre piccole a Sud … avevano un senso.
Carissimi colleghi tecnici, no, non mi era sfuggito il fatto che la latitudine e il clima nostrano non proprio fresco non lasciano la gran parte di noi a propendere per gradire le grandi vetrate, e nemmeno che le stesse vetrate nei due edifici che menzionavo non dessero direttamente collegate agli ambienti di scena, credo tuttavia nella soluzione dei problemi che alcune scelte progettuali creano, tutte le scelte hanno conseguenze che vanno affrontate (climatizzazione, impianti radianti caldo/freddo su pavimenti-pareti, geotermia e altre energie alternative), incluse anche alcune menzionate dal comitato (vedi scala all’interno), eliminando il problema tutte le scelte alla radice per evitare problemi cosa resterebbe? una scatola?
se vuole la mia opinione, da quello che ho visto, come pubblico spettacolo quel progetto qualche dubbio me lo da. in termini di disponibilità di uscite di emergenza per tutti gli spettatori, (anche quelli della galleria) in termine di materiali, in termini di configurazione della scena…voglio vedere come finirà tuttavia
Ma adesso giusto per capire al teatro è già previsto nel progetto una zona bar ristoro??? Visto che a San Francesco nel chiostro già sussiste il bar, siamo sicuri che non ci sia già un angolo bar da assegnare???
Il bar non serve. Già c’è… di fronte