A Castelbuono si mangiava cultura

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10 Commenti

  1. Alterego ha detto:

    Andiamo a fondo caro Peppe Genchi, la situazione è ben più complessa e grave! Il fatto è che oggi Castelbuono si ritrova con una classe politica dirigente vacua, che si sente tale sol perché ha “preso il potere” dopo anni di tentativi repressi, di attese e di “scientifiche diffamazioni”. Mi chiedo: è davvero classe dirigente?Ha mai mangiato Cultura metabolizzandone percorsi e obiettivi? Avevi mai visto qualcuno di loro presente o partecipe alle molteplici manifestazioni di piazza o al chiuso che non fossero strettamente politiche? Avevano mai partecipato alla vita sociale e culturale del paese?L’unico poteva essere Brancato ma…cosa ha fatto? Cosa sta facendo? Dov’è? Sopraffatto da altre presenze fameliche di protagonismo, non riesce a costruire e ad assumere una regia di quel l’assessorato…un tempo strategico e molto ben strutturato e gestito. E non alla mercè delle ultime new entry per grazia ricevuta!
    Solo una serie di attività arripizzate e sconclusionate, spesso in sedi non appropriate. Folgorazioni mistiche, defezioni incomprensibili e chiusura in un provincialismo preoccupante.
    Castelbuono insomma “…nave senza nocchiero in gran tempesta…”

  2. qualunquista ha detto:

    Viene da chiedersi cosa ha fatto Genchi per la”cultura” ai tampi in cui era assessore a nonsoche’…….. Certo che le tracce lasciate non sono indelebili. Speriamo di non dover dire, fra non molto, che un tempo, Genchi assessore, si beveva cultura.

  3. erba voglio ha detto:

    Nel corso della storia castelbuonese la politica culturale, che le varie amministrazioni nel tempo hanno seguito, ha cercato di coniugare due fattori : la crescita culturale della comunità ,di cui un aspetto imprescindibile è stato sempre la salvaguardia del nostro patrimonio, e lo sviluppo turistico del paese stesso ; a queste linee- guida tutti si sono ispirati seppure con modalità diverse, ritenendo la promozione della “cultura”sempre strettamente connessa anche all’affermazione dell’immagine turistica di Castelbuono. Così, dalla Sagra delle Ciliegie degli anni ’50 e’60 alle “Porte Aperte” degli anni ’90, le iniziative ,più o meno riuscite e condivise, hanno mirato a realizzare questi due obiettivi.E ,io credo,complessivamente, con successo, dato che il nostro paese è ormai conosciuto e apprezzato ovunque ed è meta di numerosi visitatori e turisti del fine- settimana.
    Mi pare che l’idea vincente sia quella di un turismo non di massa ,ma di qualità, in grado quindi di apprezzare iniziative che in ogni ambito ,si distinguono per il buon livello culturale.
    Cosa si vuole adesso?Non ho capito le intenzioni dei nuovi amministratori,ai quali, tuttavia, vorrei dire che così come è da ritenere “provinciale ” un atteggiamento che snobba tutto ciò che è nostro per guardare sempre e comunque oltre i confini del nostro territorio, rischiando di disperdere un patrimonio di saperi, memorie, idee nuove dei nostri giovani…,( mi appaiono detestabili quanti, credendosi più moderni e più colti, in ogni occasione si mostrano esterofili di maniera, senza aver mai viaggiato e conosciuto il mondo), allo stesso modo non ci si può richiudere in una specie di orgoglioso isolamento, crogiolandoci nella nostra Identità e rifiutando il confronto con i fenomeni culturali che si agitano nel mondo. Come in tutte le cose, IN MEDIO STAT VIRTUS. ( Non, come dice qualcuno, IN MEDIA)
    E allora che senso ha sostenere che non “interessano i numeri, ma solo che i nostri giovani contemplino l’arte”…? Le due cose, egregio Sindaco, non sono nè antitetiche, nè inconciliabili! Anzi, soltanto recuperando e conoscendo i valori essenziali della nostra cultura ,solo sapendo bene CHI SIAMO, potremo interloquire e interagire con le CULTURE ALTRE che la multietnicità ci impone di non ignorare.

  4. Alterego ha detto:

    Condivido Erba voglio.In tanti rimaniamo ancorati al bisogno di onestá intellettuale e di autentica presa di coscienza! Purtroppo non vedo nulla di buono nel panorama pubblico castelbuonese, nonostante il chiasso comunicativo, quasi ossessivo e autoreferenziale.
    Come potere aspettarci qualcosa di buono per il futuro se il punto di partenza perseguito è di demolire tutto ciò che è stato fatto prima?chi c’era prima? Oscurare. Negare. Rinnegare. Quale luce dalle ombre ideologiche? Infine mi chiedo: è il bene di tutti o è il bene di pochi?

  5. Sandro Morici ha detto:

    Condivido la pasizione di Erba Voglio semplicemente perchè il suo approccio è estremamente razionale. Oggi tutti i progetti o programmi culturali richiedono competenza e managerialità, al di fuori di credi politici. Ma gli amministratori pubblici, purtroppo, sono rimasti legati a schemi di immagine e a promesse vuote, col pensiero ai favoritismi di parte, senza mai vedere in modo asettico. Risultato: bene di pochi e affossamento del bene comune.

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