A chi vuol abbattere Le Fontanelle: non ci sarà niente da (bel) vedere

Alcuni commentatori di questo blog hanno a più riprese ipotizzato che per Le Fontanelle l’unica via d’uscita sia l’abbattimento, per fare spazio a un avveniristico belvedere o, addirittura, a un anfiteatro. Sembra che anche l’amministrazione, dopo un anno di immobilismo e di nicchiamenti, stia uscendo allo scoperto abbracciando per Le Fontanelle questa soluzione, che si può definire una soluzione finale, con analogia alla soluzione finale di triste memoria perché si pone come obiettivo l’eliminazione del teatro, in questo caso. Una soluzione finale che non scaturisce, manco a dirlo, da una visione ragionata di ciò che è meglio, né di ciò che è più bello, né di ciò che è architettonicamente più indicato – come vedremo – né di ciò che più serve ai castelbuonesi.

Cosa può aver determinato questo anelito al vuoto, innaturale se si pensa che la natura ha un innato horror vacui? Mah! Sulla base degli aspetti documentali che illustreremo più avanti, non è facile individuare cosa abbia suggerito questo indirizzo, a meno di non entrare nel campo delle ipotesi.

Tra le ipotesi accantoniamo subito quella che la soluzione finale nasca da ragionamenti politici: qui – come purtroppo i castelbuonesi ben sanno – l’horror vacui non opera e il vuoto è una possibilità.
Non prendiamo in considerazione, perché ne documenteremo più avanti l’insostenibilità, l’ipotesi che la soluzione finale abbia maggiore cifra estetica o architettonica o di utilità o di funzionalità per i castelbuonesi.

Non rileva nemmeno l’ipotesi di maggiore economicità della soluzione finale: infatti dovrebbe essere ancora attivo un finanziamento per il progetto di ristrutturazione delle Fontanelle (il condizionale è d’obbligo perché non sappiamo se l’attuale amministrazione l’abbia perso o sia prossima a farlo perdere); tra l’altro sembra che gli enti regionali preposti ultimamente abbiano fatto trapelare di essere ben disposti verso il progetto di ristrutturazione secondo i canoni rivisti l’anno scorso – con l’amministrazione precedente – dallo studio Iano-Monaco incaricato della progettazione.

Restano in campo le ultime due ipotesi: che con l’abbattimento delle Fontanelle si vogliano cancellare eventuali dinamiche connesse ai precedenti progetti o che si voglia opporre un ostracismo irrazionale, simile al biblico Muoia Sansone con tutti i Filistei, a chi come noi fa delle Fontanelle un obiettivo irrinunciabile per Castelbuono, per dargli quel luogo di cultura, di servizio e di utilità sociale cui aspira e che merita abbondantemente.

Verrebbe da dire ai posteri l’ardua sentenza; ma forse risulta più efficace chiedere una valutazione agli interessati, cioè ai castelbuonesi, meglio se dopo aver preso visione dei fatti documentati qui e altrove.

E arriviamo così al dunque.
Secondo quella che abbiamo definito soluzione finale taluni vorrebbero creare un belvedere, ottenuto abbattendo lo scatolone attuale, brutto a vedersi e di questo siamo convinti anche noi, preferendo questa soluzione anche a una ristrutturazione del cine-teatro Le Fontanelle, idea che sosteniamo da sempre, a patto che la ristrutturazione sappia trasformarlo in una costruzione esteticamente e architettonicamente apprezzabile e armonica con il contesto del sito, in una sala di rappresentazione dotata di almeno 450 posti a sedere che sono possibili, nella possibilità di  fare cultura tutto l’anno dando impulso a chi a Castelbuono voglia proporre attività teatrali, musicali, di danza, tradizionali, ecc. In barba all’opportunità di una saggia ristrutturazione, nell’immaginario di qualcuno la soluzione finale rappresenta invece l’unica possibilità di far riposare l’occhio e l’anima, facendoli spaziare su ameni orizzonti per ora nascosti dal mostro (secondo i sostenitori della soluzione finale).

Ma davvero la soluzione finale ci regalerebbe questi panorami entusiasmanti? Per verificarlo abbiamo utilizzato riprese dei luoghi fatte da Felice Collesano, foto immortalate da Giuseppe Cucco, il tutto con l’elaborazione grafica di Antonio Prestianni che ha simulato l’eliminazione dell’ingombro dell’attuale costruzione, per aiutarci a scoprire l’ipotetica, paradisiaca, bellezza che fino ad oggi ci siamo persi non disponendo di questo spettacolare belvedere al posto delle Fontanelle (belvedere che, chissà, potrebbe diventare un ulteriore motivo perché il mondo ci guardi, nella visione dei sostenitori dell’ipotesi). Nell’Immagine1 abbiamo fatto sparire Le Fontanelle e proposto  la vista che avremmo dal fondo est della piazza, da Linea In per intenderci, guardando ad ovest, verso A Madonn’â Catina, senza Le Fontanelle. Il risultato, oggettivamente crediamo, è desolante.

immagine 1

Ad onor del vero, oltre a far sparire Le Fontanelle, abbiamo aggiunto degli accessori ineludibili, quali una inferriata per la spianata che sorgerebbe sulle ceneri del cine-teatro e un muro di sostegno per il belvedere attuale. E dovrà essere un muro di sostegno di non trascurabile altezza e larghezza, robusto e visibile, con fondamenta indirette (pali) di lunghezza adeguata a raggiungere i piani di posa a notevoli profondità; poi si deve sperare di non trovare ulteriori reperti archeologici, situazione già emersa nel progetto esecutivo approvato tempo fa e per fortuna mai realizzato, altrimenti sarebbero guai seri. Con la soluzione finale, anche se non rimarcato nell’Immagine1, c’è da dire che un ulteriore muro di sostegno serve anche per la scalinata principale, a meno che il partito dell’abbattimento non ritenga sufficiente la sola scalinata laterale e decida di abbattere assieme a Le Fontanelle anche la scalinata principale, così da favorire meglio la vista sui panorami mozzafiato a ovest, verso ‘A Madonn’â Catina.

In ogni caso, anche senza essere architetti e trascurando per il momento qualsiasi altra considerazione contraria, si può constatare che dal punto di vista estetico ed architettonico il risultato sarebbe un obbrobrio: per l’inferriata, per il muro di sostegno che anche se realizzato in pietra si staglierebbe con la stessa grazia di un ospite non invitato (ancor di più guardandolo panoramicamente dalla collina di fronte), per il vuoto che sembrerebbe una ferita inferta all’anima della cinta muraria sempre esistita nell’area castellana, per il belvedere attuale la cui insorgenza creerebbe una discontinuità di rilievo artificiosa e disarmonica (di una disarmonia indigeribile e non connotata né con il luogo né con la sua storia) con la spianata lasciata dall’ipotetica eliminazione del cine-teatro.

Né aiuterebbe granché mantenere la cinta muraria dell’area castellana e raccordare la disarmonia del belvedere attuale con la spianata causata dall’ipotetica eliminazione del cine-teatro, con una – chiamiamola così – spianata rialzata, come raffigurato nell’Immagine2 (che, di fatto, porterebbe i visitatori sul terrazzo e dentro casa della famiglia Failla-D’Ippolito):

immagine 2

Sarebbe il classico rimedio peggiore del male dal punto di vista estetico e architettonico. Senza pensare che se si dovesse porre rimedio alla discontinuità della cinta muraria e alla disarmonia di rilievo con una costruzione, sarebbe molto meglio da tutti i punti di vista mantenere Le Fontanelle, opportunamente ristrutturato. Come vedete qualunque sia il ragionamento, si va a toccare con mano l’evidenza che ristrutturare Le Fontanelle è la soluzione migliore.

Qualcuno potrebbe obiettare che, adottando come unico punto di vista il fondo est della piazza, abbiamo artatamente omesso le bellezze che si estendono a perdita d’occhio, nell’immaginazione di questo qualcuno, dalla spianata post Le Fontanelle verso ovest. Non sia mai! Ecco una carrellata di quelle indicibili bellezze che attualmente sono nascoste alla vista dal cine-teatro.

Le immagini, stavolta senza alcuna elaborazione grafica essendo sufficiente la semplice foto, descrivono inequivocabilmente l’assenza di viste panoramiche da sfoggiare e l’evidenza che l’eliminazione delle Fontanelle determinerebbe un ulteriore danno estetico e architettonico. Ma a questo proposito manca ancora una prospettiva per avere il quadro completo: una vista dall’alto dell’area castellana post Le Fontanelle.

Eccola! Lasciamo a voi i commenti sull’immagine che segue ma siamo certi che essa dimostri come la soluzione finale snaturerebbe la cinta muraria dell’area castellana, ferendola e violentandola nel suo intimo. Lasciateci solo dire che così, più che dare aria a Piazza Castello … si toglierebbe aria ai castelbuonesi, alla tradizione, all’architettura del luogo, all’estetica e soprattutto alla speranza di ritornare ad avere un teatro in tempi accettabili.

Ora dimentichiamo per un momento le conclusioni appena consolidate dal punto di vista estetico e architettonico del belvedere, ops, del brut-vedere che creerebbe la soluzione finale: supponiamo, per un momento e per assurdo, che la soluzione finale possa riuscire a consegnarci un vero nuovo belvedere. Anche accettando questa postulazione per assurdo è però ovvio che questo presunto nuovo belvedere debba superare i dubbi di fattibilità e opportunità connessi all’eliminazione del manufatto. Proviamo a rassegnarli, avvertendo per la cronaca che i dubbi non sono riportati in ordine di importanza né pretendono di essere esaustivi.

Il primo dubbio di fattibilità è legato ai necessari pareri positivi da ottenere dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali prima di procedere con la soluzione finale. Abbiamo avuto modo di raccogliere alcune impressioni della Soprintendenza che evidenziano una contrarietà decisa all’apertura degli edifici che coronano Piazza Castello. E onestamente ci stupiremmo del contrario visto che l’area castellana è stata sempre racchiusa storicamente da edifici di vario genere. Gli archi, uno ancora esistente alla fine di via S. Anna e l’altro all’altezza dell’ingresso del Boccone del povero purtroppo abbattuto da tempo, avevano proprio la funzione di varchi di accesso all’area castellana.

Mai l’area castellana ha avuto altre aperture: l’area delle Fontanelle da chiesa fu adibita a magazzino, poi a scuderia, quindi a sala di rappresentazioni e, successivamente, nel Seicento, vi fu costruito un capace teatro. Come si vede non c’è memoria che quell’area sia stata non edificata, quindi la presenza lì di un edificio riveste un ruolo determinante nella conformazione architettonica dell’area castellana.

A rafforzare il dubbio, l’esistenza di un vincolo archeologico imposto dalla Soprintendenza che impedisce di intervenire, senza il suo motivato parere, sulle costruzioni all’interno del rettangolo evidenziato dalle linee in blu nella planimetria seguente.

Con quali argomenti l’amministrazione potrebbe ottenere dalla Soprintendenza il benestare all’abbattimento di un edificio all’interno della zona sottoposta a vincolo archeologico?

Il secondo dubbio di fattibilità è di natura squisitamente economica: per creare il belvedere l’amministrazione comunale dovrebbe sostenere una spesa significativa con le sue forze, assumendo che sia nulla la possibilità di presentare e ottenere il finanziamento di un nuovo progetto. Infatti, sorvolando sulla capacità dell’amministrazione in carica di predisporlo, è improbabile che lo si possa ottenere dato che l’abbattimento di un edificio non ha alcun richiamo progettuale finanziabile. E la spesa necessaria per l’abbattimento risulterebbe alquanto significativa.

L’amministrazione è pronta (cioè lo vuole fare, ha la somma necessaria disponibile e ritiene che la soluzione finale sia prioritaria) a spendere quanto necessario per rimuovere un edificio ed eseguire tutte le eventuali opere accessorie connesse?

Il terzo dubbio di fattibilità è rappresentato dall’impossibilità, strutturale ed architettonica, che che la superficie quadrata, compresa fra il castello e Le Fontanelle rimanga a sbalzo sul  belvedere. Questa situazione ci risulta:

  • Strutturalmente sconsigliabile (vieppiù perché lo studio Iano-Monaco ha ipotizzato che il sottosuolo su cui insiste, potrebbe consistere almeno parzialmente in terreno di riporto, tanto che a tal proposito aveva richiesto di un’indagine geognostica). La soluzione finale richiederebbe dunque un costoso ed esteticamente pesante, per non dire inestetico, muro di sostegno basato su profonde fondamenta, cosa che aumenterebbe la spesa a carico dell’amministrazione
  • Esteticamente deprecabile perché creerebbe una discontinuità di quote, con linee molto marcate, tra la scalinata principale del castello, il sopraddetto riquadro ai piedi della torre di sud-ovest e il belvedere, al livello della piazza, quindi cinque metri più in basso.
  • Archeologicamente sconsigliabile perché gli esperti sostengono che la possibilità di rinvenire reperti archeologici è direttamente proporzionale alla invasività dei lavori da fare: abbiamo visto che la soluzione finale richiederebbe nuove mura possenti e scavi profondi, aumentando così notevolmente la possibilità di trovare nuovi reperti che ne blocchino la realizzazione

Come potrebbe la presenza di questi spigoli vivi risultare architettonicamente ed esteticamente accettabile? E ancora, si può intraprendere un progetto consapevoli della alta probabilità che sia bloccato da rinvenimenti archeologici?

Il quarto dubbio di fattibilità è quello che l’abbattimento dell’edificio esistente in favore del belvedere, possa far insorgere problemi strutturali agli edifici limitrofi (proprietà di privati), per risolvere i quali diventerebbe necessaria la messa in opera di costose contromisure in fase di cantierizzazione. Quasi certa è, per esempio, la presenza di porzioni di mura in comune tra Le Fontanelle e qualche edificio privato adiacente.

Varrebbe la pena, se questa necessità venisse confermata anche in sede progettuale, spendere le cifre necessarie per una soluzione finale che, ancor di più, diventerebbe più dannosa che inutile?

Il quinto dubbio di fattibilità è relativo al fatto che la soluzione finale, aprendo il lato ovest dell’area castellana, possa esporre tutta la piazza a correnti d’aria fredda (la famigerata pia dâ muntagna che tutti i castelbuonesi temono), cambiandone significativamente la fruibilità dal punto di vista climatico, d’inverno ma anche d’estate.

E’ un rischio che l’amministrazione comunale ritiene assumibile?
Il sesto dubbio, di opportunità, è legato alle possibilità con la soluzione finale di poter costruire in tempi ragionevoli (per intenderci, in tempi che consentano almeno ai figli dei nostri figli di poterne fruire) il teatro che i castelbuonesi attendono ormai da 34 anni: una volta azzerato l’attuale progetto con la possibilità di ristrutturazione di quello esistente, un eventuale nuovo teatro pone concreti dubbi,  a questa amministrazione, di capacità economica sufficiente, di scelte progettuali consapevoli, di scelte politiche sinergiche, di efficacia realizzativa mirata. Ed è lecito pensare (non ce ne voglia l’amministrazione ma è sotto gli occhi di tutti l’insufficienza con cui ha finora gestito problemi urbanistici ben più semplici della costruzione ex novo di un teatro) che i castelbuonesi, almeno per le successive due generazioni, potrebbero scordarsi di avere un teatro o almeno un luogo coperto degno e fruibile tutto l’anno.

L’amministrazione comunale vuole passare alla storia come quella che negò questo luogo ai castelbuonesi pur essendo, mai come oggi, alla portata?
I dubbi addotti tracciano un ulteriore segno negativo – se ce ne fosse bisogno – sulla soluzione finale, il cui vantaggio a questo punto sarebbe solo quello di contraddire, costi quel che costi, chi sostiene la ristrutturazione dell’attuale edificio. E questo senza una ragione plausibile, solo sulla base di prese di posizioni umorali e cervellotiche, completamente scollate dalle esigenze dei castelbuonesi, aderenti come si è detto alla frase pronunciata da Sansone prima di morire, mentre faceva crollare le colonne portanti del tempio.

A pensarci bene però, Sansone era ben conscio che con l’azione che stava mettendo in atto sarebbe morto con i tutti i Filistei, tanto che lo disse. Chi auspica o vuole mettere in pratica la soluzione finale, è altrettanto conscio del rischio di poter morire (politicamente, professionalmente e socialmente, s’intende) con Le Fontanelle?

Comitato Le Fontanelle
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