Castelbuono, agli arresti presunto padre-orco

«Io a mio padre non lo voglio più vedere… che vergogna… che vergogna…». Piangeva a dirotto e si tirava i capelli una bambina di otto anni quando ha raccontato alla madre gli abusi sessuali che avrebbe subìto da chi non si sarebbe mai aspettato, l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla da tutto e tutti, «in spregio di quello che è il suo naturale ruolo di padre», come scrive il pm Luisa Vittoria Campanile.

Sono fatti agghiaccianti quelli descritti oggi sul Giornale di Sicilia da Giuseppe Spallino, fatti che emergono dall’inchiesta «Father orc», letteralmente padre orco, condotta dalla stazione dei carabinieri di Castelbuono sotto il coordinamento della Procura di Termini Imerese, che ha portato agli arresti domiciliari, su disposizione del gip Claudio Emanuele Bencivinni, un uomo di mezza età.

Un silenzio rotto grazie alla fiducia posta nel comandante dei carabinieri di Castelbuono, l’eroe di una bambina che si diletta a leggere i giornali nello smartphone, venendo a conoscenza delle indagini portate avanti dal maresciallo per contrastare il fiorente mercato della droga e i reati contro la pubblica amministrazione nel paese in cui dovrà crescere. «Parlo solo con lui», ha detto lo scorso 19 aprile, un «giorno maledetto», alla madre e alla nonna, quando ritornata a casa, dopo che il padre era andata a prenderla da scuola, è scoppiata a piangere e «chiedeva espressamente di poter parlare con i carabinieri». Quindi la corsa in caserma e il colloquio con il sottufficiale dell’Arma, tra una caramella e una sincera carezza, alla presenza di una psicologa.

«Siamo saliti in macchina e dopo qualche minuto, mentre guidava, ha iniziato a palpeggiarmi con insistenza toccandomi il seno, la pancia e il sedere. Ho abbassato la testa e nulla ho riferito a mio padre per paura che lui si potesse arrabbiare», ha iniziato la piccola toccandosi le parti del corpo che il genitore avrebbe violato. «Durante il tragitto – ha continuato – mio padre ha fermato la macchina per tre quattro volte e durante queste soste continuava a palpeggiarmi. Giunti a casa, mi ha accompagnato sino all’ingresso del nostro condominio e anche qui mi ha toccato. Non l’ho sentito come un gesto affettivo ma mio padre mi ha palpeggiata con insistenza proprio con l’intento di toccarmi le parti intime». Poi la confessione che ha lasciato esterrefatto il maresciallo: «Non è la prima volta che mio padre mi palpeggia e mi tocca tutta».

Forse l’uomo si è reso conto di essere andato oltre e nei giorni successivi ha inviato un messaggio alla moglie scusandosi: «Io capisco tutto, soffro per quello che ho fatto ma non voglio ricattare nessuno». Tuttavia i carabinieri e il pm Campanile hanno voluto vederci chiaro. Così, per avere riscontri ai fatti narrati da una bambina di soli otto anni, hanno avviato un’attività di intercettazioni (maggiori dettagli sul GdS).

Da tali intercettazioni si è appurato che il racconto della piccola non veniva indottrinato né dalla mamma né dalla nonna infatti in alcune intercettazioni le due donne, «esternano dei dubbi sulla sincerità delle dichiarazioni rese dal bambina». «Questo particolare – scrive la pm – dimostra che non hanno condizionato minimamente la minore».

Quindi la richiesta di arresto tenuto conto che l’indagato, secondo il consulente tecnico della pm, avrebbe agito con «piena capacità di intendere e di volere», accolta in toto dal gip al fine di troncare un «rapporto che si è rivelato non utile occasione di crescita per la figlia quanto piuttosto occasione di scandalo per la sua giovane personalità». Una misura che, a seguito dell’interrogatorio di garanzia, è stata confermata, in quanto il presunto «padre orco» si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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