Castelbuono alza la voce contro la demolizione della scuola Francesco Minà Palumbo

Castelbuono questa volta non solo ha alzato la voce ma fisicamente ha dato prova di non tollerare la scelta di abbattere la scuola Francesco Minà Palumbo al posto della quale ne nascerà un’altra giudicata inadeguata, costosa e per niente migliorativa.

Già alle prime ore del mattino è montata la protesta attraverso un sit-in di protesta in via Isnello al quale hanno aderito familiari di studenti, docenti e un gruppo di cittadini a ridosso delle ruspe che hanno continuato i lavori di demolizione dell’istituto. Sono stati anche affissi cartelloni e striscioni a difesa dell’edificio.

Nel corso della mattinata la protesta si è spostata in aula consiliare dove i manifestanti hanno preso parola e incontrato il presidente del consiglio Mauro Piscitello il quale si è impegnato a convocare una seduta aperta per una discussione pubblica sul realizzando progetto finanziato dalla Regione Siciliana con 3,4 milioni di euro e l’ANSA ribatteva la notizia a livello nazionale.

Nel frattempo, il sindaco Cicero si affannava sui social per sedare le sempre più numerose proteste dei cittadini e convincerli della bontà della scelta dell’amministrazione da lui guidata.

Nella giornata di ieri sulla pagina Facebook del comune si leggeva un comunicato col quale si tacciava di falsità nel diffondere la notizia dell’inizio della demolizione della scuola mentre si tratterebbe solo “dell’abbattimento del muro esterno perché la demolizione della struttura esistente, per ragioni legate alla sicurezza sismica, è una prescrizione del Ministero erogatore del finanziamento, ed avverrà solo al termine dei lavori di costruzione del nuovo edificio, qualora non sarà possibile convincere il Ministero sulla non opportunità di abbattimento del vecchio edificio, procedendo all’adattamento dello stesso, per altre finalità, nel rispetto delle normative legate alla sicurezza sismica”. Tale presa di posizione è stata ribadita anche nel corso di questo pomeriggio con una ulteriore nota riferita all’ANSA. Infatti dice Cicero che  “Si sono prospettate due alternative. La prima: rinunciare al finanziamento e conservare l’edificio attuale, nonostante presenti gravi problemi strutturali, con la consapevolezza di non aver adeguato – avendone l’opportunità – un edificio scolastico alla normativa in materia di sicurezza sismica. L’altra alternativa è quella di accettare la nuova ipotesi progettuale, anche con le relative condizioni e prescrizioni, condividendola con le istituzioni scolastiche”.

Tuttavia, è bastata dare un’occhiata al progetto per leggere testualmente che lo stesso prevede “la demolizione del fabbricato esistente (corpo C) al fine di consentire il mantenimento in esercizio dei corpi A,B della scuola e garantire la continuità del servizio scolastico fino al completamento della nuova struttura. Al termine del completamento si procederà alla demolizione dei restanti capi A e B e alla sistemazione delle parti esterne”.

Evidentemente, l’amministrazione o non ricorda cosa c’è scritto nel progetto tanto difeso oppure ancora una volta ricorre a complessi giri di parole per mascherare ciò che ha deciso e difeso a scapito del volere dei cittadini.

Adesso, peraltro, l’amministrazione si dichiara di voler condividere l’ipotesi progettuale con le istituzioni scolastiche ma ciò sarebbe dovuto avvenire prima dell’inizio delle operazioni di demolizione e non oggi quando tale affermazione arriva tardiva e pare di circostanza più tesa a sedare gli animi.

Su una cosa conviene riflettere sulla tardività di questa presa posizione dell’amministrazione. La demolizione è già iniziata (il corpo C) e continuerà durante il corso dell’anno scolastico pertanto gli alunni, i docenti e tutto il personale saranno costretti a convivere con il cantiere della demolizione del Corpo C e con ovvie conseguenze sulla continua propagazione di lavori rumorosi a ridosso della restante parte dell’edificio che ancora per poco rimarrà in funzione.

Sono state anche valutate le conseguenze del cantiere dal punto di vista della qualità della vita all’interno dell’istituto?

Sono interrogativi che dovrebbero pesare come macigni nella valutazione delle migliori scelte per una società che si amministra soprattutto quando essa emerge compatta e decisa contro una ostinata e scellerata decisione di sprecare 3,4 milioni di euro di danaro pubblico.

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