Castelbuono nel tempo passato: “Riflessioni sparse sul senso di comunità”

[Riceviamo e pubblichiamo] Il termine “comunità” deriva da “com-munis” che, a sua volta, rimonta le proprie radici nella “koinè” di greca memoria.
La tradizione latina ha incrementato di senso la primigenia nozione greca; pertanto, fare ed essere comunità significa comunicare, condividere, donarsi, dare e darsi reciprocamente, spendersi senza risparmiarsi, certi che il bene di tutti è anche il bene di ciascuno e viceversa.

È avere cura e premura delle relazioni e dei luoghi che si condividono.
È fornire il buon esempio e seguire una linea educativa di rispetto.
È anche preoccuparsi, se ciò può contribuire all’azione e a cementare l’unione complessiva e la peculiarità dei legami.
È percorrere strade comuni ma anche capacità di individuare percorsi alternativi che, all’occorrenza, possano condurre verso la stessa meta, tanto agognata e già prefissa.
È dialogare, consapevoli che la dialettica è movimento, anche divergenza, a volte, ma sempre funzionale ad un accrescimento di pensiero, per pervenire a conclusioni condivise e per il Bene Comune.

In una vera comunità non c’è chi vince e primeggia sull’altro; nemmeno è contemplata, nè in linea di principio nè in punto di pensiero, una simile alternativa.
Nessuno corre per sè, nessuno vuole alimentare divisioni e distorte competizioni. Ciò contribuirebbe solo a un regresso collettivo e non al progresso o, peggio, rischierebbe di indurre un pericoloso immobilismo e di instillare il timore di mettersi in gioco per paura di perdere.
Nella comunità non regna l’indifferenza e nessuno pensa a coltivare solo il proprio giardino, pensando che debba essere il più bello e affinché gli altri, vedendolo, possano sentirsi da meno e indietreggiare pur di non rimettere in discussione il proprio impegno.

Una comunità coesa, unita, forte, attiva e propositiva è, essa stessa, giardino di idee e luogo fertile in cui nascono e progrediscono valori.
In una comunità si fanno timidi ma costanti passi, anche di lato, se necessario, pur di non calpestare le orme altrui che, semmai, vanno seguite e riprese.
In una comunità si gioisce quando tutto va bene e quando tutto è bene quel che finisce bene e ci si proietta verso il meglio che ancora si può fare e deve venire.
In una comunità si proteggono le radici, si coltivano i giovani virgulti e si rafforzano i rami adulti, affinché non diventino secchi, e ci si possa ritrovare tutti insieme all’ombra dello stesso cielo.

L’invito, dunque, resta sempre quello del #rapitiicasciuna come metafora del saper tenere aperte le porte del cuore, della memoria, delle menti, senza limiti e frontiere, dosando spirito critico e allenando la capacità di autocritica, quando e se necessario.
Per fare del Bene e farlo bene!
Pagina FB Castelbuono nel tempo passato

Iscriviti per seguire i commenti
Notificami

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
0
Cosa ne pensi? Commenta!x