Cefalù, il Tar sospende le procedure di dissesto

Il Tar della Sicilia ha accolto il ricorso del sindaco Rosario Lapunzina e ha sospeso le procedure per la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Cefalù. I giudici hanno in sostanza confermato un provvedimento adottato dal presidente del Tar il 16 gennaio. E hanno deciso di discutere il caso nel merito l’8 dicembre 2013. Si tratta di un altro passaggio cruciale dello sforzo con cui Lapunzina e la sua giunta cercano di evitare un tracollo finanziario. Proprio l’altro ieri il consiglio comunale aveva approvato con dieci voti a favore il piano di rientro dalle esposizioni frutto di una pesante eredità lasciata dalle giunte precedenti.

 

Evitare la dichiarazione di dissesto non è stato un esercizio facile.

 

Lapunzina ha dovuto confrontarsi con l’opposizione di alcuni consiglieri che hanno impegnato il consiglio in un confronto logorante e dagli esiti incerti. Eppure si trattava di porre rimedio agli effetti delle cattive amministrazioni precedenti duramente censurate dagli stessi giudici amministrativi. Oltretutto la dichiarazione di dissesto finanziario avrebbe provocato pesanti ricadute sui cittadini con l’applicazione delle tariffe più alte per l’Imu e la Tarsu. Per evitare la deriva fiscale, Lapunzina ha tentato di fare rientrare il caso di Cefalù tra quelli previsti dal decreto “salva comuni”.

 

Ma il suo impegno sembrava vanificato dalla decisione della Corte dei conti che non ha ammesso il piano delle misure correttive proposte e ha mandato avanti la procedura per la dichiarazione del dissesto. Il Comune ha presentato comunque ricorso al Tar contro la diffida del prefetto, primo atto della procedura di dissesto. Prima il presidente e ora ora il Tar nella sua composizione collegiale hano concesso la sospensiva del provvedimento rimandando la definizione del caso all’esame nel merito. Nella decisione di gennaio era stato già espresso un severo il giudizio nei confronti delle precedenti amministrazioni individuate come responsabili dello stato disastroso dei conti. “La dichiarazione di dissesto e il conseguente scioglimento del consiglio comunale di Cefalù – ha scritto il Tar – costituiscono un sicuro e gravissimo pregiudizio per la comunità cittadina e per l’amministrazione chiamata a responsabilità chiaramente attribuibili, in ragione degli anni contabili presi in considerazione, ai precedenti governi cittadini”.

 

In un passaggio della decisione si ritrova anche un orientamento favorevole alla tesi sostenuta nel ricorso del Comune. “Un’interpretazione più coerente e costituzionalmente orientata della norma – si legge – impone una sostanziale riapertura della procedura al fine di fornire agli enti locali la possibilità di un riesame complessivo della situazione al fine di rimodulare e riformulare una proposta adeguata alla scansione pluriennale del riequilibrio finanziario”.
Questo criterio viene ribadito ora nel provvedimento che accoglie il ricorso del sindaco nel passaggio in cui si legge che, “ad una sommaria cognizione, il ricorso presenta sufficienti profili di fumus boni iuris”. I giudici riconoscono anche che “sussiste l’allegato pregiudizio grave e irreparabile, avuto riguardo agli effetti derivanti dalla dichiarazione di dissesto”.
(cefaluweb.com)

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