Cosa ci può insegnare il grave incidente nella galleria dell’A/20 vicino Cefalù?

galleria

 

 

Gli americani le chiamano “lessons learned”, mentre noi queste “lezioni” le traduciamo come “insegnamenti”, che regolarmente vengono formulati a valle di certi avvenimenti incidentali gravi, con decessi e ricoveri ospedalieri.

Oggi lo spunto di riflessione nasce dalle pesanti conseguenze provocate dall’incidente del 29 u.s. nel tratto autostradale tra Castelbuono e Cefalù. Sorge la necessità di fornire qualche risposta ai tanti “perché” e quindi di ricercare le cause e le dinamiche dell’evento incidentale: in sintesi la questione, relativa alla sicurezza stradale, si innesta in un quadro molto più ampio che si chiama “cultura della sicurezza” e che ha evidenti connessioni con la “cultura delle prevenzione”. Trattasi di una materia tecnico-specialistica che, evidentemente, ha una profonda ricaduta nel contesto sociale. Chi, come noi, ha competenza nelle metodologie dell’analisi di rischio (…e già una ventina di anni fa uno di noi aveva elaborato guide tecniche per corsi di specializzazione post-laurea all’Università La Sapienza di Roma…), ha il dovere civico di sensibilizzare l’opinione pubblica su certe problematiche che fanno parte attiva della vita di ciascuno: basti pensare, per esempio, che da un’analisi dei rischi nel territorio (come approccio preventivo) scaturisce il programma (comunemente detto “piano”) di emergenza (come risposta attuativa).

E allora, se non vogliamo vivere con la continua ansia di un’emergenza incombente, crediamo sia opportuno informarci (o meglio, formarci) su come evitare, o quanto meno ridurre, le conseguenze di situazioni incidentali, che statisticamente potrebbero coinvolgerci.

Nella fattispecie siamo in presenza di un evento catastrofico avvenuto in galleria: il tratto autostradale tra Tusa e Cefalù si sviluppa quasi tutto in galleria, con un susseguirsi di numerose curve, il che limita fortemente la visibilità a distanza. Ciò significa che la probabilità di rischio è superiore a quella relativa ad altri tratti rettilinei e all’aperto e quindi l’unico fattore che possa rendere più remota tale probabilità è la velocità massima consentita.

Ora, non è compito degli scriventi stabilire il valore limite di velocità, che va demandato alle autorità competenti, ma sembra indispensabile riflettere tutti insieme, noi utenti (più o meno frequenti) della A/20, sulla necessità di mantenere le dovute distanze di sicurezza e soprattutto di rispettare rigorosamente i limiti di velocità, non certo per evitare di “beccare” una multa salata da “occhi nascosti”, ma semplicemente per garantire l’incolumità fisica nostra, di chi sta in auto con noi e di tanti altri che stanno viaggiando nella stessa tratta. Ecco quindi l’aspetto sociologico di questa “educazione” mentale che, in fin dei conti, riguarda i nostri stessi interessi vitali.

Sarebbe un piccolo segno di civiltà: tutto qui.

Ing. Sandro Morici      Ing. Adriana Scancarello

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