Di arredo urbano, libertà di espressione ed esercizio di immaginazione

(Di Sergio Barreca) – In tempi di ambiguità intellettuale e di ancor più scarso buon gusto ogni giustificazione è utile per avvalorare le scelte compiute. Mai affermazione fu più vera riferendoci alle scelte compiute in materia di arredo urbano dalla nostra Amministrazione comunale. La riflessione che vi presento non rappresenta un’idea di progetto quanto bensì un suggerimento, un’opportunità.

L’attuale assetto urbano del nostro centro storico già da solo costituisce una traccia nel solco della continuità in mancanza di un progetto di arredo urbano che possa giustificare ulteriori innesti.
Come ho già avuto modo di esplicitare sui social il tragitto che da via Roma si dipana per Via Mario Levante, San Francesco, Via Cavour e per Via Vittorio Emanuele origina un itinerario di grande interesse per il nostro paese.
Situato nel cuore del centro storico, percorso delle processioni nonché dell’antica gara podistica, snodo cruciale per l’accesso ai siti più importanti.

Chi, nel corso del tempo, è stato chiamato a realizzare marciapiedi e piccole aiuole in queste zone ha utilizzato come orlatura pietra lavica o Billiemi dando un senso di continuità.
Nel caso del recente intervento eseguito in Via Roma non si è dato corso alla medesima pratica interrompendo così la continuità che caratterizzava l’itinerario. Ciò seppure i marciapiedi siano stati rifatti da poco tempo.
Il continuum dato dall’alternanza di panchine in ferro e aiuole orlate con la stessa pietra di bordatura dei marciapiedi è venuto meno.

Non si tratta di un mero esercizio estetico come sostenuto da qualcuno.
Inoltre la condizione di rimovibilità dei manufatti, tipicamente riconducibile alle installazioni temporanee, non è legittimante.
È giusto accettare doni rinvenienti dalla liberalità di soggetti generosi.
L’ubicazione e l’utilizzo di tali doni però andrebbero modulati, a mio parere, secondo un concetto di funzionalità non solo dei manufatti in sé per sé ma anche rispetto ai luoghi che li accolgono.
E’ notorio che gli oggetti hanno una funzione. Non si possono destinare ad essere qualcosa di diverso da ciò per cui sono stati realizzati.

Non possono supplire al mancato compiuto espletamento di funzioni di ordine pubblico (come qualcuno ha lasciato intendere) né tantomeno essere deterrenti quanto al rispetto della segnaletica stradale.
Nello svolgimento di queste considerazioni faccio appello alla libertà di espressione pietra miliare di ogni democrazia (qualora fosse necessario rimembrarlo).
Nutro la speranza che gli organi stabilmente deputati alle attività di pianificazione strategica urbana all’interno del comune possano rivolgere la loro attenzione al tema nonché addivenire all’elaborazione di un progetto di arredo urbano organico e completo.
Diversamente quantomeno mi auguro che questa mia riflessione possa essere, per quanti lo vorranno, esercizio di immaginazione.

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